Testo integrale della Vita di S.Melania, scritta dal prete Geronzio, suo discepolo e cappellano

Traduzione di Angelika Delogu Falcucci, rivista da Andrea Lonardo, dalla versione francese di Sources Chrétiennes 90, Vie de Sainte Mélanie (ed D.Gorce), Les Editions du Cerf, Parigi, 1962.

 "Se il nemico mi avesse suggerito dei sentimenti di orgoglio per le privazioni, confidando nella forza di Dio, ecco che mi opporrei alla sua perversità senza nome: quanti prigionieri presi dai barbari sono stati privati della libertà stessa? Quante vittime della collera regale sono stati privati assieme ai loro beni della vita stessa? Quanti anche dei loro parenti sono stati lasciati nella povertà e quanti altri che, in seguito ad accuse calunniose o al brigantaggio, sono caduti improvvisamente nella povertà da ricchi che erano? Non c'è dunque nulla di straordinario se noi, per i beni incorruttibili e inattaccabili, abbiamo disprezzato i beni terrestri. Quando ancora vedevo il maligno suggerirmi un pensiero di vanagloria, per esempio, io, dopo aver avuto della biancheria raffinata e numerosi abiti di seta fine, ora sono rivestita di crine, io, facendomi completamente miserabile, pensavo a quelli che girano nudi sulla piazza, su delle semplici stuoie, tremanti di freddo. E' così che Dio spingeva lontano da me il diavolo”. Così Geronzio, discepolo e cappellano dei monasteri del Monte degli Ulivi, dove Melania la giovane visse l'ultimo periodo della sua vita, ci riporta alcuni degli insegnamenti più belli e forti della santa romana. Ci appare una profonda conoscenza della realtà umana, nella testimonianza della povertà e dello spirito di preghiera della monaca Melania.
Geronzio è un monaco palestinese, che diverrà poi archimandrita dei cenobi di Palestina. Secondo gli studiosi, ed in particolare D.Gorce, editore del volume di Sources Chrétiennes qui tradotto, è proprio lui l'autore della Vita di Melania, sebbene essa si presenti anonima.
Di Geronzio (ca. 395-ca. 480) sappiamo che, oltre un decennio dopo la morte di S.Melania, si porrà a capo della resistenza teologica al Concilio di Calcedonia (451) e non si riconcilierà con la grande Chiesa neppure nel 456 e nel 479, quando buona parte dei dissidenti rientrarono nella comunione ecclesiale.
Della Vita possediamo due versioni, una greca ed una latina. Le note indicano quando le due versioni differiscono fra di loro. Ringraziamo, in particolare, Angelika Delogu Falcucci che, con grande fatica, ha reso in italiano il testo di Geronzio corredato delle note del Gorce. Ecco, a seguire, la sua traduzione del testo completo della Vita di Melania.

d.Andrea Lonardo



Indice:




VITA DI SANTA MELANIA[1]

Prologo

Beneditemi, Padre mio[2] .

Benedetto sia Dio che ha spinto la tua reverenza, o prete santo[3], a cercare la testimonianza della mia umile persona sulla vita della nostra santa madre, che dimora fra gli angeli, Melania la romana - io che ho trascorso così tanto tempo vicino a lei[4] e che conosco vagamente la storia delle sue origini senatoriali e come ella entrò nella vita angelica calpestando il fumo della gloria del mondo. Ciononostante, poiché, conoscendo troppo bene la mia inadeguatezza non mi ritengo all'altezza di raccontare di questa grande lotta, avevo preso la decisione più sicura di rifiutare, ritenendo migliore celebrare con il silenzio la nobile serva di Dio, che disonorare con le mie maldestre parole i suoi tratti di virtù esemplare. Ma poiché nuovamente hai promesso di assisterci con le tue sante preghiere, padre santo, rafforzato dalla potenza dello Spirito, mi accingo a gettarmi nel mare infinito del racconto, avendo in prospettiva il celeste salario dell'obbedienza. Non è dunque straordinario che, maldestro[5] come sono, e di parola impacciata, resto paralizzato davanti alla promessa di un tale lavoro: considero in effetti che neanche i veri filosofi danno inizio ad una prova così grande. Chi dunque in effetti saprà degnamente raccontare con chiarezza le azioni veramente virili di questa santa? Voglio dire della sua assoluta rinuncia alle cose della vita, del suo zelo più ardente del fuoco per la fede ortodossa e della sua beneficenza insuperabile e della sua energia a vegliare e della sua costanza a dormire sulla terra - cattivi trattamenti e ascesi instancabile dell'anima e del corpo, dolcezza e temperanza che ha sfidato le potenze incorporee - e la povertà del suo vestire e, insieme a tutto il resto, madre di tutti i beni, la sua umiltà. Ciascuna delle sue virtù richiama un mare infinito di riflessioni e la redazione di un lavoro intero che oltrepassa di molto le mie forze. E' per questo, confusa davanti alla lunghezza interminabile del racconto, tenterò di fare come i pescatori che, ben sapendo l'impossibilità di prendere tutto il pesce, non rinunciano comunque alla loro impresa, ma riportano a terra, ciascuno secondo i propri mezzi, quello che trovano; o ancora come quelli che entrando in un prato[6] dove si respira e si vede ogni sorta di fiori e di profumi, anche se non possono raccogliere tutto il prato, si ritirano dopo aver almeno preso ciò che gli è sufficiente. Usando anch'io questo paragone e incoraggiata dalle preghiere di tua Santità, mi spingerò sul prato spirituale delle azioni della nostra santa madre Melania e lì, raccogliendo quello che mi passerà per le mani, offrirò agli ascoltatori attenti, al fine di pungolarli ad emulare la virtù e, per loro più grande profitto, a quelli che vogliono consacrare la propria anima al nostro salvatore di tutti, Dio[7]. Da dove dunque cominciare questa grande lotta e di quali elogi gratificare colei che è glorificata nei cieli, maldestro come sono, di parola insicura, così come ho già detto? Che cosa aggiungere alla difficoltà di questa impresa, nella speranza di salvarmi, se non chiamare in mio aiuto le sue sante preghiere? Sono queste in effetti che, avendo contribuito alla mia salvezza mentre ella viveva nella carne, queste ancora che, dopo la sua morte, io chiedo, poiché in ricordo delle sue sante istruzioni rigettando ogni ritardo, ogni oblio, ogni esitazione, ogni incertezza[8] e ogni diffidenza, io possa esporre almeno in parte i magnifici tratti di virtù che lei stessa si sforzava, secondo i consigli evangelici[9], di dissimulare. Ma poiché è la voce stessa del Signore che dice: “Tutto quello che avete udito con le vostre orecchie, sarà annunciato sui tetti”[10], le virtù dei santi non possono essere celate. In effetti loro stessi, facendo il bene, avrebbero preferito nasconderlo; Dio, desiderando Lui la salvezza e l'edificazione di tutti, fa risplendere i loro magnifici tratti di virtù, non solo per il profitto di coloro che imparano, come abbiamo detto, ma per la gloria di quelli che hanno combattuto fino alla morte per lui. Così, una volta scritto un po' di tutto quello che ho visto con i miei occhi e tutto quello che ho accuratamente appreso da altre persone, lascerò il resto da scoprire alla tua curiosità, secondo come è scritto: “Dai al saggio una occasione e sarà più saggio”[11].
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I - LA LIBERAZIONE

Lotte con la famiglia

1. Fu dunque questa Santa Melania che, la prima del Senato romano[12], presa dal Cristo fin dalla sua giovinezza e, colpita dall'amore divino, fu presa dal desiderio della castità corporale. I suoi genitori che, membri distinti del Senato romano, speravano assicurare attraverso di lei la continuazione della loro famiglia, la fecero unire a forza in matrimonio al suo virtuoso sposo il console Piniano,[13] mentre ella era nel suo quattordicesimo anno, avendone il suo sposo circa diciassette. Ma, avendo fatto l'esperienza del matrimonio,[14] e avendo continuato a disprezzare il mondo, ella esortava suo marito in modo appassionato, rivolgendogli queste parole: “Se tu vuoi, mio signore, praticare con me la castità e coabitare con me sotto la legge della continenza[15], ti riconosco come signore e maestro della mia propria vita; ma se questo ti sembra troppo gravoso, se tu non puoi sopportare l'ardore della tua gioventù, ecco qui tutti i miei beni ai tuoi piedi per usarne come padrone a tuo piacimento. Libera solamente il mio corpo, affinché insieme alla mia anima io lo possa presentare senza macchia al Cristo nel giorno del giudizio. Poiché è così che esaudirò il mio desiderio, che è secondo Dio”. Ma egli non accondiscese subito al suo desiderio, senza d'altronde sviarla completamente dal suo progetto; egli le rispose in questo modo: “Quando, per volontà del Signore, noi avremo avuto due bambini per succedere a noi nei nostri averi, allora tutti e due, d'accordo, rinunceremo al mondo”. Ed ecco che, secondo il disegno della Provvidenza, nacque loro una figlia, che consacrarono a Dio per lo stato di verginità.

2. Il cuore di Melania ne bruciò ancor più forte di fuoco divino. Se qualche volta, secondo l'usanza, i suoi genitori la mandavano ai bagni termali, ella vi andava, anche se malvolentieri,[16] ma, entrando, ella si lavava gli occhi con l'acqua calda, per mostrare di aver obbedito fedelmente[17], ella si asciugava con i suoi vestiti e dava delle mance a quelli che l'accompagnavano, per impedire di andare a raccontare a qualcuno ciò che ella faceva. La santa aveva sempre davanti agli occhi il timor di Dio.

3. Il giovane marito, ancora attirato dalla gloria del mondo, era spesso esortato da lei a conservare la castità del corpo, ma egli non l'assecondava dicendo che voleva ancora un figlio.

4. La santa cercò dunque di fuggire e di lasciare tutto quello che le apparteneva[18]. Ella parlò della questione con i santi. Avendola incoraggiata questi ad aspettare ancora un po', al fine, con la sua costanza, di realizzare la parola dell'Apostolo: “Che ne sai, donna, se salverai tuo marito?[19]” ella cominciò a portare sotto le sue stoffe di seta un abito di lana grezza.[20]Avendo saputo la qual cosa, la zia materna, la pregò di non rivestirsi sconsideratamente di questi abiti. Ella tutta triste di non aver potuto nasconderlo la supplicò di non rivelarlo ai suoi genitori.

5. Quando, in seguito, le preghiere della santa ottennero il loro effetto e arrivò per lei il momento di mettere al mondo il suo secondo figlio, sopravvenne la festa di San Lorenzo. Senza prendere alcun riposo, ma avendo passato tutta la notte[21] a vegliare e a fare delle genuflessioni nel suo oratorio, ella partì l'indomani mattina molto presto con sua madre e, andando al martyrium, ella implorò Dio con molte lacrime[22] affinché, liberata dal mondo, ella potesse passare in solitudine il tempo che le restava da vivere, come aveva desiderato fin dall'inizio. E, tornata dal martyrium, ebbe un parto estremamente difficile, e mise al mondo un bambino prima del tempo. Era un maschio e, una volta battezzato, se ne andò verso il Signore.

6. In seguito il beneamato congiunto, vedendola profondamente depressa e distaccata dalla vita, perse coraggio e si trovò, lui pure, in pericolo. Correndo all'altare gridò tutto in lacrime per la vita di sua moglie ma ecco che la santa gli disse mentre era seduto davanti all'altare: “Se tu vuoi che io sopravviva, dai la tua parola davanti a Dio che noi passeremo in castità il resto della nostra vita, e tu vedrai la potenza di Dio”. Lui, temendo fortemente di non vederla più vivente nella carne, promise con gioia. Allora, tutta felice, sia per l'effetto della grazia dall'alto, sia per la dichiarazione del giovane, ella cominciò a migliorare, e, una volta guarita completamente, prendendo a pretesto la morte del suo bambino, ella abbandonò tutti i suoi vestiti di seta.

Nello stesso periodo morì anche la loro figlia votata alla verginità. Desiderosi ormai l'uno e l'altra di tenere fede alla loro promessa verso Dio e non ottenendo il permesso dai loro genitori, furono afflitti al punto tale da rifiutare di prendere cibo se questi, d'accordo con loro, non avessero accettato di lasciarli partire, per rinunciare alle vanità e alla mondanità dei loro ornamenti e adottare sentimenti angelici e celesti[23]. Ma i loro genitori, temendo i rimproveri degli uomini, non acconsentirono ai desideri dei loro figli[24]. Questi, con molta pena, dato che non potevano, causa la resistenza dei loro genitori, prendere liberamente il giogo del Cristo,[25]decisero fra loro di allontanarsi[26] e di fuggire dalla città. Mentre ci pensavano - così ci raccontava la santa, per nostra edificazione - improvvisamente venuta la sera uno speciale profumo celestiale[27] sopravvenne improvvisamente e cambiò in gioia indicibile la tristezza che li rattristava. Rendendo grazia a Dio presero coraggio contro le imboscate del nemico.

