30/7 VIII meditazione di Dossetti su Col 2


(Leggeremo oggi insieme il capitolo II della lettera, che ci introdurrà ad) alcune considerazioni relative alla chiesa che spero di svolgere nel pomeriggio almeno per certi aspetti. Leggiamo dunque il capitolo. Forse lo leggiamo a tratti per poterlo avere più presente nello sviluppo: “Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicea e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell’amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti, perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo. Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell’azione di grazie. Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. E’ in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui, cioè, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, con una - qui la traduzione non è esatta - con una circoncisione non di mano di uomo, nella spogliazione del corpo della carne, cioè nella circoncisione del Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l’incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà, ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo”. “E ci fermiamo qui, poi leggiamo anche il resto.

L’autore della Lettera parte dal presupposto che è già stato fondato nel capitolo I, cioè la confessione di fede del Cristo storico e la interpretazione di essa data dalla chiesa attraverso l’Apostolo. Ora l’affermazione che il Cristo è il “mistero di Dio vivente” viene ripresa dal cap. I e puntualizzata contro gli avversari. Si continua come vedete sempre a parlare di scienza, di sapienza, di conoscenza. E’ il tema iniziale perché è il tema posto dalla stessa eresia colossese. Ora i tesori della sapienza e della conoscenza di cui si vantano gli eretici colossesi, sono qui, sono in Cristo. Non dove li cercano loro - e vedremo dove. Qui sta tutta la conoscenza nascosta e in Cristo. C’è forse una conoscenza superiore? Gli eretici di Colossi lo pretendono, vogliono scoprire Cristo attraverso non quello che è tramandato dalla chiesa di lui e quello che è detto immediatamente negli scritti e nelle lettere apostoliche, ma vogliono scoprire Cristo attraverso la visione cosmologica degli elementi del mondo. Cioè, per loro, la fede, la fede della tradizione della chiesa è solo l’infimo gradino della conoscenza, che deve aspirare ed espandersi in una conoscenza superiore. E la croce, in questa nuova conoscenza, anche se fosse mantenuta, non sarebbe altro che uno sfondo più o meno nebuloso. E forse inefficace. Invece la Lettera afferma che la professione di fede della chiesa, il Credo, è la totalità della fede ed è tutta la vera gnosi. Consiste infatti nel comprenderlo e attenersi incrollabilmente, con quella incrollabilità che abbiamo visto ieri e che viene qui fortemente richiamata, ad esso e per contro la proposta di una conoscenza iniziatica superiore è puro vuoto, vana - “vuoto” dice la Lettera - e non solo vuoto, ma, siccome viene presentata come verità cristiana, è inganno. Cristo è stato conosciuto nel momento in cui si è accettata la tradizione dottrinale della chiesa - quindi la professione è la professione del battesimo - e tutto il nostro comportamento conseguente. Gli avversari invece propongono, con la loro filosofia, un’ulteriore conoscenza. Attenti bene, qui filosofia non vuol dire quello che noi stimiamo essere la filosofia, cioè una conoscenza della realtà del mondo attraverso la ragione e l’intelletto, secondo la grande dottrina classica greca, ma è una conoscenza per via d’illuminazione, cioè di visione immediata degli abissi dell’universo raggiunto attraverso una certa iniziazione. Vedremo in particolare nel versetto 18, che parla appunto - anche se la traduzione non lo rende - di una iniziazione.

