Leon
Poliakov
Il nazismo e lo sterminio degli ebrei
Einaudi, Torino, 1994
... ai tedeschi, che tanta fretta hanno di dimenticare, è rivolto
in primo luogo questo libro. Non sono molti quelli disposti a battersi il petto,
a ripetere l'atto di contrizione che nel 1945 Ernst Wiechert esortava...
a recitare con lui: ”Ci faccia il nostro errore comprendere che noi dobbiamo
espiare a lungo e duramente; che a noi non occorre né felicità,
né focolare, né pace, poiché per causa nostra il nostro
prossimo ha perduto la sua felicità, il suo focolare, la sua pace...”.
Ma questo breviario è stato scritto anche per noi Francesi, il cui tradizionale
antisemitismo è sopravvissuto a quegli eccessi di orrore nei quali Vichy
ha avuto la sua timida e ignobile parte; per noi cattolici francesi, soprattutto...
Il libro di Leon Poliakov non è stato dettato né dalla vendetta
né dall'odio. L'autore ci presenta, invece, per la prima volta, dei documenti
d'archivio: poiché si tratta di uno sterminio organizzato, amministrato
nel corso di parecchi anni, egli fonda su prove inconfutabili, un capitolo di
storia che correva rischio di tramutarsi in leggenda e di non essere più
ritenuto vero quando ne fossero scomparsi i testimoni e le vittime. Abbiamo
nelle mani le prove della ferocia insita nella nostra natura: questo breviario
ormai ci sta davanti agli occhi. Su tutti i sogni, su tutte le speranze umane,
e per sempre, si stende l'ombra di questa croce immensa.
Verso le innumerevoli vittime dell'antisemitismo nazista noi abbiamo il dovere
di lottare contro ciò che rimane in noi di questa vergognosa passione...
Che questo libro, soprattutto, non ci conduca a disperare: ci sono coloro che
uccisero, ma ci sono coloro che seppero morire. Non aspettavamo Hitler e i nazisti
per sapere che l'uomo non è nato innocente, che il male è in lui
e che la natura è vulnerata. Ma un eroe e un santo sussistono in germe
nei nostri miserabili cuori...
Pensate ai padri che stringevano tra le braccia i figlioletti prima di varcare
la soglia delle camere a gas. Pensate ai fanciulli da noi visti alla stazione
parigina di Austerlitz, ammassati come agnelli nei vagoni merci, sorvegliati
da uomini che indossavano la divisa francese. La lettura di questo libro possa
rappresentare nella nostra vita un avvenimento, possa metterci in guardia contro
il ritorno in noi medesimi di quell'odio antico che abbiamo trovato nel nostro
retaggio e che abbiamo visto generare abominevoli frutti nel tempo di tenebre
di Adolf Hitler.
Così F. Mauriac,
nel 1951, introduce il libro, che è la migliore sintesi storica dell'evoluzione
del processo di sterminio degli ebrei. Poliakov
racconta l'escalation della persecuzione.
Il popolo tedesco assiste indifferente alla Notte
dei cristalli, la famosa
Kristallnacht, la notte tra il 9 ed il 10 novembre
1938. Vengono incendiate 191 sinagoghe, 76 di esse vengono completamente distrutte,
vengono arrestati 20.000 ebrei. 36 ebrei vengono uccisi ed altri 36 gravemente
feriti. La guerra non è ancora scoppiata, i fatti della notte sono su
tutti i giornali. La magistratura è costretta ad occuparsi dell'accaduto.
Queste sono le sentenze:
“La reazione del popolo tedesco ai pogrom dell'autunno del 1938 dimostra
a che punto in cinque anni Hitler l'avesse condotto e fino a che livello lo
avesse abbassato”, scriveva Rauschning nel 1939. E Karl Jaspers:
“Nel novembre del 1938, quando le sinagoghe andavano in fiamme e per la prima
volta gli ebrei vennero deportati..., i generali erano presenti; in ogni città
il comandante aveva la possibilità di intervenire... Nessuno mosse un
dito”.
Gli è che l'opera di addomesticamento collettivo era già sufficientemente
avanzata. La notte tra il 9 e il 10 novembre segnò nuovamente una svolta.
Per gli Ebrei tedeschi rappresentò un gravissimo peggioramento della
situazione; quanto ai capi nazisti, anche se lo sterminio era ancora lontano
dai loro propositi, essi potevano però avere la certezza che ogni brutalità
e ogni eccesso sarebbe stato ormai loro permesso. Il... rapporto del giudice
Walter Buch contiene particolari sommamente istruttivi per quanto
concerne le “attitudini mentali” da essi inculcate nei loro uomini.
