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Wadi Qelt con l'antico acquedotto

Wadi Qelt
È un profondo wadi dalle pareti rossastre e scoscese, tra i cui anfratti si ritiravano i monaci anacoreti del IV-VI sec. La via in alcuni tratti copre ancora la lastricazione romana del tempo di Gesù, sulla quale egli è passato tutte le volte che da Gerico «saliva» a Gerusalemme e dove ha ambientato la parabola del buon Samaritano.
È il torrente Eufrate cioè Nahal Perat (in ebraico) o Wadi el Qelt (in arabo) dove Geremia nascose la sua cintura di lino (Ger 13,1-13).
La montagna che sulla sinistra fiancheggia la strada, a un certo punto si fa meno scoscesa, e più dolce, vi si nota anche una piccola costruzione diroccata; salendo a piedi il pendio, sulla cima dell’avvallamento si apre davanti uno stupendo panorama sul deserto di Giuda. Le ondulazioni del terreno, completamente bruciato dal sole, ricordano l’espressione biblica: «I monti saltarono come arieti e le colline come agnelli del gregge... davanti al Dio di Giacobbe che muta la rupe in lago e le rocce in sorgenti d’acqua» (Sal 114,5s).
Da questo punto è possibile percorrere a piedi il wadi, lungo l’acquedotto erodiano che portava l’acqua da Ein Qelt al palazzo di Erode a Gerico, fino al monastero, aggrappato allo scosceso della roccia, di San Giorgio in Koziba.

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