Analogamente, gli elementi del mondo non sono le componenti naturali della realtà secondo un’analisi scientifica oppure la stessa filosofia stoica che parla di elementi del mondo, ma sono realtà conosciute attraverso un’esperienza di tipo iniziatico, risentono di una concezione astrale. Le costellazioni considerate come potenze personali, o guidate da potenze personali rappresentano questo cosmo mitico. In particolare c’è una equivalenza in Gal 4, di cui conviene forse leggere un trattino più lungo: “ Ecco io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l’erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. Ma un tempo per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo”.  Qui dunque sono ancora gli elementi del mondo, in questa concezione cosmica e superiore, conosciuta attraverso dottrine più o meno iniziatiche e che presumono un particolare collegamento - si è discusso molto su questi “elementi del mondo”, ci sono trattati, direi, ma, insomma, la sostanza poi praticamente conviene e concorda in tutti gli interpreti, almeno in qualche punto supremo. Sono, come risulta anche dai dati forniti dall’Apostolo, delle entità superiori, più o meno identificate con gli astri o con gli angeli che guidano il corso degli astri. Quindi come potenze personali a cui, prima dell’evento di Cristo, i popoli, in varie dottrine e in vari modi, servivano, onorandoli ed assoggettandosi, in vista di essi, a certe particolari osservanze, osservanze di tempi come vengono qui indicati, giorni, mesi, stagioni ed anni e come vengono riprese dalla Lettera ai Colossesi, con altre osservanze rituali o astensioni varie. Vedremo. Ci torneremo sopra. I sostenitori - notate bene - di tale tesi a Colossi volevano come sempre essere considerati cristiani però attiravano, senza volerlo forse, e poi praticamente senza saperlo, attiravano all’apostasia dall’interno della comunità, non dal di fuori. Questo è sempre tutto il pericolo della gnosi. Inizialmente appartengono ancora alla fede, professano in particolare la fede in Cristo, ma in Cristo che non è il Cristo della tradizione della chiesa. Intendono interpretare la fede in Cristo come Dio dell’universo, che porta veramente ad una conoscenza della sua realtà molto complessa. Il Dio dell’universo il cui corpo è costituito appunto da questi elementi del mondo che continuano ad onorare e a servire. Ad onorare e a servire, congiuntamente a Cristo,  a un Cristo configurato in una maniera diversa e di cui, in fondo, non riconoscono la signoria universale e la potenza salvifica esclusiva dell’evento che in Lui si è concluso.

E anche gli gnostici parlano di tradizione, ma l’autore della Lettera dice “una tradizione umana, una tradizione degli uomini”. “Badate - versetto 8 - “ che nessuno vi inganni con la sua filosofia - abbiamo già visto come si deve intendere - e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione di uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo”. Tradizione è concetto giudaico, ma anche concetto gnostico e indica qui la comunicazione della verità ulteriore e l’interpretazione ricevuta attraverso riti consacratori e magici. In definitiva la Lettera dice ciò che tutto questo, questo riconoscimento, questo servizio, questo onore reso agli elementi del mondo, questa filosofia sul mondo e questa tradizione data dagli uomini su un Cristo che non è il Cristo che noi conosciamo attraverso la fede e la professione della chiesa, ma è semplicemente il capo del corpo costituito da questi elementi del mondo ancora vivi ed operanti nella loro potenza e quindi, necessariamente, da riconoscersi e da onorare - perché per dire conoscere ed onorare il vero Cristo, secondo loro, bisogna riconoscere ed onorare i suoi elementi, le sue membra - ora la Lettera ai Colossesi dice che tra questa conoscenza anche di Cristo e il vero Cristo non c’è sincresis possibile. Una contaminazione tra Cristo e gli elementi del mondo, tra la fede e ancora l’onore e il servizio reso agli elementi del mondo, è incompatibile.

Ritorna poi il concetto di pleroma, il concetto di pienezza. Al versetto 9: “E’ in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” - precisazione importante rispetto al cap. I - l’abbiamo già vista. Corporalmente la pienezza della divinità! Ed è raggiunta, questa pienezza della divinità, ed è attinta e raggiunta, conseguita, posseduta da noi attraverso la chiesa e quel che gli eretici onorano e ancora servono non gli fa attingere questa pienezza della verità, ma anzi li svia, li svia in particolare dalla signoria di Cristo come creatore e come redentore, riempito somaticamente, corporalmente di tutta la pienezza della verità, sicché non c’è niente altro da aggiungere fuori di lui. Il Nuovo Testamento oscilla tra la negazione dell’essere di questi elementi del mondo o divinità credute tali e che non sono e invece il riconoscimento, ma un riconoscimento negativo - non sono dei ma sono demoni. Sono comunque potenze negative. Dunque quello che si raggiunge attraverso di loro non è una pienezza. E’ la pienezza del corpo di Cristo e quello solo. Qual’è la pienezza del corpo di Cristo? E’ quello solo che è stato crocifisso ed è risorto, lì è la pienezza, basta.

U.Neri:  Don Giuseppe, il versetto 10, anche, nella versione della CEI non rende la forza di questo punto del commento di don Giuseppe che invece mi pare molto pertinente, perché dice “avete parte alla sua pienezza” - la versione della CEI - e invece “siete, siete stati e rimanete in lui, riempiti”, quindi la pienezza è nel Cristo e la nostra pienezza è pienezza in Cristo. Quindi oltre a ciò che riceviamo dal Cristo non c’è nulla da “pienificare” ulteriormente. Abbiamo ricevuto in Cristo la totalità del dono e della vita.

