Vita di Santa Melania Juniore | di padre Modesto Ivano Giacon |
Nascita e fanciullezza |
Santa Melania Juniore nacque a Roma verso la fine deI 383. Era figlia di Valerio Publicola
della nobilissima stirpe dei Valeri, celebre fin dai tempi della Repubblica Romana per una
lunga serie di consoli e di magistrati. La madre di Melania, Albina, discendeva dalla famiglia
Celonia ed era cristiana. Il padre di Albina, invece, era pontefice di Vesta. |
Sposa e madre |
Melania, sull'esempio di nobili fanciulle cristiane, desiderava consacrarsi a Dio nella
verginità. Ma Publicola, per salvaguardare il ricco patrimonio della casa e per
continuare la sua stirpe, la promise in sposa al figlio di un suo cugino. Nel 397, a
quattordici anni, Melania si unì in matrimonio a Piniano diciassettenne. La giovinetta,
forzata a sposarsi e tristemente impressionata dalla licenziosità delle famiglie romane,
chiese alla sposo di vivere in totale continenza. Piniano non acconsentì. Nacque presto
una bambina, che morì poco dopo. Melania rinnovò la sua richiesta, ma intervenne
il padre, allontanandola dalle persone che, secondo lui, la distraevano dal tenore di vita che
egli sognava per lei. La notte di San Lorenzo del 399 Publicola non le permise di celebrare la
veglia nella basilica del Santo con tutti i fedeli. Melania fu costretta a rientrare in casa,
dove passò l'intera notte in preghiera, inginocchiata sul pavimento. La mattina seguente
si recò in basilica per la Messa. Tornata a casa, fu costretta a letto, per un parto
prematuro. Diede alla luce un bambino, che morì il giorno appresso. La giovanissima
mamma in quei giorni fu tra la vita e la morte. Piniano, che l'amava teneramente, corse alla
basilica di San Lorenzo ad impetrarne la guarigione e promise che se fosse guarita avrebbe
assecondato il suo desiderio di vivere in perfetta continenza. Ottenne il miracolo e mantenne
la promessa. |
Rinuncia alle ricchezze |
La madre Albina e lo sposo Piniano vollero seguirla nel suo impegno di maggiore conformità a Cristo, povero e umile. Con lei lasciarono il ricchissimo palazzo di Roma e andarono a vivere in una villa di campagna. La loro casa diventò presto centro di ospitalità, di carità, di vita religiosa. Le sostanze dei Valeri, di cui Melania, dopo la morte del padre, era diventata unica erede, ammontavano ad un valore inestimabile. La giovane matrona, nella sua sensibilità cristiana, si sentiva oppressa da quella immensa ricchezza. D'accordo con Piniano, pensò di vendere gran parte del patrimonio per aiutare le chiese e i poveri. Appena i parenti ebbero sentore di questo progetto, aizzarono contro i due giovani sposi i contadini e i servi. E fu così forte la guerra scatenata soprattutto dal fratello di Piniano, Severo, per impedire la vendita che Melania fu costretta a ricorrere all'imperatore Onorio. Si presentò a Serena, suocera dell'imperatore, che rimase fortemente colpita dall'umile contegno e dall'abito dimesso della giovane matrona e le ottenne subito un rescritto imperiale, che incaricava le autorità delle province, sotto la loro personale responsabilità, a favorire la vendita delle proprietà dei Valeri e a consegnarne direttamente il prezzo a Melania. Con la somma ricavata diede aiuto e soccorso ai poveri, ai malati, agli schiavi, ai pellegrini, alle chiese e ai monasteri in tante parti dell'impero. Lo storico contemporaneo Palladio assicura che i monasteri di Egitto, Siria, Palestina ricevettero forti aiuti da Melania e che in una sola volta liberò ottomila schiavi. |
Viaggi in Italia, Africa, Palestina |
