Il testo è stato trascritto dalla viva voce dell'autrice e non è stato da lei rivisto.
L'Areopago
Per illustrare questa legge non basta un'ora, ci vorrebbe parecchio tempo
anche per raccontare tutta la sua storia, che non è iniziata in questa legislatura, ma
durante quella precedente. Ad un certo punto la legge è arrivata al Senato nella
legislatura precedente, dopo essere stata approvata con un testo quasi simile a quello attuale,
ma fu affossata al Senato e la discussione non andò avanti. Fu sospesa dall'allora
presidente Mancino. Poi è ritornata in discussione in questa legislatura ed è
riuscita a completare il suo iter. Il testo di questa legge si è incrociato con un altro
testo di iniziativa trasversale, di diversi deputati di estrazione cattolica. Il testo finale
certamente non è il massimo auspicabile, però io lo chiamo “una riduzione
del danno”.
La prima cosa che si è detta è che si tratta di una legge cattolica e che questa
legge è stata un regalo al Papa.
Questo evidentemente non è vero, perché una legge cattolica si sarebbe esaurita
in un solo articolo: la fecondazione artificiale è vietata. Questa è la sintesi
della legge cattolica. Questa, invece, è una legge di riduzione di danno, non di male
minore, perché se noi parliamo di male minore, introduciamo un qualcosa che da un
punto di vista morale non è accettabile, cioè che ci sia una classifica di mali.
Il male, per definizione, è male, piccolo o grande che sia. Il male minore non è
sicuramente il maggior bene perseguibile.
Questa legge ha cercato di ridurre il danno di una situazione già esistente. Non
è nata in un contesto in cui la fecondazione artificiale non si faceva, ma in un
contesto in cui la fecondazione artificiale si fa e si è fatta per anni senza alcuna
regola e senza alcun controllo.
Un'altra affermazione che abbiamo sentito nel dibattito di questo periodo, è che si sia
trattato di una legge appoggiata dai cattolici in contrasto con i laici. Voi sapete che oggi
c'è questa grande confusione tra la cosiddetta etica laica e la cosiddetta etica
cattolica, per cui è cattolico tutto ciò che secondo i cosiddetti laici si muove
come se Dio ci fosse ed è laico tutto ciò che si muove dal presupposto che Dio
non esiste. A parte il fatto che c'è un uso sbagliato del termine laico, perché
io sono una laica, don Andrea è un sacerdote, quindi il termine laico, come altri
termini della lingua italiana, viene utilizzato con un altro significato.
Una contrapposizione tra etica laica ed etica cattolica non è però reale
perché, innanzitutto, se io fossi un ebreo o un musulmano mi sentirei tagliato fuori da
questo dibattito ed anche un po' offeso, perché non esistono solo i cattolici da una
parte ed i laici dall'altra. Ma c'è anche un altro motivo: non è detto che la
cosiddetta etica cattolica muova soltanto dal dato rivelato, cioè dalla fede, come se i
cattolici fossero dei soggetti a-razionali, ma anzi ormai la razionalità sta dalla parte
dei cattolici e la non razionalità sta dall'altra parte. Perché si è
passati, da parte dei laici, ad una nuova fede, la fede laica. Loro credono in determinate
cose, sono disposti a modificare la realtà, pur di mantenere il loro credo. Noi
cattolici abbiamo oggi un compito in più rispetto a prima. Siamo quelli che devono
dimostrare come realmente stanno le cose e come razionalmente si può approcciare un
problema, perché dall'altra parte questa razionalità non c'è
più.
Mi spiego meglio: voi avete sentito ieri che è stata clonata una blastocisti umana. La
clonazione è la possibilità di ottenere un individuo umano attraverso il
trasferimento del nucleo di una cellula di un soggetto dentro un uovo denucleato. Con uno
stimolo elettrico questa struttura che si è formata da questo uovo denucleato e da
questo nucleo proveniente, ad esempio, da una mia cellula, dà origine ad uno sviluppo
embrionale dal quale, quando è arrivato alla fase della blastocisti, si può
prelevare la massa cellulare interna. Non so se avete visto le immagini di un embrione. La
blastocisti è quando l'embrione sembra quasi un cestino di frutta, per cui da una parte
c'è questo polo che si chiama la massa cellulare interna da cui estrarre le cellule
staminali. E' stato provato, lo dice anche uno dei massimi esperti di staminali, il prof.