Altro intervento: Al 12 dice: “Ed avete il vostro completamento in lui che è il capo”, U.Neri: Ecco precisamente! “Ed in lui siete riempiti”.

Dossetti: E quando noi siamo riempiti di Cristo? Questo riempimento, questa pienezza nostra che è la pienezza di Cristo in noi? Nel battesimo. Allora segue il versetto 11 di cui abbiamo già letto la correzione più esatta: “Nel quale anche siete stati circoncisi, con una circoncisione non di mano d’uomo - che è la circoncisione giudaica - ma siete stati circoncisi, sottinteso, nella spoliazione del corpo della vostra carne, e cioè nella circoncisione vera del Cristo”. A differenza del rito giudaico della circoncisione che è la circoncisione fatta di mano d’uomo, la circoncisione di Cristo è invece una circoncisione non manufatta, è una circoncisione divina, spirituale e che si attua nel fatto fondamentale sempre nella realtà che Cristo è morto ed è risorto con noi e questa circoncisione di Cristo è spoliazione del corpo della nostra carne, a simiglianza di quello che è avvenuto nell’evento della croce, perché noi siamo, in essa e attraverso di essa, consepolti con lui nel battesimo e conrisuscitati con lui per fede nell’operazione di Dio che lo ha risuscitato dai morti, come dice la Lettera.

“In Lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano d’uomo”. Qui c’è la confusione della traduzione: “Con Lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo e in Lui siete anche stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio che l’ha risuscitato dai morti”. Con la fede nella morte di Cristo, esaustiva di tutta la realtà di peccato nel mondo e con la fede nella potenza di Dio che l’ha risuscitato dai morti, noi siamo circoncisi, spogliati del corpo della nostra carne e vivificati nella nuova vita in Cristo.

Il versetto 14: “Annullando il documento scritto del nostro debito le cui condizioni ci erano sfavorevoli, egli lo ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce, avendo privato della loro forza  i Principati e le Potestà, ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo”. Qui, nella nostra circoncisione spirituale che avviene nel battesimo, si verifica anche un altro evento, congiunto, che qui l’autore della Lettera, tiene a sottolineare e che sottolinea con questa immagine molto forte. Ricollegando tutto all’evento pasquale nella sua interezza, la morte di Cristo e la sua resurrezione, in quello Cristo non solo ci ha liberato dai nostri peccati, ma ha anche aggiogato al suo carro trionfale tutte le potenze cosmiche. Le ha sottomesse interamente a se stesso, con un trionfo che ha - dice - esposto le potenze cosmiche a pubblico ludibrio in modo che non c’è più nessuna ragione di temerle, di onorarle, di servirle. E perciò nel battesimo noi partecipiamo così profondamente al trionfo di Cristo sulla potenza, operato configgendo Cristo, il Cristo, alla croce il documento della nostra colpevolezza, e unendoci quindi al suo trionfo sul peccato e su tutta, ogni potenza di morte, e (liberandoci) da ogni soggezione alle potenze. Che non dobbiamo ancora - ripeto - più onorare né servire.

Quando accettiamo (il Cristo), ecco allora possiamo leggere il seguito: “Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, riguardo a feste, noviluni e a sabati - già l’Epistola ai Galati diceva qualche cosa di simile: “Tutte queste cose che sono ombra delle future, ma la realtà invece è Cristo!” - Nessuno vi defraudi del premio - qui cambio la traduzione - volendo o volendovi in umiltà e culto di angeli - umiltà in senso di soggezione, in senso di sottomissione cattiva  - entrando in ciò che ha visto - e questo (perché) c’è il verbo embateuov, indica specificamente l’atto della consacrazione, della iniziazione consacratoria - senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Cristo. Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, (perché) come se viveste ancora nel mondo dei precetti quali: Non prendere, non gustare, non toccare? Tutte cose destinate a scomparire con l’uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini. Queste cose hanno una parvenza di sapienza con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne e fare gonfiare” - qui la traduzione è ancora molto incerta, ma ad ogni modo il concetto fondamentale si capisce.