7. Quando infine, passando il tempo, il padre della santa si trovò alle prese con la sua recente malattia, poiché amava molto Gesù Cristo, chiamò i figlioli benedetti e disse loro: “Perdonatemi, ragazzi miei, poiché nell'eccesso della mia follia, sono caduto in un grande peccato. Per aver avuto paura delle ingiurie dei bestemmiatori vi ho rattristato, impedendovi la professione celeste. Ma ecco, adesso che, per me, me ne vado verso il Signore e voi ormai disponete di voi e seguite i vostri desideri secondo Dio, così come voi avete deciso[28]. Fate solamente in modo che Dio, Signore di tutto, mi sia propizio”. Avendo sentito questo con molta gioia, appena si fu addormentato nel Signore, presero immediatamente delle precauzioni e lasciarono la grande città di Roma. Avendo preso un affitto nella sua periferia,[29] si esercitavano nella pratica delle virtù, rendendosi bene conto che non potevano offrire a Dio un culto puro se essi non si distaccavano dal tumulto della vita, così come è scritto: “Ascolta, figlia mia, guarda, tendi l'orecchio; dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre e il re si innamorerà della tua bellezza”[30].
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Lotte contro il Senato – Intervento di Serena

8. Quando cominciarono a condurre la vita angelica, la benedetta Melania aveva vent'anni[31] e, colui il quale era ormai suo fratello nel Signore, Piniano, ne aveva ventiquattro. Così, non potendo per il momento, a causa della loro giovane età, darsi ad una ascesi rigorosa, si impegnarono a vestirsi miseramente. La santa si vestì dunque di un abito di modestissimo valore, e pure consumato[32], cercando così di cancellare la bellezza nella sua gioventù. Quanto a lui, poiché aveva appena rigettato una volta per tutte i suoi abiti ricercati e la sua vita delicata, si rivestì di abiti di Cilicia. La benedetta, vedendo che egli ancora non disprezzava l'eleganza degli abiti, ne era dentro di sé molto afflitta, ma ella ebbe paura di rimproverarlo apertamente a causa dell'ardore segreto della sua giovinezza e della sua età. Ella vedeva infatti che egli era ancora in tutto il vigore del suo corpo. Eccola dunque che, dissimulando i suoi sentimenti, si mise a dirgli: “Forse che, da quando noi abbiamo cominciato a realizzare la promessa fatta a Dio, il tuo cuore non si è più aperto al pensiero di desiderarmi?” Ma il benedetto, completamente cosciente della purezza dei suoi pensieri, affermava in presenza del Signore: “Da quando noi abbiamo dato la nostra parola a Dio e abbiamo iniziato una vita pura, io non ti considero con altro occhio che la tua santa madre Albina”. E lei gli disse, incoraggiandolo: “Obbediscimi dunque, come a tua madre e tua sorella spirituale e abbandona gli abiti di Cilicia, poiché non è più conveniente, quando si sono abbandonate, a causa di Dio, le vanità del mondo”. E lui, avendo considerato che ella lo esortava per il suo bene, seguì molto presto l'eccellente consiglio, giudicandolo utile per la salvezza di tutti e due; e, avendo abbandonato gli abiti di Cilicia, si rivestì degli abiti di Antiochia[33] di colore naturale, il valore dei quali non superava una moneta.

9. Giunti quindi, per grazia di Dio, a questa pratica di virtù, si rivolsero ancora l'uno verso l'altra e saggiamente, riflettendo insieme, si dissero: “Se noi intraprendiamo un'ascesi che oltrepassa le nostre forze, i nostri corpi, impotenti a sopportare questi duri trattamenti a causa della mollezza del nostro genere di vita, si debiliteranno completamente e noi rischiamo di abbandonarci in seguito alla sensualità[34]”. E' per questo che adottarono questa pratica: essi facevano il giro di tutti i malati senza eccezione e li visitavano per curarli; essi ospitavano gli stranieri di passaggio e non li lasciavano ripartire se non dopo averli colmati di molte provviste per il viaggio. Tutti quelli che erano nel bisogno e i poveri essi li assistevano abbondantemente. Facendo il giro di tutte le prigioni, dei luoghi di detenzione e delle miniere essi liberarono i detenuti per debiti, dando loro il denaro necessario[35]. Secondo l'esempio di Giobbe[36], il santo servitore del Signore, le loro porte erano aperte a tutti i bisognosi[37]. In seguito si misero a vendere i loro beni, pensando alla parola indirizzata al ricco dal Signore: “Se tu vuoi essere perfetto, vendi quello che hai e dallo ai poveri e tu avrai un tesoro in cielo, poi prendi la croce e seguimi”[38].

10. E mentre facevano questi progetti il diavolo, nemico della verità, cagionò loro una prova molto pesante. Geloso di vedere nei giovani un tale ardore in Dio, suggerì a Severo, fratello del benedetto Piniano,[39] e lo persuase a dire ai loro schiavi: “No, noi non vogliamo essere venduti;[40] ma se ci obbligano fino al punto che noi dobbiamo lasciarci vendere, è tuo fratello Severo, nostro maestro, è lui che ci compra.” Grande fu il loro turbamento, vedendo agitarsi i loro schiavi alla periferia di Roma…

11. La venerabile imperatrice Serena, conoscendo perfettamente la vita splendida che conduceva in quel periodo Santa Melania, e avendo appreso le pratiche molto alte della sua virtù e la sua conversione dal fasto mondano alla pietà, desiderava moltissimo vederla, pensando alla parola del Salmo che dice “Ecco il cambiamento della destra dell'Altissimo”[41]. Ma ella, disprezzando completamente la gloria mondana, si rifiutò di renderle visita. Quando, in seguito, i loro schiavi della periferia si sollevarono, allora ella disse al suo benedetto congiunto: “Forse l'occasione ci invita a vedere l'imperatrice. Se infatti i servitori che sono presso di noi si sono così rivoltati contro di noi, che pensi che faranno quelli delle città straniere, cioè della Spagna, Campania, Sicilia, Africa, Mauritania, Britannia e altri paesi?”[42] Per questo motivo fu gioco forza rendere visita alla pia imperatrice, la quale ebbe luogo grazie a dei santi vescovi, che agirono in loro favore.

Poiché ci è parso molto utile riportare qualche dettaglio della loro visita, dettagli che ella riferiva molto spesso per nostra edificazione, io li riferirò da parte mia con la più grande precisione, per quelli che mi leggeranno. Poiché molti - ci confidò - dicevano che bisognava, secondo la consuetudine in vigore a Roma presso le persone di rango senatoriale, avere nel corso della visita il capo scoperto, ella affermò con nobile fierezza che non avrebbe cambiato d'abito - a causa di quello che è scritto: “Ho indossato i miei abiti, come potrei lasciarli?”[43] – e che lei non si sarebbe scoperta neppure il capo - in ragione dell'Apostolo che dice: “Non bisogna che la donna preghi senza avere la testa coperta”[44]. “Neppure se devo perdere tutti i miei beni, perché è meglio per me, disse ella, non trascurare un solo rigo della Scrittura,[45] né calpestare la mia coscienza secondo Dio, che guadagnare il mondo intero”[46]. Poiché erano dei vestiti di salvezza[47] piuttosto che i suoi abiti e tutto il corso della sua vita era ai suoi occhi una preghiera. Così ella non sopportava di scoprire il suo capo neppure un momento, per non rattristare gli angeli che l'accompagnavano[48]. Avendo dunque preso delle collane di grandissimo prezzo e dei vasi di cristallo per farne dono alla pia imperatrice e in più altri ornamenti consistenti in anelli e argenteria e in abiti di seta, per offrirli ai fedeli eunuchi e agli ufficiali,[49] ella si presentò al palazzo e, non appena furono annunciati, gli fu detto di entrare.

12. Subito la pia imperatrice andò loro incontro con molta gioia all'entrata del portico, vedendo la beata con questo suo umile vestito ella ebbe il cuore turbato e, avendola accolta, la fece sedere sul suo trono d'oro. Chiamando tutti i suoi servi del palazzo, ella si mise a parlare loro così: “Venite qui a vedere colei che abbiamo potuto ammirare quattro anni fa[50] risplendente nella dignità mondana e adesso, invecchiata[51] nella saggezza celeste.

Apprendiamo da lei come le riflessioni della pietà trionfano su tutte le delizie corporali. Eccola che, rinnegando la delicatezza della sua educazione, la potenza della sua ricchezza e il fasto della dignità, in una parola tutti i piaceri della vita, non ha temuto né la debolezza della carne, né la povertà volontaria, né alcuna di quelle cose che ci fanno fremere. Ma, avendo tenuto a freno la sua natura, ella si è offerta ad una morte quotidiana[52] rendendo evidente a tutti, attraverso le sue stesse opere, che il sesso femminile non è secondo al sesso maschile, per quello che riguarda la virtù secondo Dio quando il suo disegno è ben determinato”. Avendo ascoltato ciò questa vera serva del Signore non si inorgoglì di questi elogi, ma, più l'imperatrice la vantava, più ella si umiliava, adempiendo la parola profetica: “Tutta la gloria dell'uomo è come il fiore dell'erba”[53]. Avendola l'imperatrice abbracciata e avendole baciato gli occhi, continuò a raccontare ai presenti tutto quello che aveva sofferto al momento della loro rinuncia, come essi erano stati perseguitati dal loro padre, impediti di congiungersi interamente ai santi e di ascoltare la parola di salvezza che indica la via di Dio. Poiché il diavolo aveva condotto suo padre, uomo di alta virtù, a commettere, con il pretesto di fare bene, un grande peccato. Poiché gli aveva suggerito di voler prendere i loro beni e darli agli altri figli,[54] ed era per questo che aveva tentato di distrarli dai loro progetti celesti, così come abbiamo detto. L'imperatrice, dicendoli ambedue benedetti, raccontava ancora quale fastidio dovevano ora sopportare, i complotti di Severo, fratello del signor Piniano, che voleva far passare a lui stesso tutti i beni loro, numerosi e importanti, e come i loro genitori, di rango senatoriale loro stessi, complottavano ognuno anche ora contro i loro beni, volendo arricchirsi. Poi ella disse loro: “Volete che io faccia punire Severo e che impari a non ostacolare coloro i quali hanno consacrato la loro anima al Signore?” I santi risposero allora all'imperatrice: “Cristo ci ha ordinato di subire l'ingiustizia senza essere ingiusti a nostra volta, di lasciarci colpire sulla guancia destra e di porgere l'altra a chi ci colpisce, di percorrere due miglia con chi ci chiede di percorrerne insieme uno, a colui che ci prende la nostra tunica di dare pure il nostro mantello.[55] E' dunque inopportuno per noi rendere il male col male[56] soprattutto se quelli che ci danneggiano sono nostri parenti. Abbiamo fede nel Cristo che grazie al suo aiuto e alla protezione della vostra pia Maestà anche le nostre modeste ricchezze saranno molto presto liquidate come si deve”. Avendo udito ciò l'imperatrice, fu molto contenta di rivolgersi al suo fratello[57] veramente molto pio e amico del Cristo, il molto pio imperatore Onorio, affinché decretasse che, in ogni provincia, i loro beni fossero venduti sotto la responsabilità dei governatori e dei magistrati, e che ancora sotto la loro responsabilità il loro prezzo gli fosse rimesso.[58] L'imperatore, amico del Cristo, fece così bene nel suo zelo e con gran gioia, che erano ancora seduti quando dette loro i decreti e gli esecutori.

13. Meravigliati di vedere quale era la liberalità dei santi sovrani, glorificando Dio, salvatore supremo, mostrarono gli ornamenti preziosi e i vasi di cristallo e li offrirono ai sovrani dicendo: “Accettate da parte nostra questi modesti doni (eulogie),[59] così come il Signore, anche lui, ha accettato i due piccoli spiccioli dalla vedova”[60]. L'imperatrice, sorridendo amabilmente, sentendo queste parole gli rispose: “Che il Signore persuada tutti della vostra pietà, io considero colui che prende qualcosa dei vostri beni, i santi ed i poveri eccettuati, come sacrilego e come qualcuno che accumula sopra di sé il fuoco eterno, perché prende le cose consacrate a Dio”[61]. Ella ordinò allora al maggiordomo e ad altri due eunuchi illustri, facendo loro giurare per la sorte del suo santo fratello, che loro non si sarebbero permessi, e non avrebbero permesso a nessun altro nel palazzo di prendere loro alcun soldo. E i servitori degli imperatori amici del Cristo, amici del Cristo essi stessi, assecondarono in gran gioia e velocemente quello che era stato loro ordinato.

14. I santi se ne andarono al colmo della gioia dopo aver realizzato un guadagno spirituale. Avendo in effetti per pegno la parola del Signore che dice: “Bene, mio buon servitore, tu sei stato fedele nelle piccole cose, ti darò autorità su molto, entra nella gioia del tuo Signore”[62], essi contavano di dissipare[63] sulla terra ciò che agli occhi della loro fede accumulavano come un tesoro inviolabile[64] nel cielo. Essendosi quindi ritirati nella loro dimora, decisero di offrire qualche testimonianza di riconoscenza all'imperatrice che aveva fatto tutto questo per loro. Dato che nessuno fra i senatori di Roma era in grado di comprare la casa di Piniano,[65] lo fecero sapere alla suddetta imperatrice, attraverso i santi vescovi, affinché ella potesse comprarla. Ma ella, non volendolo fare, disse agli intermediari: “Io non credo di poterla comprare al giusto valore”. Essi la pregarono allora di accettare almeno dei marmi molto preziosi[66] che venivano da lì in ricordo dei due santi. Ella acconsentì con pena, non volendo rattristarli ulteriormente. Quanto alla casa i beati non poterono venderla; dopo il passaggio dei barbari non restava che una casa bruciata[67], che cedettero per meno di niente.
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Liquidazione dei beni e Lotta contro il demonio

15. Per quello che è stato della loro fortuna mi riferirò, senza insistere, a quello che ho sentito dalla bocca dei beati.[68] Diceva che aveva come rendita annuale dodici miriadi d'oro[69], più o meno, senza contare i beni propri che venivano dal suo sposo. [70] Quanto ai loro beni immobili, erano così consistenti che non si poteva arrivare a misurarli. Questi beni, essi si misero subito a distribuirli con fretta, affidando a dei santi personaggi il ministero della questua[71]. Mandarono in diversi paesi, in uno quattro miriadi, in uno tre, in uno una ed in un altro ancora uno, e questo subito, come il Signore li aiutò a fare. La santa diceva ella stessa al suo santo congiunto e fratello: “Il fardello della vita è molto pesante per noi e noi non siamo capaci in mezzo a tutto questo di prendere il giogo leggero del Cristo[72]. Spogliamoci dunque al più presto dei nostri beni per guadagnare il Cristo”[73]. E lui accolse, come se venissero da Dio stesso, i suggerimenti della santa e tutti e due insieme dispensarono la loro fortuna a piene mani.