L'assassinio e lo stupro non erano compresi nelle istruzioni trasmesse per telegrafo
dalla Gestapo, e quindi alcuni magistrati di tribunali ordinari avevano
voluto aprire inchieste; il Partito tagliò corto deferendo tutti questi
casi alla propria giurisdizione straordinaria, della quale Buch era il
giudice supremo.
Dei novantun casi oggetto di inchiesta, Buch ne esaminò sedici.
In tredici decise che non fosse dato seguito al procedimento. Si trattava bensì
di assassinii; ma gli uomini potevano aver male interpretato gli ordini, e potevano
inoltre aver avuto da superare, al fine di poter compiere il loro atto, le inibizioni
fisiche più complicate e difficili... Averle superate tornerà
a loro gloria: il quinto comandamento, “Tu non ucciderai”, non è forse
di ostacolo al maturare di una giovinezza “dura, violenta e crudele”?
Forse che tutte le “inibizioni fisiche” debbono essere soppresse? Nient'affatto.
Nel caso 2 e nel caso 3 si tratta infatti di stupro. Buch giudica che
i colpevoli debbano essere deferiti alla giustizia ordinaria; essi vengono espulsi
dal Partito. Poteva essersi dato il caso, durante eccessi o pogrom avvenuti
in altri tempi o in altri luoghi, che un soldataccio o un cosacco venisse perseguitato
e posto sotto accusa per aver violentato, insozzato, un'Ebrea. Qui, invece,
verrà perseguitato per aver contaminato se medesimo, per delitto di contaminazione
razziale: alla base del suo atto stanno moventi egoistici o criminali.
In casi come questi, l'inibizione, il tabù, non devono essere superati.
Lo sterminio sistematico comincia al seguito della campagna
di Russia. Le uccisioni avvengono tramite fucilazione, metodo che si rivelerà
dannoso per il morale delle truppe!
... furono così costituiti i quadri delle Einsatzgruppen, distaccamenti
speciali incaricati di sterminare gli Ebrei in Russia. Come gli uomini delle
Waffen-SS posti sotto i loro ordini, anche costoro venivano scelti secondo le
regole vigenti nell'esercito per la destinazione degli uomini nei reparti: vale
a dire che la scelta di questi elementi, provenienti da differenti formazioni
di polizia del Terzo Reich, era più che altro casuale. E' un particolare
molto importante; perché non si tratta di uomini scelti per i loro particolari
istinti sadici e sanguinari, ma di una selezione media, rappresentativa, del
corpo di polizia tedesca nel 1941. Ogni gruppo così costituito comprendeva
da cinquecento a ottocento uomini. Erano in numero di quattro, designati dalle
lettere A, B, C e D: i primi tre furono aggiunti ai tre gruppi di armate von
Lebb, von Bock e von Rundstedt, che coprivano il fronte russo
da nord a sud; il quarto, destinato al gruppo di armate che doveva essere ulteriormente
costituito nel Caucaso, operava sui confini del Mar Nero e in Crimea. I nomi
dei rispettivi comandanti erano Stahlecker, Nebe, Thomas
e Ohlendorff, che avevano tutti e quattro il grado di generale delle
SS.
Le Einsatzgruppen cominciano la loro azione:
Soltanto quando furono penetrati più profondamente nella Russia, e l'avanzata
tedesca ebbe rallentato il suo ritmo, i gruppi poterono immediatamente procedere
in modo sistematico alle eliminazioni di massa. Dalla linea del Dniepr essi
funzionano, si può dire, con il massimo del rendimento. Lentamente, da
est verso ovest, in senso inverso all'avanzata tedesca, muove l'onda inesorabile
del genocidio.
Gli ebrei stessi erano obbligati a collaborare, ignari, al loro
sterminio:
Quasi sempre il modo di procedere dei gruppi di sterminio era il seguente. Giunti
in una località, si facevano indicare i notabili ebrei del posto e in
particolare il rabbino, cui affidavano l'incarico di costituire un Consiglio
ebraico. L'indomani, o qualche giorno dopo, il Consiglio ebraico veniva avvertito
che la popolazione ebraica doveva essere registrata in vista di un trasferimento
verso un “territorio ebraico” in via di costituzione in una regione dell'Ucraina
o altrove. Il Consiglio era pertanto incaricato di convocare la popolazione
che, nelle località di una certa importanza, veniva anche avvertita con
manifesti.
Data la rapidità dell'operazione, l'ordine in genere era eseguito dagli
abitanti, non ancora informati dei metodi tedeschi. (più tardi, durante
la liquidazione degli ultimi ghetti della Russia Bianca o dei paesi baltici,
le vittime saranno raccolte con la forza, mediante indescrivibili cacce all'uomo).
