S.Salvatore in Chora, Parekklesion, l'Anastasis (clicca per leggere una spiegazione del Parekklesion)
Possiamo entrare ora nel Parekklesion (“cappella a fianco della chiesa”), costruzione che è stata certamente rinnovata da Teodoro Metochites. Egli deve aver effettivamente pensato al Parekklesion come luogo della propria sepoltura che deve aver avuto luogo qui. Ma non dobbiamo dimenticare che la Chiesa, che preesisteva a Teodoro, era nota come custode delle reliquie di grandi santi che erano qui venerati.
La tradizione vuole, infatti, che il monastero di San Salvatore in Chora sia stato il rifugio ed il luogo di accoglienza dei monaci della regione palestinese che venivano a Costantinopoli, da quando, per primo, vi fu ospitato San Saba (439-532), il fondatore di Mar Saba nel deserto di Giuda. San Salvatore in Chora divenne poi uno dei punti di riferimento dei sostenitori delle icone, durante la crisi iconoclasta, quando vi fu confinato il Patriarca Germano I (715-730) ed, un secolo dopo, quando si trasferirono qui gli iconoduli (coloro che veneravano le immagini ed erano contrari all’iconoclastia) palestinesi Michele Sincello ed i suoi discepoli, Teofane e Teodoro “hoi Graptoi” (cioè “gli iscritti”, per via dei dodici trimetri ingiuriosi, composti di pugno dall’Imperatore Teofilo da essi sbugiardato in una disputa dottrinale, che erano stati marchiati a fuoco sulla loro fronte). Le reliquie di S. Teofane Graptos qui custodite furono preda dei crociati, dopo il 1204, e se ne persero le tracce.
Tutta l’iconografia del Parekklesion, pensato come luogo di sepoltura dei santi e dello stesso Teodoro Metochites, ci parla di resurrezione e vita eterna. Nell’abside vediamo la discesa di Gesù agli Inferi, secondo la tipica rappresentazione bizantina. Aperte e calpestate le porte degli inferi che impedivano la resurrezione e gettate via le chiavi con le quali i morti erano imprigionati, legato e gettato a terra ormai impotente il Maligno, Cristo può prendere per mano Adamo ed Eva – e con essi tutti i morti – e condurli alla resurrezione. Tutti gli uomini delle generazioni precedenti sono rappresentati: santi, re, profeti, con in testa, a sinistra, Giovanni Battista ed, a destra, Abele, il primo dei morti nella storia biblica.
Subito vicino vediamo le raffigurazioni degli episodi evangelici che prefigurano la resurrezione finale: la resurrezione della figlia di Giairo e la resurrezione di Lazzaro.
Sotto la discesa agli Inferi di Cristo nell’abside, i santi fanno corona: troviamo le splendide figure di 6 padri della Chiesa: S. Atanasio, S. Giovanni Crisostomo, S. Basilio, S. Gregorio il Teologo (Gregorio di Nazianzo), S. Cirillo d’Alessandria (colui che preparò il Concilio di Efeso e spalancò così anche le successive affermazioni di Calcedonia affermando la Theotokos e l’unità secondo l’ipostasi); l’ultimo a sinistra, che non è possibile identificare con certezza, dovrebbe essere S. Nicola.
Se facciamo qualche passo indietro vediamo nella volta gli affreschi dedicati al Giudizio universale, che completano quello dell’anastasis. Ecco il tempo della storia che finisce – vediamo il cielo che viene arrotolato, secondo il testo di Ap 6,14: «Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto». Il tempo, come dice S. Paolo, ha ormai “ammainato le vele”, è giunto in porto, ha raggiunto la sua meta finale e scompare per lasciare il posto all’eternità. Vediamo, nei pennacchi, il mendicante Lazzaro nel grembo di Abramo e l’uomo ricco (“epulone”) tra le fiamme dell’inferno. Nella lunetta di sinistra si vedono i beati che entrano in paradiso. Un serafino è vicino alla porta del Paradiso per custodirla e, attraverso di essa, primo dopo il Cristo, è già passato il “buon ladrone”, mezzo nudo, con la sua croce in spalla. Al centro della volta, verso l’abside, il Cristo in trono ed, in basso, il trono dell’Etimasia, con gli strumenti della passione. A destra, i dannati che si dirigono verso l’inferno. Nei pennacchi verso l’uscita, si vedono la terra ed il mare che restituiscono i morti – affresco molto rovinato – e, dall’altro lato, un anima protetta da un angelo.
La campata con la cupola è tutta dedicata a Maria. La vediamo in gloria con il Bambino, insieme agli angeli nella cupola. Sotto di lei, negli spicchi, sono affrescati quattro innografi, cioè quattro padri che hanno composto inni sacri: S. Teofane Grapto, del quale abbiamo già parlato, S. Cosma il Melode (sec.VIII), S. Giovanni Damasceno, anche lui di Mar Saba, come S. Saba, S. Giuseppe l’Innografo (sec. IX).
Nelle lunette sono narrati episodi dell’Antico Testamento che sono visti come prefigurazioni di Maria e della futura venuta del Cristo: Giacobbe in lotta con l’angelo e l’episodio della scala che tocca il cielo. Si vedono, in cima alla scala, Maria con il Bambino. È con lei che cielo e terra si toccano.
A fianco, Mosè dinanzi al roveto ardente, immagine della verginità e della maternità divina di Maria: si vede Maria ed il bambino all’interno del roveto.
Altre immagini si riferiscono all’arca dell’alleanza, vista anch’essa come prefigurazione della vera arca dell’alleanza, che è Maria che porta in sé il Figlio di Dio. Altre ancora al Tempio di Gerusalemme – vediamo Aronne ed i suoi figli e l’angelo che assicura ad Isaia che Gerusalemme sarà protetta da Dio.
Possiamo concludere, citando alcune parole di S. Cirillo d’Alessandria, che abbiamo visto raffigurato nell’abside del Parekklesion e che canta Maria proprio con i termini caratteristici di questa chiesa, “dimora dell’incontenibile”:
«Ti saluto, Maria, tempio che accoglie; Ti saluto, Maria,
tesoro della terra; ti saluto, Maria, colomba immacolata;
Ti saluto, Maria, lampada che non si spegne;
da te infatti è nato il sole di giustizia.
Ti saluto, Maria, dimora dell’Incontenibile che hai accolto l’unigenito Verbo Dio, che hai fatto germogliare, senza aratro e senza seme, la spiga che non marcisce».
La spiegazione di San salvatore in Chora è suddivisa, in questa Gallery, in 5 parti:
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/turchia+2008+ii+834.jpg.html ">Spiegazione generale della chiesa di S. Salvatore in Chora, del suo nome e della sua iconografia</a>
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/Cristo+chora+ton+zonton+e+teodoro+metochite.jpg.html ">Spiegazione sulla figura del Logoteta Teodoro Metochites</a>
-Spiegazione all'immagine presente
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/turchia+2008+ii+830.jpg.html">Spiegazione dell’esonartece di S. Salvatore in Chora</a>
-<a href="http://www.gliscritti.it/gallery2/v/album_055/turchia+2008+ii+875.jpg.html">Spiegazione dell’endonartece di S. Salvatore in Chora</a>.
Le foto seguono l'itinerario di visita suggerito da Gli scritti.
La Gallery è curata dal sito <a href="http://www.gliscritti.it">www.gliscritti.it</a>.