Nel 406 con Piniano e la madre, Melania si recò a Nola presso San Paolino, vescovo della città e suo lontano parente. Il Santo, in un bellissimo carme latino, ricorda come la generosa patrizia lo aiutò con le sue ricchezze nella costruzione della basilica di San Felice, patrono della città, e dei molteplici edifici annessi. La ringrazia anche perché con il suo sostegno poté realizzare l'acquedotto e incrementare e abbellire Nola. Melania, intimorita dall'invasione dei Goti, che scendevano verso l'Italia meridionale e conquistavano e bruciavano Reggio, dopo una brevissima sosta nella sua villa di Messina, con il marito e la madre si recò in Africa a Tagaste. incontrò Sant'Agostino, che, in una sua lettera, chiama i tre: “astri luminosi della Chiesa”. Costruì due monasteri, uno maschile e uno femminile. Nel primo si ritirò Piniano con alcuni servi, che l'avevano seguito, e nell'altro Melania con la madre e parecchie donne. Nel 417 lasciò l'Africa per pellegrinare in Palestina. Si sistemò coi suoi a Gerusalemme. Qui incontrò sua cugina Paola, nipote di Santa Eustachio, che la presentò a San Girolamo, guida spirituale di un gruppo di pie matrone, dedite nel paese di Gesù, alla contemplazione e alla penitenza. Fondò anche qui due monasteri. In quello femminile si ritirò con la madre. Scrisse una regola, ricca di umanità e di dolcezza, molto diversa da quelle allora in vigore che prescrivevano un'austera disciplina anche fisica. Si nota in essa chiaramente un'influenza romana e occidentale, in particolare nell'insistenza sulla pratica liturgica con la recita del Salterio e le celebrazioni eucaristiche. |
Claustrale a Gerusalemme |
Santa Melania passava le giornate, oltre che nella prolungata preghiera, nello studio e nella meditazione della Sacra Scrittura e nella trascrizione in latino e in greco dei libri sacri, che distribuiva ai vari monasteri. Duecento anni dopo la sua morte circolavano ancora manoscritti attribuiti a lei. Leggeva l'intera Bibbia quattro volte l'anno. La conosceva così bene che il suo biografo asserisce che s'era trasformata in succo e sangue suo e che l'abituale parlare rifletteva il linguaggio biblico. Cercava con avidità i commenti dei Padri e degli scrittori ecclesiastici, che leggeva assiduamente con grande profitto. Le varie comunità di vergini avevano in lei non solo una madre tenerissima, ma anche un'impareggiabile e colta maestra di spirito. Nel 431, dopo quattordici anni di vita in Palestina insieme con la figlia, morì santamente la madre di Melania, Albina, e l'anno dopo anche Piniano. Il Martirologio Romano lo annovera nel catalogo dei Santi. Melania seppellì i suoi cari uno accanto all'altro, sul Monte degli Ulivi. Vicino costruì per sé una piccola cella ed in seguito un monastero, nel quale si ritirò. |
Conversione dello zio |
Cinque anni dopo la morte dello sposo, venne a sapere che Io zio Volusiano, già prefetto di Roma, era giunto a Costantinopoli con un'ambasciata presso l'imperatore. Nonostante i tentativi di Sant'Agostino e di San Paolino di Nola, egli era rimasto pagano, non tanto per convinzione quanto perché i molti suoi amici lo dissuadevano dal convertirsi al cristianesimo, soprattutto ricordandogli i precetti morali che la legge evangelica imponeva. Melania, fiduciosa in Dio e nella potenza della preghiera, lasciò Gerusalemme e si recò dallo zio. In quel tempo egli cadde malato. La dolcezza, la pietà, la viva e luminosa testimonianza cristiana della nipote scossero il cuore di Volusiano, che chiese il battesimo. Gli fu amministrato la vigilia dell'Epifania del 437 da San Proclo di Costantinopoli. Morì il giorno dopo. |
Morte di Santa Melania |
Tornata a Gerusalemme, Melania continuò la sua vita di sempre nel monastero, dedita
alle lunghe ore di preghiera e di contemplazione, alle celebrazioni liturgiche, allo studio e
all'esercizio della penitenza. padre Modesto Ivano Giacon [1] |
Note |
[Nota 1] Padre Modesto Giacon, canossiano, è stato il terzo parroco, in ordine di tempo, della parrocchia di S.Melania all'AXA in Roma. [Melania la Santa] |