L’autore dice: gli elementi del mondo sono stati sconfitti, anzi sono stati aggiogati al carro trionfale di Cristo e voi partecipate a questo trionfo su di essi con il vostro battesimo, come con il vostro battesimo partecipate alla morte ed alla risurrezione di Gesù. Ritorna sempre all’evento pasquale per eccellenza. E allora perché voi ritornate a questi riti, a queste osservanze di calendari, a queste astensioni da certi cibi per un proposito di falso ascetismo e per una religiosità affettata che a un tempo è umiliazione e restringimento della vostra vera libertà in Cristo e insieme occasione per voi di gonfiarvi di una falsa scienza come superiori a tutti gli altri, aventi una conoscenza che coloro che ricevono Cristo dalla tradizione della chiesa non possono avere - a vostro giudizio.

Notate bene che si gioca tutto sul filo di un’ipotesi che questi iniziati di Colossi fanno e cioè che la fede in Cristo così come trasmessa dalla chiesa sia incompleta e non porti alla totalità della conoscenza vera e che anzi ci sia necessità di un completamento, di un miglioramento, di un approfondimento della vera conoscenza e perciò di una aggiunta a quello che la chiesa, con la sua professione di fede e con il comportamento che di conseguenza chiede, ci impone e ci dà. Invece questo non serve affatto per completare, arricchire la  conoscenza. Serve soltanto per deviare completamente e poi in definitiva per demolire la fede. Qui si potrebbero fare delle considerazioni su una realtà molto concreta, su tutte le osservanze in più, aggiuntive, che le varie gnosi richiedono anche ai cristiani, promettendo una crescita di conoscenza e per certi riguardi anche procurandola effettivamente. Ma è una conoscenza falsa, è una conoscenza ulteriore non dovuta ad una luce divina, semmai a una luce equivoca, a una luce sinistra, a una luce demoniaca, a una luce delle potenze. Quindi tante osservanze conseguenti: per esempio le prescrizioni vegetariane che tutti coloro che cercano - cristiani - di inculturarsi nell’induismo ritengono di dovere osservare. E anche le conseguenti iniziazioni in aggiunta al battesimo. Noi conosciamo da molti anni - ora è assistente - una signorina - assistente all’Università di Vienna che è stata discepola di (Rahner), è vissuta in Italia molto tempo, perché doveva fare una tesi appunto per (Rahner), e poi è andata in India e la cosa che poi ci ha colpito, quando l’abbiamo ritrovata, è che essa ha ritenuto necessario, oltre al suo battesimo, fare l’iniziazione indù. Gliel’ha fatta appunto il padre (…). E’ lui che gli ha dato il cordone, il sacro cordone. Come se il battesimo non bastasse! Ora la Lettera ai Colossesi fa piazza pulita di tutto questo, non solo ma, non solo ci tranquillizza sulla non necessità, ma ci assicura che tutto questo è non solo superfluo, ma dannoso perché devia dalla vera fede e la dissolve, la distrugge.

Negli ultimi versetti la Lettera contrappone la vera conoscenza di Cristo, data con l’annunzio pubblico e generale della chiesa, della grande chiesa, alla conoscenza iniziatica delle conventicole di eretici, i quali sottoponendosi agli elementi del mondo ed effettivamente perdendo la loro libertà cristiana si gonfiano però di una falsa scienza, che per loro però è superiore, e guardano con disprezzo chi non l’ha raggiunta. Quindi, se la contrapposizione è da un lato tra la fede integra nel Cristo, come la chiesa ce lo propone, morto e risorto, glorificato alla destra del Padre, pienezza della divinità, che è in Lui e che è da noi totalmente partecipabile, (e) invece la tradizione e la consegna di queste conoscenze iniziatiche, c’è, tra fede e conoscenze iniziatiche, c’è la stessa simmetria che c’è tra chiesa e il suo grande pubblico annunzio e invece l’annunzio misterico e iniziatico da parte di questi cerchi ristretti di eretici. Perciò poi il problema ormai sbocca nella chiesa e nella sua vita.

Però tutto il ragionamento suppone, da una parte e dall’altra, dallo scrittore della Lettera e dai suoi avversari, l’esistenza reale di queste potenze. E’ indubbio che è supposto. E come interpreteremo? Interpreteremo cancellando l’esistenza di queste potenze e riducendole entro il quadro di dottrine superate e smentite dalla realtà di una visione ormai più equilibrata, sia antropologica, sia cosmologica, che non vada però sostanzialmente oltre l’uomo e quindi negando l’esistenza di esseri intermedi positivi o negativi a cui in un primo tempo si è stati tutti sottomessi e da cui Cristo ci ha definitivamente liberati? Questo è il punto!

