1. La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto
un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della
Chiesa . Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della
promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (
Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e
nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità unica. Da
quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino
pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue
giornate, riempiendole di fiduciosa speranza.
Giustamente il Concilio Vaticano II ha proclamato che il Sacrificio eucaristico è
«fonte e apice di tutta la vita cristiana».1 «Infatti, nella
santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo
stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito
Santo e vivificante, dà vita agli uomini».2 Perciò lo sguardo
della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento
dell'Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore.
8. …Questo scenario così variegato delle mie Celebrazioni eucaristiche me ne fa
sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì,
cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di
campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull'altare del mondo
. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si
è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo
ha fatto dal nulla. E così Lui, il sommo ed eterno Sacerdote, entrando mediante il
sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e Padre tutta la creazione
redenta. Lo fa mediante il ministero sacerdotale della Chiesa, a gloria della Trinità
Santissima. Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell'Eucaristia:
il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo.
11. …La Chiesa ha ricevuto l'Eucaristia da Cristo suo Signore non come
un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza , perché
dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua
opera di salvezza. Questa non rimane confinata nel passato, giacché «tutto
ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli
uomini, partecipa dell'eternità divina e perciò abbraccia tutti i
tempi».10
Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore,
questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e «si effettua
l'opera della nostra redenzione».11 Questo sacrificio è talmente
decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è
tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi
fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i
frutti inesauribilmente. Questa è la fede, di cui le generazioni cristiane hanno vissuto
lungo i secoli.
12. … Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era
il suo corpo e il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale ,
rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio, che si sarebbe compiuto sulla Croce
alcune ore dopo per la salvezza di tutti… In effetti, «il sacrificio di Cristo e il
sacrificio dell'Eucaristia sono un unico sacrificio ».14 Lo diceva
efficacemente già san Giovanni Crisostomo: «Noi offriamo sempre il medesimo
Agnello, e non oggi uno e domani un altro, ma sempre lo stesso. Per questa ragione il
sacrificio è sempre uno solo. [...] Anche ora noi offriamo quella vittima, che allora fu
offerta e che mai si consumerà».15
La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo
moltiplica.16
13. In forza del suo intimo rapporto con il sacrificio del Golgota, l'Eucaristia è
sacrificio in senso proprio , e non solo in senso generico, come se si trattasse del
semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli. Il dono infatti del suo amore e
della sua obbedienza fino all'estremo della vita (cfr Gv 10,17-18) è in primo
luogo un dono al Padre suo. Certamente, è dono in favore nostro, anzi di tutta
l'umanità (cfr Mt 26,28; Mc 14,24; Lc 22,20; Gv 10,15), ma
dono innanzitutto al Padre : «sacrificio che il Padre accettò, ricambiando
questa totale donazione di suo Figlio, che si fece “obbediente fino alla morte” (
Fil 2,8), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita immortale
nella risurrezione».18
14. …Sant'Ambrogio lo ricordava ai neofiti, come applicazione alla loro vita dell'evento
della risurrezione: «Se oggi Cristo è tuo, egli risorge per te ogni
giorno».20
15. La ripresentazione sacramentale nella Santa Messa del sacrificio di Cristo coronato dalla
sua risurrezione implica una specialissima presenza che – per riprendere le parole di
Paolo VI – «si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non
siano “reali'', ma per antonomasia perché è sostanziale, e in forza di essa
Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente».22 È riproposta
così la sempre valida dottrina del Concilio di Trento: «Con la consacrazione del
pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo
di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue.