Angelo Vescovi del S.Raffaele di Milano, che le cellule embrionali sono inutili. Ma il Prof.
Vescovi non è cattolico, è taoista, per cui non ha motivazioni cattoliche per
difendere l'embrione umano. Lui dice obiettivamente: le cellule staminali embrionali non
servono assolutamente a nulla; le cellule staminali clonate, l'ha dichiarato su Avvenire, non
servono a nulla [1] . Per quale motivo continuare
questo tipo di sperimentazione e sostenere che l'embrione serve? Considerazioni etiche a parte,
non è provato da un punto di vista scientifico, anzi è negato, che l'embrione
possa servire. Però c'è una sorta di irrazionalità da parte del cosiddetto
mondo laico, in quell'accezione errata di laico alla quale abbiamo accennato, per cui si
sostiene che per forza serve. E' diventata una battaglia di tipo ideologico senza fondamento da
un punto di vista scientifico. Quindi si è ribaltata la situazione, per cui mentre
eravamo prima noi cattolici ad essere accusati di dire le cose per fede, oggi c'è
un'altra fede, che è la fede laica, che fa sì che noi cattolici dobbiamo essere
più razionali di quelli della parte opposta. Che cosa hanno fatto i cattolici in tutto
questo, e qual è il loro impegno? Ovviamente, come diceva prima don Andrea, dal momento
che siamo in una società pluralista, dove gli orientamenti etici sono diversi, l'impegno
che uno può avere è quello di ritagliare nella situazione nella quale ci si
trova, il maggior spazio possibile. Quindi l'impegno dei deputati, dei parlamentari che hanno
sostenuto questa legge (non tutti cattolici, perché molti muovevano da posizioni
diverse), dei parlamentari cattolici che erano presenti, è stato quello di ritagliare il
maggior spazio possibile, di avere le maggiori garanzie possibili all'interno di una situazione
di una legge che comunque era lontana da un punto di vista di contenuto etico, da quella che
è l'etica cattolica, in questa materia. Quindi non è una legge cattolica, non
è sicuramente una legge che corrisponde alle indicazioni del magistero della Chiesa,
è una legge che ha ridotto una situazione di danno e che i cattolici hanno dovuto
appoggiare per questo motivo, proprio per cercare di ottenere il massimo delle garanzie
possibili. Perché non è una legge cattolica?
Ciò che il magistero della Chiesa cattolica pensa in materia di fecondazione
artificiale è contenuto in un documento del 1978, è la “Donum vitae”,
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Io ho cominciato ad occuparmi di bioetica nel
1984. Nel 1987 quando è stato pubblicato questo documento già si parlava dei
problemi della clonazione, dei problemi della fecondazione interspecie. Una delle
caratteristiche dei documenti della Chiesa è quella di avere questa lungimiranza
profetica, cioè di prevedere quello che accadrà successivamente. In questo
documento la Congregazione per la dottrina della fede cosa dice?
Il documento è diviso in due parti, la prima parte è sull'embrione, la seconda
sulle tecniche di fecondazione artificiale. Nella prima parte c'è tutta una trattazione
sul fatto che l'embrione è un individuo umano, che deve essere rispettato come soggetto
personale e quindi non si può fare nulla che sia contro il suo interesse, ma gli unici
interventi che si possono fare sono in suo favore e a sua tutela, per cui, se è
giustificata una diagnosi prenatale a scopi terapeutici, sicuramente non è giustificata
allo scopo di un cosiddetto aborto terapeutico, cioè a scopo soppressivo. Perché
parlo di cosiddetto aborto terapeutico? Perché mai si può definire terapia
un aborto. Quale terapia passa attraverso la soppressione dell'individuo malato? Io dico ai
miei studenti: “Se tutte le terapie passassero per la soppressione del malato così
come capita con l'aborto, noi medici non avremmo niente da fare”. Ci fermiamo alla fase
diagnostica e poi ammazziamo il malato, così non abbiamo problemi di spese della
sanità, problemi di ospedali e così via. Applicare il termine terapeutico al
concetto di aborto è sicuramente errato. Sempre a proposito dell'embrione il documento
dice poi no alla sperimentazione, no alla clonazione, no alla fecondazione interspecie, no alla
gestazione interspecie, cioè prendere embrioni umani e metterli nell'utero di un maiale,
un coniglio, ecc.
