Efeso: il Tempio di Domiziano che ispirò l'Apocalisse (clicca sull'immagine per leggere)
II tappa: dinanzi al tempio di Domiziano, svoltando a sinistra, presso l’arco della fontana di Domiziano, dove si trova un po’ di ombra.
È probabilmente il tempio che è stato all’origine della stesura dell’Apocalisse (cfr. su questo l’articolo <a href="http://www.gliscritti.it/approf/2007/papers/biguzzi110707.htm">Il tempio e la statua che provocarono la composizione dell’Apocalisse</a>, del prof.Giancarlo Biguzzi). In Ap 13, 14 si parla, infatti, della seconda bestia che dice agli abitanti di erigere una statua alla prima bestia che, a sua volta, aveva ricevuto il potere dal drago. Il tempio di Domiziano è un tempio voluto dall’imperatore per la divinizzazione della dinastia Flavia. Il museo di Efeso custodisce i resti (la testa ed un braccio) di una colossale statua che era stata identificata come raffigurante Domiziano stesso, mentre ora si propende a considerarla come immagine del fratello Tito. L’autore dell’Apocalisse sarà esiliato a Patmos, che si trova non lontano da Efeso; l’isola appartiene oggi alla Grecia.
In questa II tappa sono state date alcune chiavi di lettura del simbolismo dell’Apocalisse ed, in questo modo, del significato dell’intero libro. La seconda bestia è simbolizzata dal numero 666: tale numero, per l’Apocalisse, è un numero fallimentare, perché 6 è la metà di 12, il numero della chiesa che viene salvata. Inoltre l’Apocalisse aggiunge che tale numero “rappresenta un nome d’uomo” (Ap 13, 18). Chi porta quel numero, cioè, non ha la forza di Dio, ma morirà come tutti gli uomini ed il suo potere è temporaneo (cfr. su questo l’articolo <a href="http://www.gliscritti.it/approf/2008/papers/lonardo180408.htm">Dare i numeri nell’Apocalisse</a>, di Andrea Lonardo.
L’Apocalisse è, insomma, un libro cristiano, che rivela che, dinanzi al non senso della storia, solo l’agnello, cioè il Cristo che offre la vita e risorge, è in grado di manifestare il significato della vita umana (Ap 5). Per comprendere la verità di questa domanda si è fatto riferimento al film di Ingmar Bergman Il Settimo sigillo (da leggere in parallelo con Il posto delle fragole, girato solo un anno dopo) nel quale il regista svedese pone in forma poetica la grande domanda: a cosa serve vivere? Il cavaliere che, giocando a scacchi con la morte, cerca di capire la vita e si domanda cosa sia necessario fare prima di morire, perché la vita sia degna del proprio nome, è un’immagine potente che chiede quale speranza sia destinata all’uomo.
Il termine “apocalisse” vuol dire “rivelazione”: l’ultimo libro della Bibbia annuncia così che la vittoria definitiva appartiene non al male, ma al Cristo ed alla Chiesa da Lui salvata. L’Apocalisse non solo insegna che il male esiste e non è solo apparenza, ma ben più radicalmente inimicizia verso Dio e verso l’uomo, ma ancor più che il male non ha l’ultima parola, poiché gli è stata strappata dall’amore del Cristo. L’uomo può e deve vincere la paura del male, perché appartiene a Cristo. Proprio il numero dei 144.000 (12 tribù d’Israele per 12 apostoli per 1000 generazioni, cioè per tutta la storia) rappresenta tutti i cristiani di ogni generazione, la Chiesa nella sua interezza, tutti coloro che sono radicati nell’antica e nella nuova alleanza: dal Cristo è nata e raggiungerà la sua pienezza la Gerusalemme celeste.