16. Una volta che noi la pressammo molto insistentemente di spiegarci come avevano potuto discendere da una così grande altezza ad un tale abbassamento, ella si mise a dirci: “Numerose all'inizio furono le difficoltà e le lotte che abbiamo dovuto combattere contro il nemico, avversario del bene, per arrivare a poterci sbarazzare dal peso di così grandi ricchezze, oppressi e malconci perché noi non abbiamo combattuto contro la carne e il sangue, ma come dice l'Apostolo, contro i principati, contro i dominatori delle tenebre di questo mondo[74]. Una notte noi ci eravamo addormentati in una grande tristezza: ci vedevamo entrambi mentre passavamo nella feritoia molto stretta di una muraglia, completamente inadatta per la sua strettezza, al punto che non ci restava che rinunciare alla vita[75]. Essendo usciti - disse lei - con molta pena da questa angoscia, noi ci ritrovammo in una grande e profonda consolazione e in una gioia ineffabile. Dio ci fece vedere questo, consolando la nostra viltà, per darci fiducia che ci sarebbe stato, dopo molta pena, accordato il riposo”.

17. “Ora, dunque, un giorno - come riportava ella stessa, questa nobile e magnanima serva di Dio - riunita una somma d'oro immensa e incalcolabile[76] da inviare per il servizio dei poveri e dei santi, 45.000 libbre d'oro, entrando nel triclinio mi sembrò di vedere, per opera di Satana, la casa illuminata dall'abbondanza delle ricchezze come da un fuoco e sentire il nemico, mentre riflettevo, dirmi: “Che cosa è questo Regno dei cieli che si compra con tanto denaro? Poiché ero in ansia – aggiungeva lei - per resistere al diavolo, così subito a digiuno sono corsa a cercare l'aiuto invincibile, e, avendo piegato le ginocchia, pregai il Signore di scacciare lontano da me l'avversario. Dopo aver pregato, rinfrancata, feci fra me questo ragionamento: ciò che si compra con queste cose corruttibili è ciò del quale la Sacra Scrittura dice: “Ciò che l'occhio non ha visto, che l'orecchio non ha inteso e quello che non è salito fino al cuore dell'uomo, questo è ciò che Dio ha preparato per quelli che lo amano”[77].

18. Ella diceva di aver provato la stessa cosa una seconda volta - insegnandoci così i vari procedimenti del nemico - mostrando così che è necessario per le anime che vogliono piacere al Signore, di essere sempre vigili e di non vivere mai senza preoccupazione. “Noi abbiamo - disse ella - una proprietà notevole[78] e in questa proprietà un bagno termale che sorpassa tutto ciò che c'è di piò splendido al mondo. Da una parte, in effetti, c'era il mare; dall'altra un bosco dai profumi diversi, dove passavano dei cinghiali e dei cervi, dei daini e altra selvaggina: dalla piscina, bagnandosi, si potevano anche vedere da una parte le navi spinte dal vento, dall'altra le bestie selvatiche nel bosco. Il diavolo, trovando ancora lì un pretesto favorevole, mi metteva sotto gli occhi, disse lei, la screziatura dei marmi e la rendita innumerevole di quello stesso possedimento. C'erano infatti, tutt'intorno ai bagni, 62 abitazioni”. Ma la santa, avendo ancora sollevato lo sguardo verso Dio, nella sua pia meditazione, respinse il nemico dicendogli: “Tu non intralcerai per questo il mio cammino, o diavolo. In definitiva tutto quello che esiste oggi, domani sarà distrutto dai barbari o dal fuoco o dal tempo o da qualche altra vicissitudine, che cos'è a paragone dei beni eterni, sempre identici e che si stendono nei secoli infiniti, che si comprano per mezzo di questi beni corruttibili?” Il nemico, essendosi reso conto che non avrebbe ottenuto nulla combattendo contro di lei e che, vinto, le avrebbe procurato delle aureole molto più belle, preso da confusione non osò più essere importuno.

19. Per il resto, essendosi disfatta coraggiosamente, come abbiamo detto, di tutto quello che restava dei loro beni a Roma, vennero in aiuto, per così dire, del mondo intero. Quale in effetti la città, quale il paese che non ha avuto la sua parte nelle loro immense beneficenze? Noi parliamo della Mesopotamia, del resto della Siria, della Palestina intera, delle contrade dell'Egitto e della Pentapoli? In breve tutto l'Occidente e tutto l'Oriente hanno avuto la loro parte nella loro immensa beneficenza[79]. Io stesso, per esempio, avendo fatto un viaggio a Costantinopoli, ho udito numerosi vecchi rendere grazie ai santi, particolarmente il signor Tigrio[80], il prete di Costantinopoli. Avendo acquistato numerose isole le regalarono a santi personaggi; parimenti, avendo comprato anche dei monasteri di vergini e monaci, ne fecero dono a quelli che l'abitavano fornendo ad ogni luogo la somma sufficiente in oro. Dettero come di più, per gli altari delle chiese e dei monasteri, tutti i loro vestiti di seta, che erano numerosi e di gran valore e, trasformando in denaro l'argenteria che possedevano in grande quantità, ne fecero, per Dio, degli altari, delle gioiose chiese e numerose altre offerte[81]. Avendo venduto le loro proprietà di Roma, d'Italia, di Spagna, di Campania,[82] fecero vela verso l'Africa. E subito Alarico arrivò sulle proprietà che i beati avevano appena venduto[83]. E tutti glorificarono il Signore di tutte le cose dicendo: “Fortunati quelli che non hanno aspettato, per vendere, l'arrivo dei barbari”. Quando ebbero lasciato Roma, il prefetto della città[84], imbevuto a fondo di paganesimo, decise, d'accordo con il Senato tutto intero, che i loro beni sarebbero tornati al tesoro pubblico[85]. Si interessarono di eseguire ciò di buon mattino, quando, per la Provvidenza di Dio, il popolo si sollevò contro di lui per la mancanza del pane; e così, coperto di piaghe, fu massacrato in piena città[86] e tutti gli altri, impauriti, si ritirarono inoffensivi.
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II - I VIAGGI

In Africa

Mentre facevano vela dalla Sicilia verso il molto santo vescovo Paolino[87] presso il quale si erano già ritirati prima, successe che, con il permesso di Dio, i venti contrari si misero a soffiare, intralciando la navigazione, al punto che ci fu una grossa tempesta. La nave, che portava molte persone, venne anche a mancare di acqua,[88] di modo che per un po' tutti furono in pericolo. I marinai dicevano che era la collera di Dio. Ma la santa rispose loro: “ Non è per niente per la volontà di Dio che noi andiamo alla meta che ci siamo prefissi. Mettete dunque la nave col vento in poppa e non fate resistenza ai venti”. I marinai, poiché avevano ricevuto l'ordine dalla santa di tendere le vele e di raggiungere un'isola[89] che i barbari avevano assediato, dopo aver portato via i principali personaggi della città con donne e bambini, (così fecero). I barbari avevano domandato una grossa somma in oro: se la avessero data quelle persone sarebbero state liberate; altrimenti essi stessi sarebbero stati massacrati e la città incendiata. Una volta che i santi furono sbarcati, il vescovo lo venne a sapere e insieme ad altri venne loro incontro, cadendo in ginocchio e dicendo:[90] “Tutto l'oro che ci domandano i barbari noi lo abbiamo, salvo che 2.500 pezzi”. Essi velocemente lo fornirono loro e liberarono dal giogo dei barbari tutti quelli della città. Avendo essi dati loro ancora 500 pezzi, pane e provviste che avevano portato, salvarono gli sfortunati tanto dalla fame che dall'angoscia. Non contenti di questo, per una donna di rango della loro gente, caduta nelle mani dei barbari, fornirono 500 pezzi d'oro e pagarono il riscatto.

20. Così, partendo da lì, fecero vela verso l'Africa, come noi abbiamo già detto. Arrivati là, misero in vendita i beni che possedevano in Numidia, in Mauritania e nell'Africa stessa e disposero di quel denaro in parte per l'assistenza ai poveri e in parte per il riscatto dei prigionieri. Donando così, senza risparmio, si rallegravano nel Signore ed erano felici, realizzando effettivamente ciò che era scritto: “Egli ha disperso, ha dato ai poveri. La sua giustizia rimane nei secoli dei secoli”.[91] Avendo i due beati deciso di vendere tutti i loro beni, i santi ed eminenti vescovi d'Africa, cioè Agostino[92] e suo fratello Alipio[93] e Aurelio di Cartagine[94] dettero loro il seguente consiglio: “Il denaro che voi ora distribuite ai monasteri sarà speso in poco tempo. Ma se voi volete lasciare una memoria incancellabile in cielo e sulla terra, fate dono a ciascun monastero di un immobile e di una rendita”. Accogliendo in pieno l'eccellente consiglio dei santi, essi agirono secondo il loro consiglio. Essi stessi ormai avanzavano verso la perfezione e si sforzavano di abituarsi alla povertà totale, sia nell'abitazione come nel regime di vita.

21. La città del santissimo vescovo Alipio, chiamata Tagaste, era piccola e molto povera. Fu questa che loro scelsero per abitarvi, in ragione soprattutto della presenza di questo santo personaggio, Alipio, poiché predicava molto bene sulle Sacre Scritture. La nostra santa madre lo prese a benvolere, amica della cultura come lei stessa era - in effetti lei stessa si esercitava molto bene cosicché mai la Bibbia usciva dalle sue mani[95] - ed ella dette alla chiesa di questo santo uomo delle rendite e delle offerte, in gioielli d'oro e d'argento così come veli di gran pregio,[96] mentre questa chiesa era prima molto povera a tal punto che la santa divenne oggetto di invidia per il resto dei vescovi di quella provincia[97].

22. Essi vi si costruirono anche due grandi monasteri, fornendo loro una rendita sufficiente, il primo abitato da santi, uomini in numero di ottanta, l'altro dalle vergini in numero di centotrenta.[98]
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La vita contemplativa: digiuno, lectio divina

Quando la santa, progredendo in virtù, si vide un po' alleggerita dal fardello delle ricchezze, dopo aver svolto il ruolo di Marta, si mise ad imitare Maria, che è stata lodata nel Vangelo per aver scelto la parte buona[99]. In effetti, all'inizio, ella prendeva soltanto ogni sera qualche goccia d'olio e un po' di bevanda[100]. Quanto al vino, anche nel mondo, ella non ne aveva mai usato, perché così sono allevati i figli dei senatori[101]. Ma fu allora che infine ella si mise a mortificare il suo corpo[102] con un digiuno sostenuto; prima ella mangiava, e senza olio, solamente ogni due giorni, poi ogni tre giorni, poi ogni cinque giorni, cioè solo il sabato e la domenica ella prendeva del pane rustico. Ella era gelosa di superare tutti nella ascesi.

23. Ella scriveva con molto talento e senza errori[103] in piccoli quaderni; ella si era prefissata da sola quanto doveva scrivere ogni giorno e quanto doveva leggere dei Libri canonici, e pure per la raccolta delle omelie. Poi, una volta saziata, come un dessert ella percorreva le vite dei Padri.[104] Ella dormiva in seguito due ore circa poi, ben presto sveglia, ella svegliava anche le vergini che conducevano con lei una vita ascetica, dicendo: “Così come il santo Abele e ciascuno dei santi offriva le primizie a Dio, noi anche adoperiamo le primizie della notte per glorificare Dio. Poiché noi dobbiamo vegliare e pregare[105] ad ogni ora, come è scritto, perché noi non sappiamo a che ora viene il ladro”.[106] Ed ella dette delle regole rigide alle sorelle sue compagne perché non uscisse dalla loro bocca né parola inutile,[107] né risa smodate. Con cura ella incoraggiava le loro riflessioni, non permettendo che nessun pensiero impuro abitasse in loro.[108]

24. Quanto a lei, come abbiamo già detto,[109] digiunava tutta la settimana dalla santa Pentecoste fino a Pasqua, senza prendere affatto l'olio.[110] Secondo quello che hanno attestato molti di quelli che erano esattamente al corrente, mai ella si addormentò senza il suo sacco, né mangiava il sabato, senza prima aver compiuto tutto il suo ufficio.

25. Avendo seguito questa regola ascetica per molti anni, ella si mise a digiunare persino durante la santa festa della Risurrezione del Cristo.[111] Questo con grande preoccupazione della sua santa madre, che imitava le sante donne di una volta e della quale la vita virtuosa aspetta un altro scrittore; quanto a me mi contento di dire questo al suo riguardo: si conosce l'albero dai suoi frutti[112] e: a buona radice, bei frutti.[113] Ecco dunque come ella gli parlò: “Non è giusto che un cristiano digiuni il giorno della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo ma bisogna approfittare del nutrimento del corpo come dello spirito”. Anche parlando così ella riuscì a fatica a convincere la sua santa figlia a prendere l'olio almeno i tre giorni della festa, prima di ritornare alla sua ascesi abituale, così come un eccellente lavoratore che possiede un campo fertile e corre al suo nobile lavoro.