Nella seconda parte affronta il problema delle tecniche di fecondazione artificiale. Tenete
conto che il documento è del 1987. Le tecniche che allora venivano utilizzate erano due:
la fecondazione in vitro e l'inseminazione artificiale, quindi il documento interviene
specificamente su queste due tecniche. Occorre leggerlo. Il magistero della Chiesa non dice dei
no, come di solito si ritiene, ma dice dei sì. Sì al rispetto dell'embrione
umano, per cui la fecondazione in vitro non va fatta perché comporta la manipolazione e
la creazione in vitro di embrioni umani, sì alla famiglia per cui definisce non
accettabile la fecondazione artificiale eterologa, quindi con l'utilizzo di spermatozoi che
provengono da donatori estranei e dice sì al rispetto dell'atto coniugale come momento
della chiamata all'esistenza del nuovo individuo umano, per cui ne consegue il sì alle
forme di aiuto all'atto coniugale, ma non alle forme di sostituzione dello stesso. Questo
significa che tutto ciò che può aiutare la coppia ad avere un bambino, fosse una
terapia con ormoni, un intervento chirurgico, una somministrazione di farmaci, oppure di un
trasferimento di seme ottenuto durante l'atto coniugale, viene ritenuto rispettoso della
struttura dell'atto coniugale. Non viene considerato rispettoso tutto ciò che
sostituisce l'atto coniugale. La terza parte di questo documento è dedicata alla
questione del rapporto tra la morale e la legge civile, cioè la Congregazione per la
Dottrina della Fede dice quale minimo dobbiamo pretendere che ci sia all'interno di una legge.
Questo minimo è praticamente dato da due elementi: da una parte il rispetto
dell'embrione umano, ovviamente il massimo del rispetto sarebbe non fecondarlo in vitro,
perché dal momento in cui un embrione umano viene creato in vitro è inevitabile
che si instauri un rapporto tra soggetto che produce ed oggetto che viene prodotto. Nel momento
in cui un oggetto viene prodotto e quindi l'individuo non viene chiamato all'esistenza
all'interno di una dinamica del dono, ma all'interno di una dinamica della produzione, è
inevitabile che ciò che produco può essere oggetto di selezione, di valutazione.
Tutta la discussione che c'è attualmente, riguardo la diagnosi pre-impianto, entra in
questa logica. Gli embrioni vengono prodotti, ma prima di essere trasferiti devono essere
valutati per poter essere selezionati. Introducendo all'interno di questo dibattito elementi
che sono inconcepibili per uno Stato come il nostro, come il criterio della discriminazione. La
Costituzione italiana dice che una persona non può essere discriminata per sesso,
religione, ecc. e noi reintroduciamo un criterio di discriminazione per cui chi non ci sta bene
viene eliminato. Badate bene che questo elemento non è presente neanche nella legge
sull'aborto - e dicendo questo non dico che la legge sull'aborto è buona, assolutamente
no. Ma la legge sull'aborto in un certo senso ha trovato l'escamotage per cui l'aborto e la
soppressione del bambino malato avviene perché questo può provocare un danno alla
salute o alla vita della madre, perché se la legge avesse detto abortiamo il bambino
malato, sarebbe stata tacciata di avere scopo eugenetico, quindi di discriminazione. Con il
dibattito attuale si vuole introdurre un elemento che furbescamente era stato tenuto fuori
dalla 194 e cioè quello della discriminazione: eliminiamo quelli che non sono buoni e
trasferiamo solo quelli che sono sani, per cui già facciamo una discriminazione tra
soggetti umani.
La Donum vitae chiede che ci sia il rispetto dell'embrione e che ci sia almeno il rispetto del
principio famiglia, anche perché si rende conto che chiedere che per legge venga anche
riconosciuto il rispetto dell'atto coniugale come luogo della chiamata all'esistenza
dell'individuo umano è elemento che in una società pluralista non passerebbe.
