Castello di Nimrud
Si riporta la poesia di un crociato provenzale:
«Ora ci sia il vero Dio Gesù Cristo, perché per lui mi sono allontanato da buona gente gaia, fra la quale sono stato nutrito, onorato e bene accolto. Perciò lo prego, non gli spiaccia a Dio se parto afflitto: lascio infatti signori e compagnia di bei cittadini, donne di fine pregio, valorose e cortesi. Perciò piango e mi lamento e sospiro notte e giorno. Ma quale che sia il grido ed il desiderio di rimanere, nessun bene che potrà venirmene né ricca dimora agiata né guadagno mi tratterrà, se Iddio lo consente. E se non ritornerò ed a Lui piace la mia fine in questo fedele pellegrinaggio del tutto gli sono grato».
Si legga al proposito la cronaca della conquista di Gerusalemme nelle Gesta Francorum:
«poi, avvicinandosi l’ora nella quale Nostro Signore acconsentì di patire per noi il supplizio della croce, i nostri cavalieri, che stavano sulle torri d’assalto, si battevano con ardore... Subito, tutti i difensori della città fuggirono dalle mura attraverso la città e i nostri sopravanzarono e li cacciarono uccidendoli e colpendoli con le spade, fino al tempio di Salomone, dove vi fu una grande carneficina tale che i nostri camminavano con il sangue sino alle caviglie... Poi, felici e piangenti di gioia, i nostri andarono ad adorare il sepolcro del nostro Salvatore Gesù e pagarono il loro debito verso di lui...».