Laodicea: via colonnata romana (clicca sulla foto per leggere sull'Apocalisse ed il montanismo a Laodicea)
A Laodicea, prima di leggere la lettera dell’Apocalisse rivolta a questa chiesa, si è tornato a dare alcune indicazioni sull’ultimo libro della Bibbia. Proprio nell’Apocalisse troviamo l’imperativo di scrivere, comando che è successivo cronologicamente a quello dell’invio in missione degli apostoli. «Scrivi le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo» dice il Signore a Giovanni (Ap 1, 19).
Si è riflettuto su come la visione della storia manifestata dall’Apocalisse si contrapponga ad una visione puramente materialista, nella quale niente avrebbe senso, poiché nessuno disegno guiderebbe il tempo; la materia casualmente avrebbe generato la libertà, l’amore e la ragione, realtà destinate a scomparire una volta che l’entropia giungerà al suo culmine, se non ci fosse la presenza di Dio prima ed al di sopra della materia.
Ma, d’altro canto, la visione dell’Apocalisse si contrappone anche ad un puri spiritualismo, poiché presenta la forza devastante del bene, alla quale si contrappone con forza il Dio fatto carne che opera efficacemente nella storia e conduce la chiesa alla salvezza. Si è tornati sul capitolo quinto dell’Apocalisse, già commentato ad Efeso, al tempio di Domiziano, per parlare del pianto dinanzi alla storia ed alla vita che sembrano incomprensibili, finché l’Agnello non si asside sul trono divino e viene proclamato che egli è l’unico capace di aprire il libro della storia (cioè di mostrarne il senso).
Si è sottolineato come, nei ritmi settenari dell’Apocalisse, non conti il settimo elemento, ma, piuttosto, è importante che gli elementi siano sette. Il libro della storia è sigillato con sette sigilli: questo vuol dire che è sigillato in maniera totale, assoluta, completa. Si susseguono gli interventi di Dio al ritmo dei 7 sigilli, delle 7 trombe, dei 7 flagelli, delle 7 coppe: questo vuol dire che l’azione di Dio è totalmente efficace. Si chiede a Giovanni di scrivere lettere alle 7 chiese: questo vuol dire che quelle lettere sono scritte non solo a 7 chiese particolari, ma alla totalità della chiesa.
Cristo appare in mezzo ai 7 candelabri, che rappresentano le 7 chiese: l’Apocalisse vuole così dire che Cristo è realmente presente sempre in mezzo alla sua chiesa ed è ormai inseparabile da lei.
L’Apocalisse si radica nell’Antico Testamento, mostrando l’unità della Bibbia e della storia della salvezza (si pensi al fatto che molti studiosi affermano che ci sono almeno 300 citazioni o allusioni veterotestamentarie nell’Ap, ma altri arrivano a vederne addirittura 700) ed insieme apre questa storia al suo compimento, quando la Gerusalemme celeste scenderà dal cielo, dopo il giudizio e la distruzione di Babilonia: in essa ci sarà nuovamente l’albero della vita (che era presente in Gen 2 e 3) e non ci sarà alcun tempio, perché l’Onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio (Ap 21, 22), perché la comunione con Dio sarà piena.
È stata poi letta la lettera alla chiesa di Laodicea, con i suoi famosi passaggi sulla tiepidezza (Ap 3, 14-22). Nel commentarla si è fatto riferimento anche al rischio opposto del rigorismo che fu proposto proprio qui in Frigia da Montano e dai suoi seguaci (a Gerapoli Montano fu scomunicato). Il montanismo si presentò inizialmente come uno scisma senza eresia, ma pian piano rivelò il suo vero volto. Montano disprezzava il matrimonio, invitando tutti al celibato ed alla verginità. Inoltre rifiutava la penitenza: chi aveva peccato non poteva più essere assolto e veniva considerato non più degno della chiesa. Dal rigorismo si passava ad una concezione elitaria della chiesa, nella quale potevano permanere solo i puri.
Sappiamo dall’Adversu Praxean di Tertulliano che Prassea era accusato anche di negare lo Spirito oltre al Figlio (Prassea era un eretico che negava la personalità del Figlio), perché rifiutava la dottrina di Montano; Montano, infatti, si riteneva la voce del Paraclito e asseriva che tutto ciò che proponeva insieme alle due profetesse che lo seguivano, Massimilla e Priscilla, veniva direttamente dallo Spirito Santo. Essi negavano così la presenza dello Spirito nell’istituzione della chiesa e se ne arrogavano le prerogative. Il rifiuto della gerarchia era in realtà correlativo al ruolo che si autoaccordavano di vere ed uniche guide spirituali della chiesa.
Si è, infine, accennato alla chiesa di Colossi; la città non è stata ancora scavata, ma i suoi resti sono sepolti in una piccola collina vicinissima a Laodicea e Geraopoli, presso l’odierna Honaz. A quella comunità è rivolta la lettera ai Colossesi, che riceve l’invito di far leggere la lettera anche ai cristiani di Laodicea e di leggere la lettera rivolta ai laodicesi (che è, invece, perduta), cfr. Col 4, 16. La lettera ai Colossesi è un altro testo che parla del ‘mistero’ di Dio rivelato in Cristo (se ne è già parlato ad Efeso) ed in essa troviamo la straordinaria espressione che condensa tutto il cristianesimo: «In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9). La gnosi che rifiuterà la materia ed il corpo si scaglierà contro il cristianesimo proprio perché non accetterà la corporeità di Gesù come il luogo della presenza piena di Dio.