Omelia di padre Matteo Psomas, parroco della comunità greco-ortodossa di Roma, tenuta alla veglia ecumenica diocesana, il 23 gennaio 2002, alla presenza di S.Em. il card. Camillo Ruini.
La prima attesa dell'Alba delle Albe, l'insaziabile appello
dell'Umanità attraverso i secoli, il suo desiderio appassionato di recuperare
l'antico rapporto con il suo Creatore, fa la sua apparizione nell'ambito del
“giardino dell'Eden”. Fa la sua apparizione proprio nel momento
in cui si completa quel tipo di rapporto irripetibile tra l'uomo e Dio, in cui
l'uomo parlava la Sua stessa lingua, si collegava a Lui, camminava sul Suo stesso
cammino, accoglieva i Suoi insegnamenti, frequentava l'universo Angelico ed
esaudiva il comandamento, la volontà di Dio, giorno e notte (secondo
S. Massimo il Confessore). Ed il comandamento non era altro che questo: che
l'uomo possa condurre l'intero Creato in un'ammirevole unità, in un'impresa
piena di glorificazione e di dossologia! La decisione presa dall'uomo di seguire
in solitudine la sua propria via verso la deificazione senza Dio, ha avuto le
note dolorose conseguenza della perdita non solo del Paradiso, ma anche della
maggior parte dei doni derivanti dalla creazione.
Così, nel tragico senso del fallimento e nel suo ricordo, inizia il nuovo
cammino sulla terra, in un rapporto del tutto differente con Dio, con se stesso,
con tutto il creato. In questa nuova situazione, quello che emerge è
la nostalgia del Paradiso perduto, del rapporto perduto con Dio, ma anche la
consapevolezza tragica delle profondità abissali contenute nella sua
anima. La quale, nel torcere le sue viscere, ricerca invano nel Creato la pienezza
di Luce della Gloria di Dio. In questo modo, nell'amarezza che provoca la consapevolezza
dei limiti posti alla sua Libertà, inizia ad incamminarsi sulla via dell'attesa,
ma anche dell'esplorazione del mondo intero, privato però in parte dei
doni della creazione. Attende la realizzazione delle promesse Divine, che ci
sarà, in altre parole, Redentore e redenzione (Gen 2-3). Lottando con
se stesso si divide in nazioni, popoli e lingue, si divide in opinioni, fedi
e costumi, si divide sull'interpretazione del suo mondo esteriore ed interiore;
si divide sulle attese, sui sogni e sulle speranze. In questo modo conquista
lo spazio ed il tempo della storia e s'incammina. In questa maniera però
viene a conoscere anche quanto sia ricca in sfaccettature e dimensioni la sua
anima e rimane attonito di fronte a ciò che conosce e per la grandezza
di ciò che concepisce; e presuppone ciò che non conosce e che
conoscerà troppo tardi.
Quest'esperienza varrà per lui alcuni rari istanti, in cui la sua vita
sarà dominata dalla cultura spirituale. Sotto questo aspetto riuscirà
a distinguere la ricerca della redenzione e la nostalgia del Paradiso Perduto
sul volto di tutti i suoi simili, sul volto di tutti i popoli e di tutte le
civiltà e vorrà gettare ponti, abbattere muraglie, risolvere conflitti.
Sarà così coinvolto in una lotta infinita contro la sua stessa
avidità.
L'avvento del Redentore sovvertirà tutto dentro la sua anima. Solleverà
ogni manto fatto di opinioni, teorie ed interpretazioni, poiché avverrà
con la semplicità, la dolcezza, la discrezione ed il calore della luce.
Coloro che accetteranno la luce potranno distinguere in Lui la qualità
della Gloria di Dio ed entreranno di nuovo in contatto con il Mistero del Sorgere
del concepibile Sole della Giustizia. Coloro però che tengono il loro
cuore legato dentro le tenebre delle loro passioni, rimarranno nelle tenebre
dell'ignoranza e della paura. In questo modo, attraverso le divisioni di interi
secoli di storia, attraverso le differenze e le divergenze, arriviamo al giorno
d'oggi, ad un'esperienza di fallimento: nonostante le nostre buone intenzioni,
non siamo riusciti a demolire se non in parte la muraglia che ci esclude dalle
problematiche dei nostri fratelli. Oggi, però, lo sviluppo della tecnologia
fa in modo che l'avanzo di dolore di tutta l'umanità si diffonda molto
vicino a noi. La richiesta di unità è divenuta esigenza urgente
ed ha coinvolto tutta l'umanità in maniera veramente ecumenica. In questa
unità aspirano e sperano, come in una fonte di luce, popoli, nazioni
e lingue.
Se potessimo dietro all'ansia, al dolore ed ai dilemmi del nostro “prossimo”
intravedere il suo desiderio e la sua speranza di Resurrezione in ogni problema,
in ogni dolore, in ogni prova, allora saremmo anche in grado di sperare che
il sogno diventi realtà. Ed ogni cosa nella nostra vita sarà invasa
dalla Luce della Gloria di Dio, che ci insegnerà anche il modo in cui
va espressa questa nostra voglia di amore e di unità. Il famosissimo
e profondamente mistico narratore Italo Calvino, alla fine del suo romanzo “Città
invisibile”, riporta questa proposta:
“Se un giorno ti rendi conto che sei attorniato dall'inferno, ci sono
due maniere per sopravvivere: Negherai che tutto sia infernale e farai finta
di non vedere, oppure ti identificherai, diventerai tutt'uno con l'inferno,
diventerai anche tu inferno e quindi nulla ti disturberà più,
oppure cercherai nell'inferno per trovare ciò che non è inferno
e ti darai da fare per dargli spazio e continuità, in modo che sopravviva
e si sviluppi”.
Credo che in manifestazioni come l'odierna, ciò che veramente l'oratore
intravede negli occhi muti del suo pubblico sia la ricerca. Se cioè in
questa manifestazione ci sia o no qualcosa che non conduca banalmente a delusione.
E' quella stessa cosa che cercano anche gli oratori. Da questa tribuna d'onore
vorrei solamente deporre questa mia esperienza: I vostri occhi oggi testimoniano
una Luce. Una Luce che non ha nulla a che vedere con l'inferno quotidiano. Una
Luce che, se vi rivolgete l'uno a guardare l'altro, le concederete vero spazio
e vero tempo non solo per farla sopravvivere ma anche perché invada in
ogni angolo il nostro mondo. Solo attraverso questa concezione del “prossimo”
riusciremo a fare un passo importante verso l'autocoscienza e l'unità,
la conquista delle quali coincide con la conquista/dono della coscienza di Dio.
Con questa constatazione, che è anche un augurio, vi ringrazio per la vostra attenzione.