26. La santa leggeva l'Antico e il Nuovo Testamento tre o quattro volte l'anno; ella metteva per iscritto quello del quale aveva bisogno[114] e distribuiva ai santi le copie scritte di sua propria mano.[115] Ella recitava l'Ufficio con le vergini, sue compagne, e recitava a memoria con una musica particolare i salmi rimanenti[116]. Ella leggeva con una tale assiduità i trattati dei santi che nessun libro che potesse trovare le era sconosciuto.

Ma, comunque li comprasse i libri o li prendesse a prestito, ella li scorreva con una tale concentrazione che né un'espressione né un pensiero le sfuggiva. Per colmo di erudizione, quando ella leggeva in latino, sembrava a tutti che non conoscesse il greco, e per contro, quando leggeva il greco sembrava non conoscere il latino.[117]
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La vita contemplativa: zelo per la fede e la virtù

27. Non si può non esprimere la sua dolcezza per quelli che si esercitavano nella filosofia,[118] e tale era il suo zelo per il nome di nostro Signore Gesù Cristo e per la fede ortodossa che, se ella sentiva dire di qualcuno che era eretico, non fosse che di nome, se, sotto le sue esortazioni a convertirsi al bene, si lasciava convincere,... altrimenti, ella non si degnava neppure di accettare qualcosa da lui per il servizio dei poveri.[119]

28. Così una donna d'alto rango aveva terminato il corso della sua vita lontano[120] da casa, nei luoghi santi, ed io feci l'offerta del suo nome durante la santa anafora[121] con quella dei santi già defunti[122] - è questa, in effetti, la nostra usanza perché al momento temibile del bisogno essi intercedano per noi - e, poiché questa donna che era in comunione con noi, di fede ortodossa, passava, secondo alcuni, per eretica,[123] la santa si indignò così tanto che, sul momento e a bruciapelo, ella mi disse con franchezza: “Viva il Signore,[124] se tu la nomini non parteciperò più alla tua eucarestia”. Poiché io le avevo dato la mia parola, sul santo altare, che non l'avrei più nominata, ella mi rispose: “E' una volta di troppo, giacché tu l'hai nominata, io non mi comunico con te.” Tanto ella considerava che era una trasgressione della fede ortodossa solo nominare gli eretici nella santa anafora.

29. Ella desiderava così intensamente la castità che con i suoi doni e le sue suggestioni convinceva molti giovani, ragazzi e ragazze, a rinunciare alla dissolutezza e ad una condotta impura, insegnando così a quelli che incontrava: “Breve è la vita presente e non diversa in nulla da un sogno. Perché allora corrompere i nostri corpi, che sono i templi del Signore, come dichiara l'apostolo di Dio,[125] e perché scambiare la purezza, nella quale Cristo ci avvertì di dimorare, in cambio della corruzione di un istante e di piaceri sordidi? E' veramente grande la dignità della verginità, perché nostro Signore abbia giudicato degno di nascere da una vergine”.[126] Avendo sentito ciò molti furono presi dallo zelo per la purezza e si lanciarono nell'arena delle virtù. Ella stessa a quanti santi ha lavato i piedi[127], quanti servitori di Dio ella ha servito, tanto con doni quanto con la parola di consolazione[128]. Quanti Samaritani[129], pagani, eretici non è lei riuscita a convincere con doni, esortazioni, offrendoli a Dio? Solo il Signore di tutte le cose lo sa, grazie al quale ella condusse a termine una sì grande battaglia.
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La vita contemplativa: distacco continuo

30. Quanto all'elemosina[130] ella la praticava come se ella contasse solo su questa per ottenere misericordia, così come dice il Signore: “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia”.[131] In più ella aveva un tale amore per la spoliazione, che poco tempo prima di andarsene[132] verso il Signore[133] ella dichiarava a noi di nulla possedere in proprio sulla terra, se non una somma d'oro per l'oblazione, che ammontava a circa a 50 pezzi che ella spedì pure ad un santissimo vescovo dicendo: “Non voglio possedere neanche questo, che proviene dal nostro patrimonio”. Poiché, non soltanto ella offrì a Dio quello che aveva, ma ella aiutò gli altri a fare lo stesso. E' perciò che molti amici del Cristo le affidarono i loro beni come a un fedele e saggio economo[134], ed ella li faceva distribuire fedelmente e prudentemente, come l'avevano pregata i donatori.

31. Ella si fece un mantello, un velo[135] e una cocolla[136]di crine[137] e, da dopo la Pentecoste, fino al giovedì della santa Pasqua[138] ella non li lasciava né giorno né notte, tanto era ardente il suo amore per Dio, nonostante tutta la nobiltà nella quale era stata educata, essendo di una così grande famiglia senatoriale. Quelli che conoscevano esattamente l'educazione ricevuta da lei nella sua infanzia riferivano che, quando lei portava il suo abito mondano, successe un giorno che il ricamo della stoffa di gran prezzo della quale era rivestita, avendo toccato la sua tenera pelle, provocò per lei un'infiammazione in ragione della sua estrema delicatezza,[139] ma il Signore che ha detto: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”[140] accordò anche a lei, alla sua domanda la forza dall'alto.[141]

32. Ma, come colpita dall'amore di Dio, in luogo di rassegnarsi a continuare sempre la stessa vita, ella si preparava ad affrontare più grandi lotte, ebbe l'idea di rinchiudersi in cella[142] e di non intrattenersi assolutamente con nessuno, ma dedicarsi senza interruzione alla preghiera ed al digiuno[143]. Ma questo era impossibile perché molti beneficiavano del suo insegnamento pieno di Dio, e a causa di questo tutti la assediavano; ella non lo fece dunque, ma si fissò dei momenti determinati durante i quali ella faceva beneficiare i visitatori delle sue buone conversazioni. Durante le altre ore, conversando con Dio, ella realizzava con la preghiera l'opera spirituale. Ella si fece fare una cassa di legno di dimensioni tali che, quando era sdraiata non poteva girarsi né a destra né a sinistra, né tanto meno avere la libertà di distendere il suo corpo. In possesso di tante virtù, mai ella si inorgoglì delle sue belle azioni, ma sempre facendosi miserabile si dichiarava serva inutile.[144]

33. Se a volte capitava a sua madre, come emozionata di pietà per sua figlia, di entrare nella sua cella mentre ella scriveva o leggeva, lei non la guardava e non le parlava se non quando aveva finito le sue pratiche religiose abituali, e allora ella parlava a lei quel tanto che era necessario. Abbracciandola allora sua madre le diceva piangendo: “Confido di avere anch'io una parte nelle tue sofferenze, figlia mia, poiché, se la madre dei sette figli Maccabei, per avere visto in un'ora i tormenti dei suoi figli possiede con loro la fortuna eterna, quanta di più ne avrò io che, ogni giorno, sono più tormentata di lei, vedendoti consumare così senza concederti nessuna pausa in così grandi fatiche?” Poi aggiungeva: “Rendo grazie a Dio del fatto che, senza esserne degna, ho ricevuto dal Signore una tale figlia”.
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Verso i luoghi santi: primo soggiorno

34. Restarono dunque sette anni in Africa, dopo di che, avendo depositato tutto il fardello delle ricchezze, si misero finalmente in cammino per Gerusalemme.[145] Sentirono in effetti dentro di sé il desiderio di andare ad adorare i Luoghi Santi. Facendo vela dall'Africa verso l'Oriente, arrivarono ad Alessandria, dove il santissimo vescovo Cirillo li accolse in maniera degna della sua santità.[146] In quel periodo, per caso, il santo abate Nestorio,[147] personaggio dotato di carisma profetico, si trovava in città. In effetti questo santo aveva l'abitudine di recarsi una volta l'anno in città per curare i malati. Aveva in effetti ricevuto dal Signore questo altro carisma che consisteva nello sbarazzare da svariate malattie quelli che andavano a trovarlo, dando loro dell'olio benedetto. Avendo sentito parlare di lui, i beati, poiché erano grandi amici dei santi, si misero al più presto in cammino, verso questo riconfortante incontro. In ragione della folla straordinariamente numerosa che si recava da lui, furono separati l'uno dall'altra. E, entrato per primo insieme alla moltitudine interminabile, il santo fratello in Cristo della santa aveva mancato di ricevere la benedizione nella fretta prima di uscire; ma il santo, avendolo fissato con i suoi occhi profondi, riconobbe la bellezza della sua anima e, dopo averlo scelto, lo fece rimanere presso di sé. E, al seguito di una numerosa folla, entrò a sua volta la serva di Cristo, Melania; avendola lui presa in considerazione anch'essa e riconosciuta con il suo sguardo interiore la fece restare con il suo fratello. E infine per terza entrò la sua santa madre che egli trattenne e fece restare con loro due. E, dopo aver congedato tutta la folla, allora, con parole di incoraggiamento[148] e di profezia, cominciò a raccontare per primo tutte le afflizioni che avevano subito nella loro rinuncia al mondo in diversi modi. Istruendoli, li incoraggiava poi come suoi propri figli a non perdere coraggio, poiché la fine delle pene comporta una felicità inesprimibile, “poiché le sofferenze nel tempo presente - diceva - sono senza paragone con la gloria che deve essere rivelata per noi”[149]

35. Sovrabbondantemente incoraggiati e lodando Dio sempre più, essi fecero vela verso Gerusalemme, scopo della loro premura. Avendo scelto il domicilio nella santa Anastasi[150] e non volendo distribuire con le proprie mani l'oro che avevano ancora, lo offrirono a quelli che erano incaricati del servizio dei poveri. Poiché volevano che nessuno li vedesse fare del bene. Spinsero così avanti la loro spogliazione, che la santa ci disse: “All'inizio del nostro soggiorno qui abbiamo intenzione di iscriverci nel registro ecclesiastico[151] e di essere nutriti ufficialmente con i poveri”. Così si spinsero fino all'estrema povertà, a causa del Signore che si fece povero per noi[152] e prese la sembianza di uno schiavo.[153] Successe che Melania, arrivando a Gerusalemme fu dapprima malata e, non avendo per riposare che i suoi sai,[154] una vergine delle più nobili, le fece dono di un cuscino. Tornata in salute ella si dedicò di nuovo alle letture ed alla preghiera,[155] rendendo al Signore un omaggio sincero.

36. Abitando quindi sola con sua madre, ella non cercava di intrattenersi con alcuno, salvo che con i santi e molto stimati vescovi, quelli soprattutto che brillavano di più per la dottrina[156] al fine di impiegare anche il tempo degli incontri per interrogarli sugli oracoli divini. Ella scriveva, come abbiamo già detto,[157] su piccoli quaderni e trascorreva la settimana a digiunare. La sera, dopo la chiusura della santa Anastasi ella rimaneva vicino alla croce[158] fino all'arrivo di quelli che venivano per i Salmi. Andando via allora ella si riposava un po' nella sua cella.[159]

37. Dato che, in ragione dell'invasione dei barbari, non avevano potuto liquidare tutti i loro domini, ma ne avevano lasciato qualcuno invenduto, un fedele, del quale Dio aveva stimolato il cuore[160], poté negoziarne una parte nelle regioni della Spagna che erano in pace.[161] Avendone raccolto un po' d'oro, lo portò ai santi a Gerusalemme. Ella, avendolo per così dire strappato alla bocca del leone,[162] lo consacrò a Dio, dicendo al suo fratello spirituale nel Signore: “Andiamo in Egitto a consultare i santi”. Costui, sempre pronto per tali opere, la ascoltò volentieri obbediente, come a un direttore veramente buono. Sul punto di intraprendere questa spedizione spirituale, ella pregò la sua santa madre di costruire verso il Monte degli Ulivi una cella con una tavola dentro, per dimorarvi in pace un tempo determinato.
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Il viaggio in Egitto

Arrivati in Egitto fecero il giro delle celle dei santi monaci e vergini fedelissimi simili a degli amministratori molto saggi, secondo quello che è scritto, dando a ciascuno quello del quale aveva bisogno[163]

38. Facendo questo arrivarono alla cella di un santo personaggio, l'abate Efestione, come si chiamava, e lo pregarono di accettare dalle loro mani un po' d'oro. Poiché questo affermava con forza che non gli sarebbe servito a niente, la santa, facendo il giro della sua cella, esaminava le sue cose. Rendendosi conto che costui non possedeva null'altro che una stuoia, un cesto contenente qualche biscotto secco ed una piccola ciotola di sale, profondamente commossa dall'inesprimibile e celeste ricchezza del santo, nascose l'oro nella ciotola del sale, poi si affrettò ad uscire, temendo che ciò che aveva fatto fosse scoperto dal vecchio. Dopo avergli chiesto una preghiera essi uscirono in fretta, ma non poterono passare inosservati; avevano appena passato il fiume quando l'uomo di Dio corse loro dietro, tenendo l'oro in mano e gridando: “Cosa devo fare di questo?" La benedetta Melania gli disse: “E' per darlo a quelli che ne hanno bisogno!”. E costui protestava che non poteva né tenerlo, né distribuirlo per la buona ragione che il luogo era deserto, e che lì non si poteva trovare gente bisognosa. Non riuscendo, nella discussione, a convincerli di riprendere l'oro, il santo lo gettò nel fiume.[164] Poiché molti altri santi anacoreti e vergini molto pie non volevano essi neppure accettare nulla, la santa usava un sotterfugio tutto spirituale, lasciava l'oro nelle celle. Ella pensava infatti che era un gran vantaggio spirituale e un grandissimo vantaggio per l'anima di sollevare così i santi.