Questa conversione in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa
cattolica transustanziazione».23 … Resta il confine additato da Paolo
VI: «Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero,
per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà
obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo
la consacrazione, sicché da quel momento sono il corpo e il sangue adorabili del Signore
Gesù ad essere realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del
vino».26
21. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che la Celebrazione eucaristica
è al centro del processo di crescita della Chiesa. Infatti, dopo aver detto che
«la Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di
Dio cresce visibilmente nel mondo»,35 quasi volendo rispondere alla domanda:
«Come cresce?», aggiunge: «Ogni volta che il sacrificio della Croce
“col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato” ( 1 Cor
5,7) viene celebrato sull'altare, si effettua l'opera della nostra redenzione. E insieme, col
sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli, che
costituiscono un solo corpo in Cristo (cfr 1 Cor 10,17)».36
C'è un influsso causale dell'Eucaristia , alle origini stesse della Chiesa.
22. L'incorporazione a Cristo, realizzata attraverso il Battesimo, si rinnova e si consolida
continuamente con la partecipazione al Sacrificio eucaristico, soprattutto con la piena
partecipazione ad esso che si ha nella comunione sacramentale. Possiamo dire che non soltanto
ciascuno di noi riceve Cristo , ma che anche Cristo riceve ciascuno di noi . Egli
stringe la sua amicizia con noi: «Voi siete miei amici» ( Gv 15,14). Noi,
anzi, viviamo grazie a Lui: «Colui che mangia di me vivrà per me» (
Gv 6,57). Nella comunione eucaristica si realizza in modo sublime il
«dimorare» l'uno nell'altro di Cristo e del discepolo: «Rimanete in me e io
in voi» ( Gv 15,4).
nota 41 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri
Presbyterorum Ordinis , 5. Lo stesso Decreto, al n. 6 dice: «Non è
possibile che sia costruita una comunità cristiana se non avendo come radice e come
cardine la celebrazione della santissima Eucaristia».
23. … Puntuale e profondo il commento di san Giovanni Crisostomo: «Che
cos'è infatti il pane? È il corpo di Cristo. Cosa diventano quelli che lo
ricevono? Corpo di Cristo; ma non molti corpi, bensì un solo corpo. Infatti, come il
pane è tutt'uno, pur essendo costituito di molti grani, e questi, pur non vedendosi,
comunque si trovano in esso, sì che la loro differenza scompare in ragione della loro
reciproca perfetta fusione; alla stessa maniera anche noi siamo uniti reciprocamente fra noi e
tutti insieme con Cristo».42 L'argomentazione è stringente: la nostra
unione con Cristo, che è dono e grazia per ciascuno, fa sì che in Lui siamo anche
associati all'unità del suo corpo che è la Chiesa.
25. Il culto reso all'Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile
nella vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione del
Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si conservano dopo la
Messa – presenza che perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del
vino45 – deriva dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione,
sacramentale e spirituale.46 … È bello intrattenersi con Lui e, chinati
sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv 13,25), essere toccati dall'amore
infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto
per l'«arte della preghiera»,48 come non sentire un rinnovato bisogno di
trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di
amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e
sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!
Di questa pratica ripetutamente lodata e raccomandata dal Magistero,49 numerosi
Santi ci danno l'esempio. In modo particolare, si distinse in ciò sant'Alfonso Maria de'
Liguori, che scriveva: «Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù
sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più
utile a noi».50 L'Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il
celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla
sorgente stessa della grazia.
Nota 49 «Durante il giorno i fedeli non omettano di fare la visita al
Santissimo Sacramento, che dev'essere custodito in luogo distintissimo, col massimo onore nelle
chiese, secondo le leggi liturgiche, perché la visita è prova di gratitudine,
segno d'amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore là presente»: Paolo VI,
Lett. enc. Mysterium fidei (3 settembre 1965): AAS 57 (1965), 771.
