Ein Ghedi (sorgente del capretto)
Ein Ghedi (sorgente del capretto)
Lungo la strada che costeggia la sponda occidentale del Mar Morto, a 31 Km da Qumran e 18 da Masada, s’incontra, inaspettata, l’oasi di Ein Ghedi. Attualmente vi è impiantato un grande kibbutz, fondato nel 1953, che sfrutta le numerose sorgenti della zona. L’insediamento ebraico, però, data dal 1949 come postazione fortificata e di vigilanza militare accanto al confine giordano che fino al 1967 passava a poca distanza, a nord.
La città è ricordata in Gs 15,62; Ct 1,14 ne ricorda le vigne e Sir 24,14 le palme. Ricordata anche in Ez 47,10. Il luogo è stato reso celebre dalla storia di David (1Sam 24,1-8).
Dal VII secolo a.C. fino al IV secolo d.C. gli abitanti dell’oasi avevano sviluppato un sistema di irrigazione così capillare da riuscire a realizzare un’agricoltura molto intensa. Ancora nel I secolo d.C. Giuseppe Flavio ci descrive la bellezza dell’oasi che venne poi coinvolta nelle ultime azioni della prima guerra giudaica.
Il luogo cessò di essere abitato in epoca bizantina; in seguito ebbe solo un breve periodo di risveglio al tempo delle crociate.
Tutta la zona circostante è segnata da numerose forre e ampie grotte, qualcuna delle quali passa i 200 m di altezza sul livello del Mar Morto. In una di queste furono trovate delle ceramiche molto interessanti per lo stile e le decorazioni che tradiscono influenze fenicie ed egiziane. Furono rinvenute pure tracce di attrezzature per la distillazione dei profumi.
Sul luogo, dopo alcuni sondaggi effettuati dal 1949, furono intraprese ricerche archeologiche negli anni 1961-65 sotto la direzione di B. Mazar. Le testimonianze più antiche venute alla luce risalgono all’epoca calcolitica; fu rinvenuto un recinto sacro (4000/3150 a.C.) con vasi e oggetti cultuali. Del periodo di tempo che va dal regno del re di Giuda, Giosia, al V sec. d.C., furono scoperte ben cinque iscrizioni in ebraico e aramaico. Non furono trovate tracce di insediamento del periodo della seconda rivolta giudaica, nonostante il luogo sia menzionato più volte nelle lettere di Bar Kokheba (Kosiba) ritrovate nel deserto di Giuda, nell’anno 1960. Da queste lettere risulta che l’oasi era stata un’importante base per gli insorti.
Nel 1970 furono scoperti i resti di una sinagoga del periodo bizantino con un pavimento musivo ornato con figure di animali e motivi floreali.
Oggi Ein Ghedi è soprattutto una località turistica e balneare; lungo la sua spiaggia si possono fare le famose cure a base dei sali del Mar Morto, o il bagno durante il quale, in queste acque, per la forte salinità (25%, ovvero 275 g. di sale per litro), non è possibile affondare.