39. Dopo aver fatto questo giro, ritornarono ad Alessandria, dove ebbero l'onore di vedere un gran numero di santi. Si intrattennero fra gli altri con il superiore dei monaci di Tabannesi[165] e con il santo abate Vittore,[166] così come i molto religiosi padri e superiori chiamati Zeugeti,[167] con un altro santo prete chiamato l'abate Elia, e molti altri, dei quali in ragione del loro numero, è inutile dire i nomi. La santa aveva in effetti il pensiero di ricevere da ciascuno dei santi il suo frutto personale di profitto e di benedizioni e di prendere la sua parte delle loro virtù. Lasciando Alessandria vanno nella montagna di Nitria, e nel luogo detto delle Celle,[168] dove i santissimi padri di là accolgono la santa come un uomo.

Si può veramente dire che ella aveva superato la limitazione del suo sesso e acquisito una mentalità virile,[169] o piuttosto celeste. Essendosi riuniti in compagnia dei santi padri e essendone stati benedetti, abitarono con loro prima di andarsene, scortati da tutti loro con grande soddisfazione.
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III - SUL MONTE DEGLI ULIVI

Prima reclusione. Morte di Albina. Il monastero delle donne

40. I beati ritornarono a Gerusalemme riportando un ricco bottino di pietà e, dopo aver compiuto l'opera del servizio di nostro Signore Gesù Cristo[170] con molto ardore, tutti e due caddero malati per l'atmosfera malsana. La santa trovò sul Monte degli Ulivi la cella già finita dalla sua santa madre. Fu là che dal giorno della santa Teofania ella vi si chiuse seduta, con il sacco e la cenere,[171] senza conversare con nessuno, se non in certi giorni con la sua santa madre e col suo fratello spirituale. Veniva pure a trovarla sua cugina, la beata Paola,[172] la vergine che la santa aveva guidato in tutti i suoi precetti divini[173] e che aveva fatto passare da un grande fasto e dalla mentalità romana ad una grande umiltà.[174] Ella aveva anche al suo servizio una vergine. Questa ci ha spesso detto: “Al tempo della santa Pasqua, quando infine la santa lasciava la sua cella così stretta e noi potevamo poi scuotere il sacco che aveva sotto di lei, cadevano degli enormi vermi”.[175] A questo genere di ascesi ella consacrò 14 anni.

41. Avendo il Signore chiamato a sé la santa madre, ella se ne andò per ricevere i beni promessi ai santi[176]. Dopo che ebbero accompagnato le sue spoglie, con molto rispetto e salmodiando, sul Monte degli Ulivi, ella stessa abitò da allora in quel luogo, in una cella oscura, non volendo più stare in città. Quell'anno ella lo condusse in una profonda penitenza, nell'ascesi e nel digiuno più severo e alla fine si fece costruire un monastero, decisa a salvare anche altre anime insieme con lei. Ella chiese a suo fratello di riunire qualche vergine.[177] E lui fece un convento di novanta vergini circa, al quale dall'inizio lei dette come regola di non intrattenersi mai con un uomo. Inoltre, avendo procurato una cisterna all'interno, e provvedendo a tutte le necessità materiali, ella diceva loro: “Vi renderò io stessa tutti i servizi necessari, come una schiava, e non vi lascerò mancare nulla di necessario. Soltanto, da parte vostra, evitate qualsiasi contatto con gli uomini”. E, dopo aver, per le sue ammonizioni, tolto delle donne dai luoghi malfamati e averle portate a Dio in sacrificio, ricordandosi di ciò che è scritto: “Se tu separi ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca.”[178], ella non cessava di esporre loro quello che aveva tratto a loro vantaggio. Negli eccessi della sua umiltà, non sopportando di essere superiora, ella mise in questa carica un'altra, spirituale ed infiammata dal desiderio di Dio. Quanto a lei, vagava sola, in preghiera[179] e al servizio dei santi. Così, poiché la superiora era un po' troppo rigida, si interessava lei stessa, con molto zelo, a provvedere alle necessità dei corpi delle sorelle. Tanta era la preoccupazione che aveva per le sorelle più deboli, che prendeva di nascosto ciò di cui avevano bisogno e con sollecitudine lo metteva nella cella di ciascuna sotto la stuoia, ed esse entrando trovavano tutto pronto per rincuorarle, all'insaputa della loro madre. Ma le sorelle si resero conto, alla lunga, che era la santa che faceva questo, e, attaccandosi a lei soprattutto, si adattarono ad obbedirle in tutte le cose, avendo compreso la sua compassione senza limiti.
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Insegnamento ascetico

42. Quanto agli insegnamenti continui e pieni di Dio che ella indirizzava loro, mi è impossibile di riportarli; proverò semplicemente di raccogliere qualche tratto parziale su questo aspetto.[180] Ella non aveva altre preoccupazioni che istruirle senza interruzione nelle opere e nelle virtù spirituali, in modo che esse si presentassero intatte al loro fidanzato e maestro celeste, il Cristo, la verginità della loro anima e dei loro corpi.[181] Innanzitutto ella insisteva sull'obbligo di mantenersi sveglie, senza pigrizia, durante la liturgia notturna, di resistere con vigilanza[182] ai cattivi pensieri e di non lasciar vagare l'attenzione ma di concentrare lo spirito sulla salmodia. Ella diceva: “Considerate, sorelle, come quelli che sono sottomessi ai maestri corruttibili e terrestri si comportano davanti a loro in tutta vigilanza e paura. E noi che ci troviamo di fronte al re temibile e celeste, con quale timore e con quale tremore[183] noi dobbiamo accostarci a questa liturgia[184]. Sappiate infatti che né gli angeli, né la creazione spirituale e celeste tutta intera, possono glorificare degnamente il Signore che non ha bisogno di nulla e supera tutta la gloria. Se dunque le forze spirituali esse stesse, talmente al di sopra della nostra natura, sono lontane dal celebrare degnamente il Dio di tutte le cose, come noi abbiamo detto, a maggior ragione noi, sue serve inutili,[185] dobbiamo salmodiare con paura e tremando, nel timore che in luogo di ricompensa e premio noi ne possiamo riportare una condanna per la negligenza apportata alla glorificazione del nostro Maestro”.

43. "Quanto all'amore senza mescolanza, sia verso di lui, sia fra noi, istruiti dalla Sacra Scrittura,[186] noi dobbiamo mettere tutta la nostra cura a conservarlo, sapendo bene che, senza l'amore spirituale ogni ascesi e ogni virtù sono vane. Il diavolo, in effetti, può imitare tutte le buone azioni che a noi sembra di fare, ma in fatto di amore e umiltà è vinto veramente. Ecco ciò che voglio dire: noi digiuniamo, lui non mangia assolutamente nulla; noi vegliamo, lui non dorme affatto. Detestiamo quindi l'orgoglio perché è da lì che lui è caduto dai cieli ed è da lì che vuole trascinarci con lui. Rifuggiamo anche la vana gloria di questo secolo che è come il fiore dell'erba effimera.[187] Prima di tutto conserviamo inflessibilmente la fede, santa e ortodossa; è questa in effetti che è la base e il fondamento[188] di tutta la nostra vita nel Signore; e amiamo la santità della nostra anima e del nostro corpo, perché senza questa nessuno vedrà il Signore".[189] Temendo che, per essersi inorgoglita di un'ascesi eccessiva, una di esse ne cadesse, ella diceva che il digiuno è l'ultima delle virtù[190] e: “Come una fidanzata, ornata di tutte le specie di gioielli, non può usare delle scarpe nere, ma nello stesso tempo insieme al suo corpo orna anche i piedi, così anche l'anima nello stesso tempo che di tutte le virtù, così usa del digiuno; ma se qualcuno, lasciando da parte le altre virtù, si applica a praticare il digiuno, assomiglia a questa fidanzata che, essendo il resto del corpo senza gioielli, orna solo i suoi piedi”.

44. Per quello che riguarda l'obbedienza secondo Dio, ella le esortava molto spesso con queste parole: “Senza sottomissione, gli affari del mondo essi stessi non possono sussistere. Sì, quelli che comandano nel mondo sono anch'essi sottomessi e obbediscono gli uni agli altri. E, per parlare anche di colui che porta il diadema, nella maggioranza dei casi, e i più importanti, egli non prende lui stesso alcuna decisione, alcuna disposizione, senza domandare prima l'opinione del Senato. Ugualmente se nelle case della gente del mondo si toglie questo gran bene che è l'obbedienza, si toglie tutto l'ordine; non essendoci più l'ordine, tutto quello che è pace vacilla. Noi dobbiamo, dunque, tutti rendere obbedienza gli uni agli altri. E l'obbedienza consiste in questo: fare quello che tu non vuoi per la soddisfazione di quello che te lo comanda e fare violenza a te stesso, come è detto: “Soffre violenza il Regno dei cieli e sono i violenti che se ne impadroniscono”.[191] Ella citava loro l'apoftegma di un santo vegliardo riguardante l'obbligo di sopportare tutto quello che è solito succedere a chi vive fra gli uomini: “Qualcuno venne a trovare un santo vecchio per farsi istruire da lui e lui gli disse: Puoi tu obbedirmi in ogni cosa a causa del Signore? e l'altro rispose al Padre: Tutto quello che tu mi chiederai, io lo farò subito. Prendi dunque - disse - una frusta, vai in quel luogo e colpisci a calci questa statua. Questo, dopo aver fatto velocemente quello che gli avevano ordinato, ritornò. Egli gli disse: Eh, bene, mentre tu la colpivi e la prendevi a calci, la statua ha forse protestato, oppure ti ha risposto?

Per nulla al mondo - disse l'altro. Va dunque ancora - disse il padre - colpiscila una seconda volta e aggiungi delle ingiurie. E, avendo fatto una terza volta la stessa cosa per ordine del Padre, non avendo la statua risposto - e come avrebbe potuto essendo di pietra? - il santo vecchio gli disse finalmente: Se vuoi diventare come questa statua, lasciandoti ingiuriare senza ingiuriare a tua volta, lasciandoti colpire senza protestare, puoi anche salvarti e vivere con me. Imitiamola dunque anche noi, figlioli miei, e sopportiamo nobilmente ogni cosa: ingiurie, rimproveri, errori, al fine di avere in eredità il Regno dei cieli”.[192]

45. Per ciò che riguarda la perseveranza nel digiuno ella riportava questa parola dell'Apostolo: “Che non sia contro voglia o per costrizione, poiché Dio ama colui che dona con gioia".[193] E lasciava il digiuno alla libertà di ciascuno. Ma per quello che riguarda la carità, l'umiltà, la dolcezza e altre virtù, ella diceva: “Non è possibile a nessuno accusare il proprio stomaco, o un'altra parte del corpo; nessuno è scusabile[194] di non obbedire ai comandamenti del Signore. Io esorto quindi a combattere con costanza e longanimità.[195] E' infatti dalla porta stretta che i santi entrano nella vita eterna.[196] Molto piccolo è sicuramente l'impegno, ma grande ed eterno il riposo.[197] Sopportate un po' al fine di cingere la corona di giustizia”.[198]
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Liturgia

46. Durante le ore della notte ella le svegliava per la preghiera di lode, a causa di ciò che dice il Profeta: “Ho prevenuto l'aurora e ho gridato”, e ancora: “Nel mezzo della notte mi sono levato per confessarti”.[199] Ella diceva: “Non conviene di alzarci per la liturgia notturna dopo aver dormito sufficientemente, ma di farci violenza in modo di ricevere, nel secolo a venire, il salario di questa violenza”. Dopo aver terminato l'ufficio abituale, ella faceva loro prendere un po' di sonno, di modo che riposassero della fatica della veglia e rinnovassero i loro corpi per i salmi diurni.

47. Il loro ufficio notturno comprendeva tre responsori, tre lettue e quindici antifone, senza contare quelle del mattino.[200] Esse dicevano i salmi alla terza ora del giorno “Perché a quest'ora, diceva lei, lo Spirito Santo, il Paraclito, scese sugli Apostoli;[201] alla sesta ora, perché il patriarca Abramo era stato giudicato degno di accogliere il Signore;[202] alla nona ora, conformemente alla tradizione dei santi Apostoli, è in effetti a quell'ora che Pietro e Giovanni, mentre salivano al tempio all'ora della preghiera, la nona, guarirono lo zoppo”.[203] Ella citava ancora altre testimonianze della Sacra Scrittura in accordo con queste disposizioni, parlando del santo profeta Daniele, che pregava in tre momenti del giorno, flettendo le ginocchia,[204] e della parabola del santo vangelo, dove si dice del padrone di casa che uscì alla terza, alla sesta e alla nona ora per reclutare gli operai per la sua vigna.[205] “Quanto ai vespri, diceva lei, noi dobbiamo celebrarli con molta devozione, non solo perché abbiamo passato in pace lo spazio di una giornata, ma anche perché è a quest'ora che Cleofa ed il suo compagno furono giudicati degni di camminare con il Signore dopo la resurrezione”.[206] Ma ella le invitava soprattutto ad essere sollecite la domenica e le altre grandi feste, di dedicarsi senza sosta ai salmi, con queste parole: “Se nella liturgia giornaliera è bello non mostrare negligenza, a maggior ragione la domenica e le altre feste noi dobbiamo salmodiare un po' di più che il nostro ufficio abituale”.