Questa è la maniera in cui si conclude la Donum Vitae. Gli elementi che vengono
richiesti per una legge in una situazione di pluralismo etico, sono solo una parte di quello
che la morale cattolica dice in materia di fecondazione artificiale. Viene lasciato fuori un
elemento che è quello della precisazione del considerare accettabile un aiuto all'atto
coniugale e non una sostituzione.
Vediamo cosa è accaduto con questa legge. L'intento della legge è già
annunciato all'art. 1: la presente legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti,
compreso il concepito. In pratica il punto di partenza della legge è che ci sia questo
accesso alle tecniche di fecondazione artificiale. Badate bene, la legge non si chiama legge
sulle tecniche di fecondazione artificiale, ma sulla procreazione medicalmente
assistita. Qui c'è già il primo imbroglio, perché procreazione cosa
significa?
Procreare è un termine teologico che ormai è sulla bocca di tutti, perché
se io ad una persona dico “procreazione”, non parlo di riproduzione artificiale. E'
più chic, è più dolce, è la famosa pillola di Mary Poppins, che per
mandarla giù ci voleva lo zucchero. Se io cambio i termini, la gente non si rende conto.
Se io la clonazione la chiamo terapeutica, l'attenzione si centra sul terapeutico, non sul
fatto che l'individuo umano viene clonato. Se io l'aborto lo chiamo terapeutico, l'attenzione
è sulla terapia, sulla cosa buona, non sul fatto che si fa un aborto. Io sono originaria
di Siracusa, un giorno mi è arrivata la telefonata di un signore di Siracusa,
perché alla moglie, che aveva circa 35 anni, il medico aveva detto che
“doveva” fare l'amniocentesi. Io ho detto: “Perché volete fare
l'amniocentesi?” La risposta è stata: “Per vedere se il bambino sta
bene”. “E dopo se il bambino sta male, cosa farete?”. “Niente, il
medico mi ha detto che c'è una terapia”. “Che terapia?”
“L'aborto terapeutico”. Ho chiesto: “Ma lei sa cos'è un aborto
terapeutico?” “No, una terapia per il bambino, così starà
meglio”. Ho detto: “No, il bambino non ci sarà più!” Allora
questo pover'uomo... com'è possibile nel 2000 non sapere queste cose? Però
l'informazione che arriva è questa. Lui aveva concentrato la sua attenzione sul termine
terapeutico e non su quello che ci stava prima. Se io la fecondazione artificiale la chiamo
procreazione medicalmente assistita, la gente dice: “E' una procreazione, ed è
soltanto assistita”. Ma non si rende conto che di assistenza non c'è niente, ma
è una totale sostituzione. Cosa significa allora assistere?
Io racconto sempre questo: ho due figlie; quella di 12 anni ha un'avversione totale a colorare
i disegni e dice: “Coloralo tu”. Io sono disposta tutt'al più a passarle le
matite, ad assisterla, ma se lo coloro, la sostituisco.
Quando la coppia serve solo per prelevare uovo e spermatozoi, non stiamo assistendo ad una
procreazione, stiamo semplicemente sostituendo. Chi fa la fecondazione non sono i coniugi, ma
un altro. Tanto è vero che se andate a leggere la storia della fecondazione in vitro,
alla ricerca della prima bambina, che ormai ha 26 anni, che è nata con questa tecnica
nel 1978, che si chiama Louise Brown, nessuno si ricorda chi sono i suoi genitori. Ma in tutti
i manuali ci sono i nomi dei suoi padri fecondanti, e cioè i due sperimentatori Edwards
e Steptoe che l'hanno fatta in vitro. Perché i genitori sono stati semplicemente delle
comparse che sono servite per dare i gameti.
Già il titolo è dunque ingannevole. Non solo non è medicalmente
assistita, ma non è neppure procreazione, perché il termine procreazione è
un termine teologico che indica quel particolare movimento per cui Dio si abbassa a livello dei
coniugi, o possiamo dire, alza i coniugi al suo livello in modo che i coniugi possano concreare
con Dio. Dio poteva pensare ad un altro modo per moltiplicare il genere umano, però ha
messo la sua libertà di creare nelle mani della decisione dei coniugi. Forse questa
è una dimensione a cui si pensa troppo poco. Questa è la procreazione. Ma nel
momento in cui in provetta, sono io lì, biologo, io medico, che metto insieme delle cose
come se si trattasse di fare una torta in pasticceria, ovviamente la dimensione procreativa si
perde. Non è che quello che si ottiene non sia un individuo umano, e non sia soggetto
personale. Sto dicendo che l'atto che avviene prima non è un atto procreativo.