C’è un testo di Ignazio che ci porta ormai poi - Ignazio di Antiochia - nel vivo del problema ulteriore, cioè il problema della chiesa e della sua liturgia pubblica. Nella Lettera agli Efesini e si vede che appunto Efeso era proprio il centro di queste dottrine, al paragrafo XIII, scrive “Preoccupatevi dunque di riunirvi più frequentemente per la eucaristia di Dio e per la gloria. Quando infatti frequentemente vi riunite insieme sono annientate le potenze di Satana ed è distrutta la sua opera di rovina, nella concordia della stessa vostra fede. Nulla è migliore della pace in cui viene annullata ogni guerra delle creature celesti e terrestri”. E cioè, se si parte dal presupposto, comune a tutti questi testi, e comuni in genere al Nuovo Testamento, allora la realtà della chiesa, la realtà della nostra comunione con lei, e la realtà soprattutto dell’Eucaristia, acquista un significato che abitualmente noi viviamo e cioè di essere il mezzo fondamentale per l’annientamento delle potenze. Le quali vengono vinte e soggiogate all’uomo dal trionfo di Cristo, particolarmente nell’esercizio della comunione fraterna ecclesiale e nell’esercizio attuale concreto del culto della chiesa e particolarmente del suo vertice, l’Eucaristia. Quando si condivida questa visione globale del mondo e della realtà e non si escluda da essa niente che sia diverso dall’uomo! (Altrimenti) anche l’Eucaristia perde spessore, diventa un culto reso a Dio – certo - ma senza altri significati, particolarmente senza tutta la sua dimensione cosmica. Può avere ancora una dimensione universale, umana, ma non ha più dimensione cosmica. Invece quando si accetta questa visione, l’Eucaristia emerge e acquista un nuovo significato, totalizzante, operante a tutti i livelli della realtà. Operante quindi anche a livelli più profondi, meno sensibilmente sperimentati ma reali, operanti quindi un certo riordino, non solo interiore, non solo interpersonale, ma un certo riordino di tutto l’ordine cosmico e concorso quindi all’assoggettamento a Cristo di tutta la realtà, anche delle realtà cosmiche da noi non direttamente conosciute, ma affermabili nella fede, nella fede del Nuovo Testamento. E qui mi fermo.

Domanda: Posso chiedere una cosa, Efesini 6, 12.

Dossetti: E’ un approfondimento ulteriore nella Lettera agli Efesini  di questo aspetto.

Domanda: E questo “abitano nelle regioni celesti”?

Dossetti: E’ ancora così. E’ un trasferimento - ma notate - è fortemente singolare che la Lettera di Ignazio, quella di cui ho letto il brano, sia agli Efesini. Si vede che lì c’era veramente un centro della gnosi ed è permasto per molti anni, anche oltre Ignazio. Ma Ignazio ne aveva già un’esperienza più avanzata rispetto alla Lettera ai Colossesi e anche rispetto alla stessa Lettera agli Efesini, e ne tratta più profondamente in varie riprese nella sua vita. Oggi riprendiamo il discorso, partendo da questo, se no non vado più avanti, andando oltre e venendo anche ad aspetti più propri della storia della chiesa di questi tempi passati, che però è diversamente compresa ed interpretata se si ammette l’esistenza delle potenze o invece si vuole ignorare completamente. Non per demonizzare tutto! Ma è un equivalente errore quello di demonizzare tutto e quello di non demonizzare niente. Sono due errori che si equivalgono, richiedono un discernimento, discernimento. Finché si può deve essere condotto sulla lettera della Scrittura, senza estensioni, certo, ma cercando per lo meno di cogliere tutti gli elementi che la Scrittura, il Nuovo Testamento ci offre, senza partire da presupposti che negano totalmente questi elementi in una visione appiattente tutta la realtà semplicemente (all’umano).

Intervento di Neri:  Kaesemann il grande biblista del Nuovo Testamento, tedesco, che a Tubinga faceva una lezione sulla teologia di San Paolo e parlava sulla base dei testi di angeli e di demoni e che vide i suoi studenti - questo risale a parecchi anni fa, risale agli anni intorno al 65 - e che vide che fra i suoi studenti serpeggiava il sorriso, cosa abbastanza normale fra studenti tedeschi, disincantati, degli anni appunto 65. Kaesemann si interruppe, molto seriamente, e disse “ Voi potete crederci o non crederci. Non è questo che mi interessa come vostro docente. Come vostro docente però mi interessa di dirvi con estrema chiarezza che Paolo ci credeva”.

Dossetti: Si può dire che era la mentalità del tempo.


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