S.Salvatore in Chora, esonartece, Cristo chora ton zonton, dimora dei viventi (clicca per la spiegazione del nome)
San Salvatore in Chora.
Innanzitutto il nome. In turco questo luogo viene chiamato Kariye Camii, cioè Moschea di Chora, poiché la stragrande maggioranza delle Chiese bizantine sono state trasformate in moschee, subito dopo la conquista turca di Costantinopoli. Questa trasformazione ha portato alla distruzione di tutto il patrimonio artistico dei mosaici e degli affreschi contenuti in queste chiese. Pensate che questa chiesa è l’unica ancora esistente che abbia conservato gran parte della decorazione iconografica originaria.
Vi ho consegnato una scheda che segnala le chiese più importanti che esistevano prima della caduta di Costantinopoli. Gli studiosi calcolano che c’erano qui a Bisanzio, nel periodo di massimo splendore, 450 Chiese e 340 monasteri circa, tutti completamente affrescati o con mosaici. Di questi si sono conservati solo le immagini di San Salvatore in Chora, i pochi mosaici che abbiamo visitato in Santa Sofia ed alcuni superstiti nella Chiesa della Theotokos Pammakaristos (“la Madre di Dio in tutto beatissima”), detta in turco Moschea Fethiye, Fethiye Camii. Di tutto il resto non si è conservato praticamente nulla, poiché nella trasformazione in Moschee – a motivo del rifiuto delle immagini caratteristico dell’Islam – tutte le raffigurazioni cristiane sono state cancellate. Qui a San Salvatore in Chora esse si sono conservate, perché tutto era stato ricoperto di intonaco e, una volta che lo Stato ha acquisito questo edificio e lo ha trasformato in Museo, è stato possibile riportare alla luce tutta la bellezza di queste immagini che sono davanti ai vostri occhi. Anche qui, come a S. Irene ed a S. Sofia è proibito celebrare.
Ma cosa vuol dire “in Chora”? Sentirete qualcuno che collegherà questo nome con la dislocazione dell’edificio ai margini della città, vicino alla campagna: è segno che non conosce bene questa chiesa, nella quale il nome “chora”, in senso teologico, ricorre così tante volte nei mosaici, che non si capisce come si possa ignorare questo fatto.
Vogliamo iniziare la visita di questa chiesa, proprio a partire dai mosaici nei quali appare il nome “chora”; ne visiteremo così innanzitutto l’asse verticale. Vediamo innanzitutto le lunette delle due porte che si susseguono, per entrare nel naòs, cioè nella chiesa vera e propria. Vedete che Cristo è chiamato due volte η χωρα των ζωντων (chora ton zonton), cioé “dimora dei viventi”.
Quando saremo entrati nel naòs, troveremo, fra i pochi mosaici rimasti della chiesa vera e propria, alla sinistra dell’abside ancora una volta l’immagine del Cristo, questa volta intera, con il libro aperto sul quale è scritta la frase evangelica: “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò”.
Ecco il significato di chora! Cristo è la Chora, la dimora, la casa, dove ogni uomo abita e trova riposo. Dov’è il nostro posto? È in Cristo! Solo lì troviamo la vita, la difesa, il senso, l’amore del Padre, insomma tutto! Tornano in mente le parole del vangelo di Giovanni: «Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre». È la nostra casa, perché noi siamo “figli del Padre”. È la nostra identità più vera. E non abbiamo altra casa, altro luogo dove dimorare. Anche gli apostoli, appena conosciuto Gesù, gli domandano, nel vangelo di Giovanni: «Maestro, dove abiti?» E - continua il testo - «quel giorno si fermarono presso di lui». È il tema che già abbiamo meditato tante volte del “dimorare” in Gesù.
Ma il termine chora non ricorre in questa chiesa solo in relazione al Cristo. Se vi voltate indietro, vedete in alto, proprio sulla porta di ingresso dell’esonartece, un mosaico di Maria con il Bambino con l’iscrizione che si riferisce questa volta alla Vergine Maria η χωρα του αχωρητου (chora tou achoretou), cioè “Dimora dell’Incontenibile”.
Dio è incontenibile, nessuno può fargli una dimora, una casa, un tempio dove farlo abitare, perché egli è infinitamente più grande di qualsiasi “casa” l’uomo possa anche solo pensare. Ma è Dio stesso a degnarsi di farsi piccolo, di farsi carne e di abitare nel grembo di Maria, Lui che è, di per sé, incontenibile. È stata Maria la “dimora” di Dio in terra.
Maria, chora tou achoretou, è raffigurata sulla porta di ingresso, proprio perché lei è la porta dell’incarnazione: Dio viene ad abitare nel mondo attraverso di lei. Ma, attraverso di lei, ci è concesso di passare poi per la porta che è il Cristo, la dimora di Dio fra gli uomini, per poter anche noi, credenti e viventi, abitare presso di lui.
Anche l’iscrizione chora tou achoretou relativa a Maria si ripete: la ritroviamo nella Deesis nell’endonartece ed, ancora, nell’immagine di Maria a figura piena che è nel naòs, alla destra dell’abside.
Nella cupola del naòs doveva essere rappresentato il Cristo pantocratore, come è abituale nelle chiese bizantine. All’interno del naòs è rappresentata sulla porta d’uscita la kòimesis o dormitio Mariae a ricordare, a coloro che uscivano dalla liturgia il futuro di gloria che attende i cristiani.
La spiegazione di San salvatore in Chora è suddivisa, in questa Gallery, in 5 parti:
-Spiegazione generale della chiesa di S. Salvatore in Chora, del suo nome e della sua iconografia all'immagine presente
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/Cristo+chora+ton+zonton+e+teodoro+metochite.jpg.html ">Spiegazione sulla figura del Logoteta Teodoro Metochites</a>
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/parekklesion+anastasis.jpg.html">Spiegazione del Parekklesion di S. Salvatore in Chora </a>
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/turchia+2008+ii+830.jpg.html">Spiegazione dell’esonartece di S. Salvatore in Chora</a>
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/turchia+2008+ii+875.jpg.html">Spiegazione dell’endonartece di S. Salvatore in Chora</a>.
Le foto seguono l'itinerario di visita suggerito da Gli scritti.
La Gallery è curata dal sito <a href="http://www.gliscritti.it">www.gliscritti.it</a>.