48. Dicendo questo, ella rafforzava così bene il loro ardore con queste belle istruzioni, che, se succedeva alla santa di volerle trattare da vecchie a causa della loro grande stanchezza che le aveva (prese), esse non acconsentivano dicendo: “Nello stesso modo che tu ti preoccupi ogni giorno senza tregua per supplire ai nostri bisogni materiali, ugualmente, e a maggior ragione noi dobbiamo, anche noi per le cose spirituali,[207] non tralasciare nulla dell'ufficio abituale”. La santa gioiva fortemente vedendo la loro decisione generosa nel Signore. Anche si preoccupò di costruire un oratorio nel monastero e di innalzarvi un altare affinché esse avessero l'onore di partecipare continuamente ai santi misteri. Ella stabilì che vi si celebrassero per lei due anafore ogni settimana, oltre i giorni di festa, una il venerdì e l'altra la domenica.[208] Ella vi depose anche le reliquie dei santi martiri, cioè a dire del profeta Zaccaria,[209] del protomartire Stefano,[210] dei quaranta santi martiri di Sebaste,[211] così come di altri dei quali Dio conosce i nomi.
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Morte di Piniano. Secondo eremitaggio. Il monastero degli uomini

49. Mentre la nostra santa madre Melania sosteneva questa lotta, il suo santo fratello, avendo compiuto la misura della sua vita nella carne, combattuto una buona guerra e per la sua volontaria povertà e per la sua obbedienza ai divini precetti, cinta la corona,[212] se ne andò gioioso verso il Dio di tutte le cose, otto anni prima che ella stessa morisse.[213] E' dunque che Dio aveva così regolato le cose per la realizzazione del santo proposito della santa affinché, attraverso nuove e più grandi lotte, ella rendesse più splendente la sua condotta nel Signore. Infatti, dopo che il suo fratello si fu addormentato nel Signore, ella rimase nell'Apostoleion, che ella stessa aveva fatto costruire poco tempo prima, e dove ella depose i resti del santo.[214]

Là ella rimase circa quattro anni macerandosi fino all'eccesso nei digiuni, nelle veglie[215] e nel lutto continuo.

Dopo di questo, mossa da uno zelo divino, ebbe voglia di costruire un monastero di santi uomini, perché celebrassero senza interruzione[216] i salmi notturni e diurni nel luogo dell'Ascensione del Signore e nella grotta dove il Salvatore si intrattenne con i santi discepoli, parlando della fine dei tempi. Ma alcune persone tentarono di opporsi al suo pio progetto, dicendo che ella non era in grado di condurre a buon fine una così grande impresa,[217] in ragione della sua eccessiva povertà. Ma il Signore, infinitamente ricco, colmando i desideri di questa santa anima, fece in modo che un amico di Cristo le offrisse duecento monete. Avendole ricevute con gioia, chiamò il prete che era con lei, che ella aveva preso al mondo e presentato a Dio in offerta[218] - questo prete è la mia miserabile persona - e gli disse: “Avendo la speranza che tu riceverai dal Signore, nel secolo a venire, la ricompensa di questo impegno, prendi questi denari e procuraci delle pietre affinché, in nome di nostro Signore Gesù Cristo, noi possiamo cominciare la costruzione del monastero degli uomini, in modo che io possa vedere, essendo ancora nella carne, la chiesa dove si possono officiare i servizi senza interruzione e le ossa di mia madre e del mio signore in riposo grazie ai loro salmi". Quando ella ebbe cominciato l'esecuzione del suo progetto in Dio, il Signore che, in tutto, collaborava con lei, portò a termine in un anno questa vasta impresa, in modo che tutti, stupefatti, compresero che era veramente grazie all'impulso dall'alto che questa impresa era stata portata a termine. Ella alloggiò là degli uomini santi e amici di Dio che, con meraviglia, celebravano la liturgia una volta nella chiesa dell'Ascensione del Cristo e una volta nell'Apostoleion, dove erano custoditi i santi.
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IV - CON I GRANDI

Verso Costantinopoli

50. Ecco che la assalgono all'improvviso altre lotte che oltrepassano le precedenti fatiche. Non appena incominciava a respirare un po', avendo terminato il monastero, ecco che le arrivò una lettera del suo zio Volusiano,[219] ex prefetto della grande Roma, dicendo che egli sarebbe andato a Costantinopoli, come ambasciatore, presso la molto pia imperatrice Eudossia che era stata promessa in sposa al nostro imperatore molto cristiano Valentiniano.[220] Ed eccola presa dal desiderio di rivedere suo zio. Spinta dalla grazia dall'alto, ella aveva gran voglia di farlo per salvare la sua anima, a forza di penitenze. In effetti egli rimaneva ancora pagano. Ella era in grande ansietà, avendo paura di fare qualche cosa contro il gradimento di Dio. Avendone fatto partecipi tutti i santi e avendoli invitati a pregare instancabilmente affinché il suo viaggio fosse secondo la volontà di Dio, e avendo affidato i suoi monasteri al Signore, ella partì da Gerusalemme.

51. Dal momento che ella si fu messa in cammino, i santi di tutte le città e di tutti i paesi, voglio dire vescovi, chierici, le rendevano degli onori e dei riguardi inesprimibili. Monaci molto amici di Dio e virtuose vergini, vedendo colei della quale sentivano parlare da molto tempo, che era risplendente di virtù, non si staccavano dalla sua compagnia che con molte lacrime.

52. Il miracolo che fece il Signore tramite lei a Tripoli, non ho creduto prudente di passarlo sotto silenzio, poiché, come dice la Scrittura “E' buona cosa nascondere il segreto del re, ma è glorioso rivelare le opere di Dio”.[221] Arrivati in questa città, noi dimorammo nel martyrium di San Leonzio, martirio dove si erano compiuti numerosi miracoli. Poiché eravamo numerosi in viaggio con lei, senza avere biglietto,[222] il funzionario si mostrò molto duro per liberare gli animali da traino[223]. Si chiamava Messala. La santa, molto contrariata di questo, rimase a pregare e a vegliare vicino al corpo del santo martire Leonzio, dalla sera stessa fino a quando non arrivarono gli animali. Appena noi lasciammo quel posto e dopo aver percorso circa 7 miglia, il funzionario in questione ci seguì e, tutto agitato disse così: “Dov'è il prete?”. E io che non avevo l'abitudine dei viaggi,[224] ebbi paura che egli fosse venuto a trattenere ancora gli animali. E scendendo gli domandai la ragione per la quale si tormentava. E lui rispose: “Chiedo l'onore di vedere la grande dama”. Avendola dunque vista, cadde a terra e, afferrando i suoi piedi, si mise a dire, con una grande abbondanza di lacrime: “Perdonami, serva di Cristo, del fatto che, poiché non conoscevo la tua grande santità, ho perso tempo per liberarti gli animali”. Ed ella rispose: “ Dio ti benedirà, figlio mio, poiché tu li ha comunque liberati, anche se in ritardo”. Lui allora, immediatamente, tirando fuori i tre denari che gli avevano dato come mancia, mi pressava di riprenderli. Poiché non acconsentivo, si mise a confessare alla santa ciò che segue: “Tutta la notte io stesso e la tua serva, mia sposa, siamo stati messi a dura prova dal santo martire Leonzio. E' per questo che alzatici molto presto siamo corsi tutti e due al martyrium. Non avendovi trovati lì ella è ritornata, non potendo correre di più, ed io mi sono affrettato e supplico vostra Santità di pregare per noi due, affinché il Dio di tutte le cose si degni di diventarci propizio”. Avendo udito ciò, noi accettammo il denaro e facemmo una preghiera, poi congedammo in pace il funzionario gioioso. Poiché tutta la scorta era stupefatta dell'avvenimento, la santa disse: “Abbiate coraggio, poiché il nostro viaggio è secondo Dio.” Poiché noi domandammo tutti la ragione, la santa rispose: “Tutta la notte ho pregato il santo martire Leonzio di mostrarci un segno favorevole per questo viaggio ed ecco che, malgrado la mia indegnità, ho visto la mia domanda esaudita”. Gioiosi noi facemmo il nostro cammino, bene accolti da tutti.

53. Quando noi arrivammo finalmente vicino Costantinopoli, la città amica di Cristo, la santa fu presa dall'ansia dopo essere uscita da una lunga ascesi e vita solitaria, per entrare in una così grande città regale. Noi arrivammo al martyrium di Sant'Eufemia a Calcedonia dove colei che riportò il premio rincuorò la santa, riempiendola di profumo[225] e di consolazione. Da lì, confidando nel Signore, ella entrò a Costantinopoli.
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A Costantinopoli

Il signor Lauso,[226] il ciambellano, l'accolse come si conveniva ad un uomo tanto virtuoso. Ella trova anche suo zio, che per volere divino era caduto ammalato. Quando la vide in questi abiti molto semplici e poveri, lui, che portava su di se' tutto il fasto della gloria mondana, si mise a dire alla mia umile persona, con molte lacrime: “Ignori tu, dunque, signor prete, con quale delicatezza ella è stata allevata, più che tutta la nostra famiglia? E adesso ecco a quale austerità e a quale povertà ella si è ridotta”. E la santa, prendendo spunto da questo discorso, gli rispose: “Tu hai ben appreso dalla mia bocca, mio signore, che è a causa dei beni eterni futuri, beni che l'autore e demiurgo dell'universo accorda a quelli che credono sinceramente in Lui, che ho rinnegato la gloria, le ricchezze e i conforti della vita presente: avvicinati, dunque, te ne prego, al bagno di immortalità,[227] affinché, così come hai gioito dei beni temporali,[228] tu ottenga i beni eterni. Liberati dall'inganno dei demoni che bruceranno nel fuoco eterno insieme a quelli che obbediscono loro”. Quando costui comprese che ella pensava di riferirlo agli imperatori, con il cuore trafitto, disse: “Prego la tua santa persona di non togliermi il dono del libero arbitrio, del quale Dio ci ha gratificato fin dall'origine. Sono pronto, spero di lavare la sozzura dei miei numerosi sbagli. Ma se faccio questo per ordine degli imperatori, eccomi come spinto a forza e perdo il beneficio della mia decisione”. Ma, non rassegnandosi al silenzio, ella fece un passo al suo riguardo, attraverso l'intermediazione di certi personaggi di alto rango, presso il santo vescovo Proculo.[229] Costui, essendo andato a trovarlo, gli fu di grande aiuto, intavolando delle lunghissime conversazioni sulla sua salvezza. Ma lui, con il suo spirito molto penetrante, capì che, se l'Arcivescovo era venuto a trovarlo, era in seguito ad una domanda della santa, e disse a lei: “Se noi avessimo a Roma tre uomini come il signor Proculo, non ci sarebbe più un pagano”.

54. Ecco che il diavolo venne per mezzo della dottrina infetta di Nestorio a gettare turbamento nelle anime dei semplici.[230] Anche molte mogli dei senatori[231] e altri personaggi fra i più brillanti della cultura, venivano dalla nostra santa madre a discutere con lei della fede ortodossa. E lei, nella quale abitava lo Spirito Santo, non cessava dalla mattina alla sera di parlare di teologia, portando molto rispetto alla fede ortodossa,[232] sostenendo altri che dubitavano, aiutando, in una parola, con il suo insegnamento ispirato da Dio, tutti quelli che venivano a trovarla. E' per questo che il diavolo, estremamente geloso dell'esempio di quelli che venivano a trovarla e della salvezza di suo zio, essendosi travestito da giovane uomo nero[233] ed essendosi avvicinato a lei, così le parlò: “Fino a quando, con i tuoi propositi distruggerai le mie speranze? Sappi dunque bene che sono capace di indurire il cuore di Lauso e degli imperatori[234], altrimenti infliggerò al tuo corpo tali torture che tu dovrai temere per la tua stessa vita, affinché tu taccia almeno per forza”. Ella, avendolo fatto sparire per l'invocazione di nostro Signore Gesù Cristo, fece venire la mia umile persona per raccontarmi le minacce del Nero.[235] Ed ella non aveva ancora terminato di parlarmi che incominciò a soffrire all'anca e tale fu in un solo momento il dolore che ella restò senza voce durante tre ore. Non appena noi facemmo l'oblazione per lei, ella ritornò in se' con pena. Ella trascorse sei giorni in sofferenze inesprimibili, sentendo un disgusto più violento nell'ora in cui aveva visto il Nero. Allorche' il settimo giorno sembrava doverla togliere a questa vita temporale, arriva qualcuno con delle notizie di suo zio, che rischia di morire catecumeno.

55. Peggiore della malattia e dei dolori è per lei la tristezza di questa notizia. Ella ci diceva: “Trasportatemi da lui prima che io muoia”. Poiché noi avevamo paura di toccarla a causa del suo piede che era come il legno secco, ella insisteva, dicendo: “Portatemi da mio zio, altrimenti corro più pericoli a causa del mio dolore”. Obbedienti dunque ai suoi ordini noi portammo una lettiga e ve la mettemmo con molta pena. Andando avanti domandavo nel palazzo come stava l'ex-prefetto. Dei notabili mi risposero: “Ieri ha domandato della santa e, sapendo che era molto gravemente ammalata, ha chiamato la nutrice della pia regina Eudossia, la dama Eleuteria, e grazie a Dio, è stato illuminato”.[236] A queste parole, riconfortato nel Signore, mandai senza tardare un cavaliere per portare questa buona notizia alla santa. Dal momento in cui ebbe appreso che suo zio era stato battezzato, nella sua grande gioia, ella si mise a muovere i piedi senza dolore. Il diavolo vergognoso se ne andò nello stesso momento e con lui tutti i tormenti lasciarono completamente la santa di modo che colei che non si poteva trasportare si mise a salire da sola tutti i gradini, entrò dal portico del palazzo nella dimora della regina Eudossia, amica di Cristo, e tutta la gente stupefatta glorificò il Signore della disfatta del nemico della nostra salvezza[237]. Quanto a lei, seduta tutta la notte presso il letto di suo zio, l'incoraggiava in questi termini: “Benedetto sia tu, in verità, signore, poiché in questo secolo tu sei stato largamente glorificato, e nel secolo futuro tu vai verso il Signore giustificato per aver ricevuto un bagno di incorruttibilità”. Avendolo fatto comunicare tre volte[238] ai santi misteri, all'alba - era la festa della santa Teofania[239] - gioiosa ella lo mandò in pace verso il Signore. Tutti rendevano grazie a Colui che aveva compiuto grandi meraviglie e la santa diceva, glorificando il suo ineffabile amore per gli uomini: “Quanto grande è la sollecitudine della sua bontà, anche verso una sola anima, per aver fatto venire Volusiano da Roma fino a qui, e averci messo in cammino da Gerusalemme per la salvezza di un'anima che aveva vissuto tutto il suo tempo nell'ignoranza”.