29. L'espressione, ripetutamente usata dal Concilio Vaticano II, secondo cui
«il sacerdote ministeriale compie il Sacrificio eucaristico in persona di
Cristo»,58 era già ben radicata nell'insegnamento
pontificio.59 Come ho avuto modo di chiarire in altra occasione, in persona
Christi «vuol dire di più che “a nome”, oppure “nelle
veci” di Cristo. In persona : cioè nella specifica, sacramentale
identificazione col sommo ed eterno Sacerdote, che è l'autore e il principale soggetto
di questo suo proprio sacrificio, nel quale in verità non può essere sostituito
da nessuno».60 Il ministero dei sacerdoti che hanno ricevuto il sacramento
dell'Ordine, nell'economia di salvezza scelta da Cristo, manifesta che l'Eucaristia, da loro
celebrata, è un dono che supera radicalmente il potere dell'assemblea ed è
comunque insostituibile per collegare validamente la consacrazione eucaristica al sacrificio
della Croce e all'Ultima Cena.
L'assemblea che si riunisce per la celebrazione dell'Eucaristia necessita assolutamente di un
sacerdote ordinato che la presieda per poter essere veramente assemblea eucaristica. D'altra
parte, la comunità non è in grado di darsi da sola il ministro ordinato. Questi
è un dono che essa riceve attraverso la successione episcopale risalente agli
Apostoli . È il Vescovo che, mediante il sacramento dell'Ordine, costituisce un
nuovo presbitero conferendogli il potere di consacrare l'Eucaristia. Pertanto «il Mistero
eucaristico non può essere celebrato in nessuna comunità se non da un sacerdote
ordinato come ha espressamente insegnato il Concilio Lateranense IV».61
31. Se l'Eucaristia è centro e vertice della vita della Chiesa, parimenti lo è
del ministero sacerdotale. Per questo, con animo grato a Gesù Cristo Signore nostro,
ribadisco che l'Eucaristia «è la principale e centrale ragion d'essere del
Sacramento del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell'istituzione dell'Eucaristia e
insieme con essa».63
Le attività pastorali del presbitero sono molteplici. Se si pensa poi alle condizioni
sociali e culturali del mondo attuale, è facile capire quanto sia incombente sui
presbiteri il pericolo della dispersione in un gran numero di compiti diversi. Il
Concilio Vaticano II ha individuato nella carità pastorale il vincolo che dà
unità alla loro vita e alle loro attività. Essa – soggiunge il Concilio
– «scaturisce soprattutto dal Sacrificio eucaristico, il quale risulta quindi il
centro e la radice di tutta la vita del presbitero».64
32. …Quando la comunità è priva del sacerdote, giustamente si cerca di
rimediare in qualche modo affinché continuino le celebrazioni domenicali, e i religiosi
e i laici che guidano i loro fratelli e le loro sorelle nella preghiera esercitano in modo
lodevole il sacerdozio comune di tutti i fedeli, basato sulla grazia del Battesimo. Ma tali
soluzioni devono essere ritenute solo provvisorie, mentre la comunità è in attesa
di un sacerdote.
L'incompletezza sacramentale di queste celebrazioni deve innanzitutto spingere l'intera
comunità a pregare con maggior fervore, affinché il Signore mandi operai nella
sua messe (cfr Mt 9,38); e deve poi stimolarla a porre in atto tutti gli altri elementi
costitutivi di un'adeguata pastorale vocazionale, senza indulgere alla tentazione di cercare
soluzioni attraverso l'affievolimento delle qualità morali e formative richieste ai
candidati al sacerdozio.
35. La celebrazione dell'Eucaristia, però, non può essere il
punto di avvio della comunione, che presuppone come esistente, per consolidarla e portarla a
perfezione. Il Sacramento esprime tale vincolo di comunione sia nella dimensione
invisibile che, in Cristo, per l'azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi,
sia nella dimensione visibile implicante la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei
Sacramenti e nell'ordine gerarchico. L'intimo rapporto esistente tra gli elementi invisibili e
gli elementi visibili della comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come
sacramento di salvezza.71 Solo in questo contesto si ha la legittima celebrazione
dell'Eucaristia e la vera partecipazione ad essa. Perciò risulta un'esigenza intrinseca
all'Eucaristia che essa sia celebrata nella comunione, e concretamente nell'integrità
dei suoi vincoli.
