Monastero di Mar Saba
San Saba
Nacque nel 439, suddito dell’Impero romano d’Oriente, in una famiglia di cristiani. Sin da ragazzo fu messo a studiare nel monastero di Flavianae, presso Cesarea di Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia). Ne uscì istruito e con il desiderio di farsi monaco, scontrandosi con i suoi, che invece avrebbero voluto avviarlo alla carriera militare. La spuntò allontanandosi e sui 18 anni arrivò pellegrino in Terra Santa, facendo sempre tappa e soggiorno tra i monaci - quelli di vita comune, cenobitica, ed anche gli anacoreti, nelle loro grotte o capanne. Trovò una guida decisiva nel monaco Eutimio detto “il grande”. Con lui, condivise la vita eremitica nei luoghi meno accoglienti: il deserto della Giordania, la regione del Mar Morto. Assisté poi fino all’ultimo il suo maestro (morto intorno al 473) e si ritirò più tardi verso Gerusalemme, andando a stabilirsi in una grotta nel vallone del Cedron. Qui, col tempo, si formò intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: la laura o lavra (“cammino stretto”, in greco), che era un misto di solitudine e di comunità, dove i monaci vivevano isolati per cinque giorni della settimana e si riunivano poi il sabato e la domenica per la celebrazione eucaristica in comune. Vivevano sotto la guida d'un superiore, e dal gennaio fino alla Domenica delle palme sperimentavano la solitudine totale in una regione desertica. Insieme a lui, nel vallone, i monaci raggiunsero il numero di 150, ma nuovi “villaggi” nacquero in altre parti della Palestina, imitando il suo, che prese il nome di Grande Laura. Nel 492, Saba fu ordinato sacerdote, e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nominò poi archimandrita, cioè capo di tutti gli anacoreti di Palestina. Ma non fu un capo dolce. Non fece sconti sulla disciplina e non tutti lo amarono tant’è che per qualche tempo si dovette allontanare. Andò a fondare un’altra laura a Gadara, presso il lago di Tiberiade. Poi il patriarca lo richiamò, perché i monaci si erano moltiplicati: c’era bisogno della sua energia, per la disciplina e per la difesa della dottrina sulle due nature del Cristo, proclamata nel 451 dal concilio di Calcedonia, e contrastata dalla teologia “monofisita”, che in Cristo ammetteva una sola natura. Lo scontro era teologico, ma con la politica di mezzo: c’era frattura a Costantinopoli tra l’imperatore Anastasio e il patriarca. E Saba accorse nella capitale, nel vano tentativo di riconciliarli.
Poi vi tornò altre volte. L’ultima, nel 530, fu per lui una fatica enorme: aveva novant’anni. Ma affrontò il viaggio per difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venerava già da vivo come un santo. Morì a Mar Saba il 5 dicembre 532. Canonizzato da subito, è sempre ricordato anche dal grande monastero che porta il suo nome ed è stato per lungo tempo centro di ascesi e di studio, esistendo tuttora, dopo avere attraversato tempi di fioritura e di decadenza, di saccheggi e di devastazioni. La Chiesa lo ricorda il 5 dicembre.