56. Essendo rimasta a Costantinopoli finche' ebbe fatto la liturgia del suo quarantesimo giorno,[240] ella fu di un profitto straordinario per tutti gli abitanti, specialmente per le imperatrici amiche del Cristo.[241] Ella portò beneficio anche al molto pio imperatore Teodosio. Ella lo esortò a lasciar partire la sua sposa che aveva il desiderio di venerare i luoghi santi[242] e noi partimmo di là alla fine di febbraio.
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Ritorno a Gerusalemme

In quel momento l'inverno era così violento che i vescovi di Galazia e di Cappadocia ci dicevano di non aver visto mai un simile inverno. E noi, coperti di neve tutta la giornata, facevamo il nostro cammino senza soste, non vedendo né il terreno, né le montagne, salvo le locande nelle quali alloggiavamo la sera. Quanto a lei, come l'acciaio, ella non si rilassava assolutamente dal suo digiuno, dicendo: “E' più che mai necessario fare penitenza e rendere grazie a Dio, maestro di tutte le cose, per le grandi meraviglie che ha compiuto con me”. E, perseverante nella sua incessante preghiera, ella impedì che né lei né noi avessimo nulla di penoso da soffrire in questo freddo atroce, mostrando che la preghiera è un'arma fortissima del giusto [243], che viene a capo degli elementi stessi. Poiché tutti i santi tentavano di trattenerci, lungo la strada, ella non si lasciava convincere da alcuno di loro, ma non aveva che un desiderio: celebrare a Gerusalemme la Passione del Signore, cosa che Dio le accordò, secondo l'infallibile promessa fatta dal suo santo profeta: “Farà la volontà di quelli che lo temono, e esaudirà le loro preghiere”[244].

57. Noi arrivammo ai Luoghi Santi il terzo giorno della settimana precedente quella della salutare Passione. Avendo celebrato spiritualmente, con gran felicità, la Pasqua e la santa Resurrezione in compagnia delle sorelle, ella si sottopose di nuovo alla regola abituale, occupandosi dei due monasteri. Avendo visto la perfezione con la quale le monache molto care a Dio adempivano ai salmi nella chiesa, ecco che un altro desiderio divino la pervase e pensò di costruire un piccolo martyrium, dicendo alla mia umile persona: “Ecco il luogo dove sono stati i piedi del Signore.[245] Costruiamo dunque qui un oratorio venerabile, affinché, dopo la mia partenza da questo mondo verso il Signore, l'offerta possa essere celebrata senza interruzione in questi stessi luoghi, per la mia anima e per quella dei miei signori”.[246] E, poiché tutti i suoi voleri e tutti i suoi desideri soddisfacevano il Dio di tutte le cose, il lavoro fu eseguito in pochi giorni. Avendo riunito altri uomini religiosi, ella li alloggiò lì.
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Viaggi di Eudocia

58. Fatto questo, si annunciò l'arrivo a Gerusalemme della molto pia imperatrice che aveva raggiunto la città di Antiochia.[247] Così, riflettendo tra se' su ciò che poteva fare ad un tempo per la gloria di Dio e per l'utilità degli uomini disse: “Se io parto per andarle incontro ho paura di incontrare il biasimo, attraversando le città in questa umile tenuta. Se per contro resto qui ho paura che mi si accusi d'orgoglio per questa condotta”. Così, dopo essersi ancora abbandonata alle sue pie riflessioni, si mise in cammino, dicendo: “E' a noi, che abbiamo preso su noi il giogo del Cristo, poiché ne siamo capaci, che conviene portare un'imperatrice così fedele sulle nostre spalle, che si glorificano della forza del Signore,[248] poiché ai nostri giorni ha stabilito sull'impero una tale amica di Cristo". Ella andò dunque ad incontrarla a Sidone, rendendole azioni di omaggio per l'affetto estremo che ella le aveva testimoniato a Costantinopoli. Ella soggiornò nel martyrium di San Foca[249] dove si dice che abitò la donna di Canaan, fedele al Signore nel Vangelo: “E' vero, Signore, ma i piccoli cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.[250] Così la santa si sforzava, sia nella sua abitazione che nella sua conversazione, sia in tutte le altre occupazioni, di piacere al Signore. Appena l'imperatrice amata da Dio la vide, l'accolse con il più grande rispetto, come sua vera madre spirituale e a buon diritto. Era in effetti per lei una gloria onorare colei che aveva sinceramente glorificato il Re del Cielo. E la santa, riconoscendo a sua volta la sua fede e la pena del viaggio, la incoraggiava a darsi ancora più da fare in fatto di beneficenza. La pia imperatrice le diede allora questa risposta memorabile: “Io mi sciolgo da un doppio voto al Signore: quello di venerare i luoghi santi e quello di vedere mia madre;[251] avevo desiderato in effetti mentre tu servi ancora il Signore nella carne, l'onore di vedere la tua santità”. Nell'eccesso del suo amore spirituale, l'imperatrice amica del Cristo si affrettò a raggiungere il monastero della santa. Una volta entrata, ella guardò le vergini come sue proprie sorelle e, avendo ricevuto molto del bene, desiderò entrare pure nel monastero degli uomini e farsi benedire. Poiché si avvicinava la deposizione delle sante reliquie dei martiri nel martyrium che Melania aveva appena fatto costruire, come noi avevamo detto prima, l'imperatrice domandò che la cerimonia avesse luogo in sua presenza.[252]

59. Il nemico del bene, geloso ancora una volta di un così grande amore spirituale, si ingegnò al momento stesso della deposizione delle sante reliquie, per provocare una storta al piede dell'imperatrice, e causare un trambusto straordinario. Questo successe senza dubbio per mettere alla prova la fede della santa. Questa, alla stessa ora, avendola accompagnata fino alla santa anastasi, seduta davanti alle reliquie dei martiri, rimase a pregare instancabilmente nel digiuno e nell'estrema afflizione fino al momento in cui l'imperatrice la mandò a cercare, essendo cessato[253] il dolore. Quando il male dell'imperatrice si fu placato, la santa non cessava di lottare contro il diavolo che aveva voluto suscitare un tale scandalo verso di loro. Dopo aver trascorso qualche giorno con lei e averle fatto molto del bene, ella l'accompagnò fino a Cesarea.

Fu con molta pena che riuscirono a separarsi l'una dall'altra. Esse erano in effetti molto legate dall'amore spirituale. La santa, una volta tornata, si diede di nuovo all'ascesi, pregando perché fino alla fine, la pia imperatrice fosse restituita in buona salute al suo congiunto, cosa che il Dio di tutte le cose le concesse.[254]
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Miracoli e umiltà

60. Fra i numerosi prodigi che il Signore fece attraverso di lei, proverò a ricordarne almeno qualcuno. Quanto a raccontarli tutti, tanto la loro abbondanza, quanto l'inadeguatezza della quale soffro, me ne rendono incapace.[255] Un giorno dunque, una donna fu afferrata da un demone estremamente cattivo. Avendo serrate la bocca e le labbra, ella fu nell'impossibilità assoluta, durante numerosi giorni, sia di parlare, sia di prendere del cibo, di modo che la fame la mise quasi in pericolo. Molti medici avevano usato su di lei numerose medicine, senza riuscire a farle muovere le labbra. Quando fu dimostrato che l'arte medica non poteva venire a capo del demonio, allora finalmente la condussero presso la santa, seguita dai suoi parenti. La santa, declinando la gloria degli uomini, disse loro: “Peccatrice quale sono, sono incapace io di fare questo, ma portiamola presso i santi martiri e che, per i loro meriti[256] il Dio che ama gli uomini la guarisca”. Quando furono arrivati, la santa invocò con insistenza il Maestro di tutte le cose, prese dell'olio santificato con le reliquie dei santi martiri e, avendo per tre volte toccato la bocca della malata, disse con una voce chiara: “In nome di nostro Signore Gesù Cristo, apri la tua bocca”. Immediatamente, al nome del Signore, il demone preso da vergogna, o piuttosto paura, se ne andò e la donna aprì la bocca. La santa le dette allora da mangiare; tutti quelli che erano testimoni dello spettacolo glorificarono Dio, e la donna guarita rientrò a casa sua piena di gioia, rendendo grazie al Signore. Ugualmente ad un'altra donna, colpita dallo stesso male, rese, attraverso lei, la salute.

61. Un'altra volta ancora, una donna aveva avuto un parto molto difficile e, essendo il feto morto nel seno materno, la poveretta non poteva né vivere, né trapassare. Avendo saputo questo, l'autentica serva del Signore, avendo compassione di lei e fortemente afflitta, piena di pietà per la donna, disse alle vergini che erano con lei: “Andiamo a trovare questa donna in pericolo, per vedere le sofferenze delle persone che vivono nel mondo e per capire almeno da questa da quante miserie Dio ci ha preservato”. Quando esse arrivarono nella casa dove la donna era in pericolo, ella fece una preghiera e subito la malata disse faticosamente, con una voce debole, alla santa: “Abbi pietà di me”. E lei, in piedi, supplicò lungamente e instancabilmente Dio per lei, poi, avendo staccato la cinghia della quale era cinta, la mise su di lei dicendo: “Ho avuto questo dono (eulogia) da un grand'uomo e ho fede nelle sue preghiere per guarirla rapidamente”. In quello stesso momento il cadavere del bambino uscì. Dopo aver alimentato la donna, ella tornò subito in se' e Dio fu glorificato come d'abitudine. Ma ella disse, umiliandosi: “E' stata la cintura di un santo, le sue preghiere hanno guarito colei che era in pericolo.” Così ella attribuiva sempre ai santi i suoi propri successi.

62. Un giorno, una delle vergini che erano con lei le domandò se nell'alto grado di ascesi e di virtù dove ella era non era mai stata tormentata dal demone della vanagloria e della superbia. Ella si mise allora a raccontarci, per nostra edificazione, a tutti: “Da parte mia non ho coscienza di assolutamente nulla di buono in me.[257] D'altronde se pensassi che il nemico semina in me pensieri di superbia sotto il pretesto del digiuno, ecco quello che risponderei: Cosa c'è di straordinario se io faccio dei digiuni di una settimana, quando altre persone durante quaranta giorni completi[258] non mangiano? Anche se non prendo dell'olio, altri non si dissetano neppure con dell'acqua. Ma se il nemico mi avesse suggerito dei sentimenti di orgoglio per le privazioni, confidando nella forza di Dio, ecco che mi opporrei alla sua perversità senza nome: quanti prigionieri presi dai barbari sono stati privati della libertà stessa? Quante vittime della collera regale sono stati privati assieme ai loro beni della vita stessa? Quanti anche dei loro parenti sono stati lasciati nella povertà e quanti altri che, in seguito ad accuse calunniose o al brigantaggio, sono caduti improvvisamente nella povertà da ricchi che erano? Non c'è dunque nulla di straordinario se noi, per i beni incorruttibili e inattaccabili, abbiamo disprezzato i beni terrestri. Quando ancora vedevo il maligno suggerirmi un pensiero di vanagloria, per esempio, io, dopo aver avuto della biancheria raffinata e numerosi abiti di seta fine, ora sono rivestita di crine, io, facendomi completamente miserabile, pensavo a quelli che girano nudi sulla piazza, su delle semplici stuoie, tremanti di freddo. E' così che Dio spingeva lontano da me il diavolo”. E i disegni del nemico, lei diceva, erano manifesti: “Per quel che mi riguarda, più spesso sono stati alcuni uomini che hanno l'apparenza della santità, che mi hanno inflitto dei colpi molto più duri che il nemico. Vedendo che avevo a cuore di realizzare scrupolosamente la parola detta dal Signore al ricco: “Se tu vuoi essere perfetto, vendi quello che ti appartiene e dallo ai poveri e prendi la tua croce e seguimi”[259], mi dicevano: Sicuramente è permesso di farsi povero e asceta a causa del Signore, ma con misura. Quanto a me pensavo a quelli che, in questo mondo, militano al servizio dei prìncipi mortali, come ambiziosi di dignità sempre più grandi, si espongono fino alla morte. Se dunque loro, per il fiore dell'erba[260] - poiché tale è la gloria terrestre - si danno tanta pena, perché io non devo avere a cuore i mezzi per ottenere nei cieli una più grande dignità?” Ed erano questi suoi insegnamenti che facevano bene all'anima ed allo spirito; d'altra parte così grande erano la dolcezza e la calma che ella aveva acquisito che il giorno in cui una sorella che l'aveva afflitta - e naturalmente questo succedeva molto spesso - le domandò perdono, la santa le disse: “Il Signore sa che, essendo indegna, non mi giudico buona neanche a confronto di una donna di mondo; ma con questo ho speranza che il nemico non mi accuserà il giorno del giudizio di essermi coricata con del rancore contro qualcuno”.[261]
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V - LA MORTE

Ultime feste

63. Alla fine di un certo tempo, come un valente corridore, dopo aver percorso lo stadio, aspira al premio,[262] ugualmente ella aveva fretta di essere liberata ed essere con il Cristo.[263] Ella sospirava in effetti, anche lei augurandosi, secondo l'apostolo, “ di rivestire di sopra l'abitazione che viene dal cielo”.[264] Poiché il giorno della santa Natività del Salvatore[265] arrivava, ella disse a sua cugina, la dama Paola: “Andiamo alla santa Betlemme,[266] poiché non so se vedrò ancora, nella mia carne, questa festa”. Esse vi arrivarono dunque e, avendo celebrato tutta la veglia,[267] all'alba esse parteciparono ai misteri formidabili. Infine la santa, come avendo ricevuto una risposta da Dio, parlò così a sua cugina: “Prega per me, poiché da ora in avanti festeggerai da sola la Natività del Signore: perché per me il termine della mia vita nella carne è ormai arrivato. Avendo udito ciò, sua cugina fu grandemente turbata. Essendo ritornate tutte e due dalla santa Betlemme al monastero, subito la santa, senza lamentarsi affatto della fatica della veglia e del cammino,[268] se ne andò nella grotta[269] e pregò senza sosta.