36. …In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce:
«Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento
della Riconciliazione prima di accedere alla comunione».74 Desidero quindi
ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha
concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna
ricezione dell'Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno
è conscio di peccato mortale».75
39. Inoltre, per il carattere stesso della comunione ecclesiale e del rapporto che con essa ha
il sacramento dell'Eucaristia, va ricordato che «il Sacrificio eucaristico, pur
celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella
sola comunità: essa, infatti, ricevendo la presenza eucaristica del Signore, riceve
l'intero dono della salvezza e si manifesta così, pur nella sua perdurante
particolarità visibile, come immagine e vera presenza della Chiesa una, santa, cattolica
ed apostolica».79 Deriva da ciò che una comunità veramente
eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve
mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica.
La comunione ecclesiale dell'assemblea eucaristica è comunione col proprio
Vescovo e col Romano Pontefice . Il Vescovo, in effetti, è il principio
visibile e il fondamento dell'unità nella sua Chiesa particolare.80 Sarebbe
pertanto una grande incongruenza se il Sacramento per eccellenza dell'unità della Chiesa
fosse celebrato senza una vera comunione col Vescovo. Scriveva sant'Ignazio di Antiochia:
«Si ritenga sicura quell'Eucaristia che si realizza sotto il Vescovo o colui a cui egli
ne ha dato incarico».81 Parimenti, poiché «il Romano Pontefice,
quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento
dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli»,82 la
comunione con lui è un'esigenza intrinseca della celebrazione del Sacrificio
eucaristico. Di qui la grande verità espressa in vari modi dalla Liturgia: «Ogni
celebrazione dell'Eucaristia è fatta in unione non solo con il proprio Vescovo ma anche
con il Papa, con l'Ordine episcopale, con tutto il clero e con l'intero popolo. Ogni valida
celebrazione dell'Eucaristia esprime questa universale comunione con Pietro e con l'intera
Chiesa, oppure oggettivamente la richiama, come nel caso delle Chiese cristiane separate da
Roma».83
40. L'Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione . San Paolo scriveva ai
fedeli di Corinto mostrando quanto le loro divisioni, che si manifestavano nelle assemblee
eucaristiche, fossero in contrasto con quello che celebravano, la Cena del Signore.
Conseguentemente l'Apostolo li invitava a riflettere sulla vera realtà dell'Eucaristia,
per farli ritornare allo spirito di comunione fraterna (cfr 1 Cor 11,17-34).
Efficacemente si faceva eco di questa esigenza sant'Agostino il quale, ricordando la parola
dell'Apostolo: «Voi siete corpo di Cristo e sue membra » ( 1 Cor 12,27),
osservava: «Se voi siete il suo corpo e le sue membra, sulla mensa del Signore è
deposto quel che è il vostro mistero; sì, voi ricevete quel che è il
vostro mistero».84 E da tale constatazione deduceva: «Cristo Signore
[...] consacrò sulla sua mensa il mistero della nostra pace e unità. Chi riceve
il mistero dell'unità, ma non conserva il vincolo della pace, riceve non un mistero a
suo favore, bensì una prova contro di sé».85
45. Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione,
non accade lo stesso rispetto all'amministrazione dell'Eucaristia, in circostanze speciali,
a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione
con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l'obiettivo è di provvedere a un grave
bisogno spirituale per l'eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una
intercomunione , impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili
della comunione ecclesiale.