Gli Ebrei venivano caricati su autocarri, talora su vagoni merci, e trasportati
a qualche chilometro dalle città, verso un burrone o un fossato anticarro.
Spogliati del loro denaro, degli oggetti di valore e spesso dei loro stessi
abiti, uomini, donne e bambini venivano immediatamente fucilati sul posto.
Questo era il procedimento che si seguiva generalmente. In particolare poi,
ogni gruppo e ogni Kommando operava variazioni a suo gusto. Alcuni Kommandos
obbligavano le vittime a coricarsi a terra bocconi, e le finivano a colpi di
pistola sparati a bruciapelo nella nuca. Altri facevano discendere gli ebrei
nel fossato, i vivi sui cadaveri, in modo che questi si ammonticchiavano a formare
una catasta che saliva grado a grado. Altri ancora ordinavano alle vittime di
disporsi lungo il fossato e li fucilavano a raffiche successive; questo sistema
era considerato “il più umano” e “il più militare”. Dal momento
in cui l'avviso veniva affisso al momento del supplizio qualche volta non trascorreva
che qualche ora.
Ilya
Ehrenbourg e Vassili Grossman
Le livre noir. Textes et témoignages
Solin. Actes Sud, Ligugé, 1995
Terminata la guerra i russi iniziarono una raccolta di documenti
e testimonianze sugli eccidi tedeschi in terra russa e polacca. Il lavoro, diretto
da Ilya Ehrenbourg e da
Vassili Grossman, fu prima censurato, poi definitivamente
interdetto nel 1947, perché dava rilievo agli ebrei come entità
a sè stante all'interno dell'URSS. Il comitato antifascista giudaico fu
condannato a morte. La condanna fu eseguita nel 1952.
L'edizione americana sarebbe dovuta uscire con una prefazione di
Albert Einstain, contenuta in questa edizione integrale,
apparsa nel 1995. Fu, invece, ritirata, per le pressioni del governo sovietico.
E' impossibile accertare l'entità effettiva delle uccisioni delle
Einsatzgruppen, ma si arriva alla stima di un milione
e mezzo di ebrei dei territori appena passati dal governo sovietico all'occupazione
nazista.
Così Léon Poliakov,
in Il nazismo e lo sterminio degli ebrei,
racconta delle reazioni delle vittime:
“Ero stupito di vedere com'erano calmi: quasi troppo calmi. La tranquillità
con cui questa gente accettava il suo destino mi pareva spaventosa...”, dichiarò
nella sua deposizione uno di essi. E un altro: “Era straordinario vedere come
gli ebrei si calavano nel fossato, confortandosi l'un l'altro, per darsi coraggio.
Alcuni pregavano...”. Ohlendorff racconta che gli Ebrei russi nell'ora
del massacro intonavano l'Internazionale. La stessa rapidità delle operazioni
lasciava intatta la forza morale delle vittime, preservandole dalla lenta disgregazione
dei campi di concentramento; inoltre, forse la violenta emozione subitanea, lo
stesso stupore erano elementi mitigatori...
Hitler decise, quando la guerra sul
fronte russo cominciò a volgere al peggio per i tedeschi, di far sparire
le tracce dello sterminio tramite fucilazione delle comunità ebraiche annientate
in territorio russo. Poliakov,
in Il nazismo e lo sterminio degli ebrei descrive la storia
del Kommando a ciò
addetto.
Questo Kommando noto sotto la designazione di Kommando 1005 non dipendeva
da nessun gruppo, ma direttamente dalla sezione IV b del RSHA, cioè da
Adolf Eichmann. La sua attività consisté nel vagare per l'immensa
distesa delle terre russe alla ricerca dei luoghi ove si trovavano le fosse comuni,
nel dissotterrare i cadaveri, nell'innaffiarli di una miscela speciale e poi bruciarli.
Ecco, per esempio, attraverso le parole dello stesso Blobel, come avvenne
la distruzione del carnaio di Kiev:
“Ho assistito alla cremazione dei cadaveri di una fossa comune presso Kiev,
durante la mia visita del mese di agosto (1942). La tomba aveva cinquantacinque
metri di lunghezza, tre di larghezza e due e mezzo di profondità. Aperta
la fossa, i corpi furono coperti di combustibile e dati alle fiamme. Per la cremazione
occorsero quasi due giorni. Io avevo cura di sorvegliare che tutta la fossa fosse
percorsa dal fuoco vivo fino in fondo. Così tutte le tracce furono cancellate...”
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