Il "Muro del pianto"
Al di là della rampa che attualmente conduce alla spianata, vi è il Muro Occidentale, detto erroneamente Muro del pianto. Materialmente, dal punto di vista archeologico, è la muraglia di rinforzo e di contenimento del lato occidentale dell'altura che costituiva l'area su cui sorgeva il Tempio. Quando Erode fece ristrutturare il Tempio rinnovò la muraglia di sostegno. Infatti gli strati inferiori dell'attuale muro mostrano le pietre enormi dello stile erodiano, munite di una cornice scanalata che mette in rilievo il blocco centrale.
Secondo alcuni archeologi il muro fu rimaneggiato in epoca successiva ed è evidente che la parte più alta è posteriore. Comunque la posizione del muro e il materiale degli strati inferiori risalgono al tempo di Erode.
Spiritualmente il muro occidentale (ha-kotel ha-ma'aravì, o semplicemente ha-Kotel, il Muro per eccellenza) è il cuore dell'ebraismo per ragioni religiose e storiche. Anzitutto esso è parte integrante del Monte Moria (2Cronache 3,1) che la tradizione ebraica identifica con il «paese di Moria» (Genesi 22,2) e col «luogo» (altura sacra) dove Abramo legò il figlio Isacco sull'altare in procinto d'immolarlo a Dio.
Nella zona degli scavi, sul lato sud-ovest del Muro Occidentale, si osservano dei muri con grossi blocchi di pietra bianca; sono i blocchi del Portico Reale, buttati in basso dai Romani nel 70 e riutilizzati dagli Omayyadi quando, costruita la moschea, realizzarono dei grandi edifici a sud della moschea El-Aqsa. Gli scavi sotto queste costruzioni musulmane hanno portato alla luce edifici del tardo periodo bizantino con pavimenti musivi.