In tal senso si è mosso il Concilio Vaticano II, fissando il comportamento da tenere
con gli Orientali che, trovandosi in buona fede separati dalla Chiesa cattolica, chiedono
spontaneamente di ricevere l'Eucaristia dal ministro cattolico e sono ben
disposti.95 Questo modo di agire è stato poi ratificato da entrambi i Codici,
nei quali è considerato anche, con gli opportuni adeguamenti, il caso degli altri
cristiani non orientali che non sono in piena comunione con la Chiesa
cattolica.96
48. Come la donna dell'unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di
«sprecare» , investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo
stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia . Non meno dei primi
discepoli incaricati di predisporre la «grande sala», essa si è sentita
spinta lungo i secoli e nell'avvicendarsi delle culture a celebrare l'Eucaristia in un contesto
degno di così grande Mistero. Sull'onda delle parole e dei gesti di Gesù,
sviluppando l'eredità rituale del giudaismo, è nata la liturgia cristiana
.
49. … Su questa base si è sviluppato anche un ricco patrimonio di arte .
L'architettura, la scultura, la pittura, la musica, lasciandosi orientare dal mistero
cristiano, hanno trovato nell'Eucaristia, direttamente o indirettamente, un motivo di grande
ispirazione.
È stato così, ad esempio, per l'architettura, che ha visto il passaggio, non
appena il contesto storico lo ha consentito, dalle iniziali sedi eucaristiche poste nelle
« domus » delle famiglie cristiane alle solenni basiliche dei primi
secoli, alle imponenti cattedrali del Medioevo, fino alle chiese grandi o
piccole, che hanno via via costellato le terre raggiunte dal cristianesimo. Le forme degli
altari e dei tabernacoli si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di
volta in volta non solo i motivi dell'estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del
Mistero. Altrettanto si può dire della musica sacra , se solo si pensa alle
ispirate melodie gregoriane, ai tanti e spesso grandi autori che si sono cimentati con i testi
liturgici della Santa Messa. E non si rileva forse un'enorme quantità di produzioni
artistiche , dalle realizzazioni di un buon artigianato alle vere opere d'arte, nell'ambito
degli oggetti e dei paramenti utilizzati per la Celebrazione eucaristica?
Si può dire così che l'Eucaristia, mentre ha plasmato la Chiesa e la
spiritualità, ha inciso fortemente sulla «cultura», specialmente in ambito
estetico.
50. In questo sforzo di adorazione del Mistero colto in prospettiva rituale ed estetica,
hanno, in certo senso, «gareggiato» i cristiani dell'Occidente e dell'Oriente.
53. …A prima vista, il Vangelo tace su questo tema. Nel racconto
dell'istituzione, la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che
Ella era presente tra gli Apostoli, «concordi nella preghiera» ( At 1,14),
nella prima comunità radunata dopo l'Ascensione in attesa della Pentecoste .
Questa sua presenza non poté certo mancare nelle Celebrazioni eucaristiche tra i fedeli
della prima generazione cristiana, assidui «nella frazione del pane» ( At
2,42).
Ma al di là della sua partecipazione al Convito eucaristico, il rapporto di Maria con
l'Eucaristia si può indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore.
Maria è donna «eucaristica» con l'intera sua vita . La Chiesa,
guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con
questo Mistero santissimo.
54. Mysterium fidei! Se l'Eucaristia è mistero di fede, che supera tanto il
nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come
Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento. Il nostro ripetere il
gesto di Cristo nell'Ultima Cena in adempimento del suo mandato: «Fate questo in memoria
di me!» diventa al tempo stesso accoglimento dell'invito di Maria ad obbedirgli senza
esitazione: «Fate quello che vi dirà» ( Gv 2,5). Con la premura
materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: «Non abbiate tentennamenti,
fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di cambiare l'acqua in vino, è
ugualmente capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in
questo mistero ai credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo “pane
di vita”».
55. In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che
l'Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale
per l'incarnazione del Verbo di Dio .
57. … Vivere nell'Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere
continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull'esempio di Giovanni –
colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso l'impegno
di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei.
Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre
Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto
occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia. Anche per questo il ricordo di Maria nella
Celebrazione eucaristica è unanime, sin dall'antichità, nelle Chiese dell'Oriente
e dell'Occidente.