64. L'indomani noi andammo al martyrium del santo protomartire Stefano,[270] - la memoria della sua morte era infatti arrivata - e, dopo aver fatto una riunione lì, ritornammo al monastero.[271] Durante la vigilia io lessi per primo, in seguito lessero tre sorelle, poi dopo tutte le altre, ella stessa lesse, negli Atti, la "dormizione" di Santo Stefano. Appena ella ebbe terminato la lettura stabilita, tutte le suore dissero alla santa: “Buona salute, per numerosi anni possa tu celebrare ancora numerose memorie di santi”. Ma lei, come avendo ricevuto dall'alto una piena assicurazione, rispose loro: “A voi pure, buona salute poiché, per me, non mi udrete più leggere”. A queste parole tutte furono penosamente commosse poiché non credevano che ella avesse detto queste parole profeticamente. E, come se stesse già passando dal mondo verso il Signore,[272] ella lasciò loro un testamento spirituale con queste parole: “Abbiate a cuore, ve lo chiedo, dopo la mia morte, di celebrare l'Officio con timore e vigilanza,[273] poiché è scritto: "Maledetto colui che compie l'opera del Signore con negligenza".[274] Anche se, in effetti, tra pochissimo tempo sarò separata da voi nella carne e non sarò più con voi, Dio, lui che sempre è e riempie tutte le cose, dimora con voi e conosce fino nel profondo del cuore di ciascuno. Abbiate dunque continuamente questo sotto gli occhi e conservate le vostre anime fino alla fine nell'amore e nella purezza, sapendo che tutte noi compariremo davanti al suo temibile tribunale e che ciascuna riceverà sia il salario della sua fatica, sia la sentenza dei suoi errori”.[275] Poiché tutte si dolevano fortemente perché avrebbero perso una guida tanto eccellente e un maestro ispirato di Dio, ella le lasciò e disse alla mia umile persona: “Andiamo al martyrium del monastero degli uomini, per pregare, poiché anche lì riposano delle reliquie di Santo Stefano”.[276] E io, con molta pena, feci quello che mi ordinò la santa e la seguii; quando noi fummo arrivati all'interno del martyrium, come se ella fosse già compagna dei santi martiri, ella fece questa preghiera con le lacrime: “Signore, Dio dei santi martiri, che conosci tutte le cose prima della loro origine,[277] tu sai ciò che ho scelto fin dall'inizio, che ti ho amato con tutto il mio cuore e che, in ragione del tuo timore, le mie ossa si sono incollate alla mia carne.[278] Poiché a te, che mi hai formato dal seno di mia madre, io ho consacrato la mia anima e il mio corpo, e tu, tenendomi per la mia mano destra, mi hai condotto per il tuo consiglio.[279] Ma, essendo mortale, ho spesso peccato in parole e in opere contro di te, il solo puro e senza peccato. Accogli dunque la mia domanda che ti offro con queste lacrime tramite la mediazione dei tuoi santi atleti vittoriosi; purificami, me tua schiava, affinché per venire a te, i passi della mia anima non siano intralciati, e che non mi trattenga il cattivo demone di questo secolo, ma che passi verso te senza macchia, condotta dai tuoi santi angeli,[280] e che sia giudicata degna del tuo celeste letto nuziale, dopo aver ascoltato la parola benedetta che dirai, allora a quelli che ti sono graditi: “Venite, voi benedetti del mio Padre, ricevete in eredità il Regno che vi è stato preparato dalla creazione del mondo”.[281] Tue sono, in effetti, le indicibili compassioni e le profusioni della misericordia,[282] e tu salvi tutti quelli che sperano in te”.[283] Ella si rivolse in seguito ai santi martiri in questi termini: “Atleti del Signore, che spandete il vostro sangue prezioso per confessarlo, lasciatevi toccare di compassione per la vostra umile serva, per me che ho sempre venerato le vostre sante reliquie. E, dato che voi mi avete sempre ascoltato, così ancora adesso, voi che potete dire tutto,[284] siate miei ambasciatori presso Dio, che ama gli uomini, perché accolga la mia anima in pace e conservi i monasteri fino alla fine nel suo timore”. Ella aveva appena terminato la sua preghiera che cominciò subito ad avere dei brividi nella sua povera carne. Ritornando al monastero delle vergini noi trovammo le sorelle che ancora celebravano i salmi.[285] Benche' spossato dal dolore che mi attanagliava, non potendo più stare in piedi, mi ritirai per riposarmi un po', ella se ne ritornò all'Officio. Constatando che ella aveva infine un inizio di debolezza, le suore le fecero molte preghiere dicendo: “Riposati un po': tu non hai più la forza di stare in piedi”. Ma ella non cedette e disse: “Non prima di aver compiuto i salmi del mattino”. E dopo aver terminato tutta la liturgia, ella andò a coricarsi e, presa da un dolore al fianco, ella fu assalita da un'estrema debolezza.
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Addii e raccomandazioni

Avendo mandato a cercare la mia umile persona e tutte le sorelle, ella cominciò a dirmi: “Ecco che vado verso il Signore, prega dunque per me”. Ma io ebbi ancora più male al cuore, ascoltando questo.

65. In seguito ella parlò ancora alle vergini in questi termini: “A voi anche domando di pregare per me, poiché non ho mai voluto del male ad alcuna fra voi. Se, ciononostante talvolta ho detto a qualcuna fra voi una parola un po' dura, è per affetto spirituale che l'ho fatto. Consideratevi dunque come autentiche serve di Cristo. Passate in una scienza perfetta il tempo che vi resta da vivere, affinché, essendo le vostre lampade brillanti,[286] come per il gran Giorno, voi sarete gradite allo sposo celeste. Ecco dunque che vi affido a Dio che ha il potere di custodire le vostre anime e i vostri corpi.[287] Vi affido anche al signor prete, e vi domando di non contristarlo in nulla, ma di essergli sottomesse in tutta umiltà, sapendo che anche lui porta a causa di Dio il vostro fardello[288] e che chi gli resiste e non gli obbedisce rattrista Dio”. Detto questo, ella desiderava essere collocata nell'oratorio e disse: “Trasportatemi più vicino ai santi martiri”.

66. In seguito - i suoi dolori aumentavano ancora - ella ci disse: “Il giorno si è compiuto”. E tutte si lamentavano tristemente; soprattutto le vergini si affliggevano, private di una madre veramente tenera. Vedendo che avevo un cuore veramente in pena, la santa mi disse, il quinto giorno della sua malattia,[289] giorno nel quale ella morì: “Figlio mio, tutte le vostre preghiere e i vostri pianti non servono a nulla. Poiché ho sentito una voce dirmi nel mio cuore che devo assolutamente, secondo la decisione del Signore, essere liberata dai legami del mio corpo e andarmene verso il Signore”.[290] Ora, quando la domenica cominciava a schiarire[291], ella mi disse, prima del sorgere del sole: “Fammi il favore di celebrare per noi la santa anafora”. Mentre offrivo, non potevo, a causa del mio dolore, parlare forte. Non avendo udito l'epiclesi,[292] ella mi fece dire, a me che ero in piedi all'altare: “Alza la voce perché io possa udire l'epiclesi”.

67. Appena ella ebbe finito di prendere parte ai santi misteri, il vescovo molto caro a Dio arrivò con il clero. Espressero qualche riflessione appropriata sulla salvezza dell'anima, dopo di che la santa gli disse: “Ricevi in deposito il prete e i monasteri, e abbi cura di tutto come un buon pastore di pecore ragionevoli, secondo l'esempio del tuo maestro”. E lui, vedendo quale tesoro stava abbandonando il mondo, fu grandemente turbato. La santa, dopo avergli domandato la comunione,[293] lo congedò in pace.

68. In seguito entrarono i monaci del suo monastero, molto cari a Dio. Ella disse loro: “Vi raccomando, sul punto di lasciare questa vita passeggera, e vi prego di dare in tutto soddisfazione al prete, sapendo che in lui è al Dio di tutte le cose che voi date soddisfazione, perché lui stesso, essendo libero da tutto, si è fatto vostro schiavo[294] a causa del Signore, e, senza esservi obbligato, porta il vostro peso”.[295] Entrarono poi gli altri monasteri e numerosissime persone della città. E lei, veramente forte, nonostante quegli acuti dolori che attaccavano il suo corpo, non cedeva per nulla, ma, con cuore imperturbabile, con molta grandezza d'animo, faceva le sue raccomandazioni a tutti, come si conveniva. Dopo di che entrò presso di lei sua cugina la dama Paola, con tutti i suoi famigliari. Ella fece a tutti le sue raccomandazioni, e consolava particolarmente quella che soffriva moltissimo di separarsi da lei; e, dopo molte benedizioni e preghiere, ella li congedò.

Come ultimissima cosa, ella indirizzò alla mia umile persona le seguenti parole: “E' superfluo pregare l'amico di Dio quale tu sei di avere la preoccupazione dei monasteri. In effetti finche' io ancora vivevo nella carne eri tu che portavi la preoccupazione e il peso di tutto, e mi davi in tutto una mano. E' per questo che ancora adesso io ti affido i monasteri e ti chiedo, in mia assenza, di avere per essi ancora maggior cura.[296] Dio te ne renderà il salario nel secolo futuro”.[297] Avendo fatto a tutti le sue raccomandazioni nella pace, ella disse: “Mettetevi in preghiera”. Fu così che ella congedò tutti dicendo: “Ora lasciatemi riposare”. Alla nona ora circa[298] ella perse conoscenza. E noi, supponendo che ella fosse spirata, cominciammo a tendergli le gambe. Ma ella, essendosi un poco ripresa, con una voce flebile disse alla mia umile persona: “L'ora non è ancora venuta”. E io, non avendo la forza di sopportare il dolore che mi opprimeva, le risposi: “Quando sarà arrivata l'ora tu ce lo dirai?”. “Si!”, disse lei. Ella voleva significare da questo, io penso, che lei non aveva bisogno che si raddrizzasse il suo corpo dopo la sua morte. Con me rimasero dei santi uomini. Tale in effetti era sempre stato il suo desiderio: rendere lo spirito in mezzo ai santi.[299] Arrivarono di nuovo il vescovo, molto caro a Dio, e i santi anacoreti che vivevano presso Eleuteropoli, che dissero alla santa: “Tu che hai combattuto sulla terra una buona guerra,[300] te ne vai gioiosa presso il Signore e tutti gli angeli ne gioiscono. Ma noi, noi siamo fortemente abbattuti di essere privati del tuo sostegno benefico per l'anima”.

Al che ella rispose questa ultima parola: “Come è parso buono al Signore, così è successo”.[301] E subito ella rese al suo Maestro dolcemente e serenamente, con gioia e allegria, la sua santa anima, la sera stessa del santo giorno di domenica, affinché anche lì apparisse il suo grande amore per il Signore e per la sua santa Resurrezione.
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Funerali e gloria celeste

Le sue sante spoglie non avevano più bisogno di alcuna sistemazione. Le sue gambe, in effetti, si trovavano stese, le sue due mani serrate contro il petto, le sue palpebre chiuse in modo naturale. In seguito, come ella aveva raccomandato, i santi padri che si erano riuniti da diversi luoghi, dopo avere, tutta la notte, recitato solennemente i salmi e le letture, la seppellirono.

69. Degni della sua santità furono i vestimenti funebri[302] che mi è sembrato necessario segnalare per utilità di quelli che mi leggono. Ella aveva la tunica di un certo santo, il velo[303] di un'altra serva di Dio, di un'altra un pezzo di “leviton”[304], di un'altra la cintura della quale ella si cingeva quando era ancora in vita, di un'altra il cappuccio e, a guisa di cuscino, il cappuccio di crine di un santo del quale noi avevamo fatto un cuscino e che avevamo messo sotto la sua testa venerabile.[305]

Poiché era naturale che la si seppellisse con le vesti di quelli dei quali, durante la sua vita, aveva acquistato le virtù.[306] Ella non portava stoffe di lino, salvo il lenzuolo funerario nel quale noi l'avvolgemmo sopra ai suoi abiti.

70. La santa raccolse i frutti della sua preghiera e se ne andò verso il cielo con gioia, rivestita delle virtù, come di un mantello. Anche le forze nemiche non la turbarono, non avendo potuto trovare nulla in lei che appartenesse loro. I santi angeli le vennero incontro con gioia, poiché lei aveva imitato nel suo corpo corruttibile la loro impassibilità.[307] Ugualmente i santi profeti e apostoli, dei quali ella aveva realizzato nelle azioni la vita e gli insegnamenti, la presero in mezzo ai gioiosi, nel loro coro. I santi martiri, dei quali ella aveva glorificato la memoria e sopportato volontariamente le lotte, le vennero incontro con allegrezza. Così ella raccolse nei cieli “quello che l'occhio non ha mai visto, che l'orecchio non ha mai udito e che non è salito fino al cuore dell'uomo, quello che Dio ha preparato per quelli che lo amano”.[308] A Lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.
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[Melania la Santa] - [Testimoni diretti]