Comunque questa legge mette al centro i diritti di tutti i soggetti interessati, in primo
luogo del concepito. Come è stata strutturata? Una parte della legge si occupa di
regolamentare l'accesso alle tecniche. Una parte si occupa di garantire i diritti del figlio
nato, un'altra parte si occupa di garantire i diritti dell'embrione. Analizziamo molto
schematicamente la prima parte. La legge dice che alle tecniche possono accedere soltanto le
coppie eterosessuali, dove entrambi i coniugi siano viventi, perché nel panorama europeo
ci sono, per esempio, la legge inglese e quella spagnola che consentono anche la fecondazione
post mortem. Si dice infatti: la procreazione assistita è consentita a coppie di
maggiorenni, di sesso diverso, in età potenzialmente fertile (per evitare la storia
delle cosiddette nonne-mamme) ed entrambi viventi. Queste coppie devono essere coniugate o
conviventi. Ovviamente qui vedete che c'è già una prima differenza per quanto
riguarda le indicazioni del magistero della Chiesa, perché il riferimento è anche
alle coppie conviventi. Questo comporta che anche il concetto di omologo, cioè
fecondazione ottenuta con i gameti provenienti dalla coppia che ne fa richiesta, presenti una
differenza tra il magistero della Chiesa e la legge, perché il concetto di omologo per
il magistero della Chiesa, significa nell'ambito della coppia coniugata, possibilmente con il
matrimonio religioso. La legge equipara la coppia coniugata alla coppia convivente, ma poi ad
un certo punto dice: ma quando la coppia si presenta e vuole ricorrere ad una tecnica di
fecondazione artificiale, bisogna anche prospettarle la possibilità dell'affido e
dell'adozione. Ma a chi, se l'affido e l'adozione non sono consentiti alla coppia
convivente?
C'è quindi una incongruenza interlegislativa. In altri Paesi europei, Francia, Austria,
la legge pone anche una condizione, che cioè la convivenza duri da almeno due, tre anni.
Ma se due persone convivono è perché desiderano che non ci sia un riconoscimento
sociale della loro scelta. Come si fa quindi a sapere da quanto tempo due persone
effettivamente convivono? Vado in un palazzo a chiedere? Come regoli la convivenza? Non si
può ipotizzare un registro se la caratteristica dei conviventi è proprio quella
di non volere un riconoscimento sociale.
Le coppie per poter accedere alle tecniche devono dare un consenso informato, cioè
devono praticamente sottoscrivere entrambi che vogliono accedere a questa tecnica. Questo per
evitare pentimenti dell'ultima ora. Fino a quando non sono stati fecondati gli oociti e si
è ottenuto l'embrione, il consenso si può revocare. Una volta ottenuto l'embrione
siamo in presenza di uno dei soggetti dei quali la legge tutela i diritti e il consenso non
può più essere revocato. Questa regolamentazione si è resa necessaria
perché è capitato spesso che uno dei due genitori, in particolare il padre, non
abbia voluto riconoscere il figlio. Questo è successo soprattutto con l'eterologa. Si
può immaginare il disagio di un uomo. Già è forte il disagio psicologico
in una coppia nella quale la sterilità sia di causa maschile, ma poi noi andiamo a
sostituire l'uomo con il seme di un altro e gli mettiamo davanti la prova della sua
incapacità. Cioè quel bambino che è stato ottenuto con il seme di un
altro. Noi possiamo cambiare quanto vogliamo i comportamenti sociali, ma la psicologia della
persona è sempre la stessa. Guardate quanti omicidi ci sono ormai all'interno delle
famiglie, e quanti di questi hanno alla base separazioni, figli affidati ad uno dei due
genitori, gelosie, ecc. Si sta imponendo un modello di vita che non è adeguato alla
psicologia della persona, che è sempre la stessa. Se voi studiate le dinamiche dello
sviluppo adolescenziale, sono sempre le stesse. Oggi si vogliono imporre dei modelli di
comportamento, ed è un'imposizione, visto che non si propone nient'altro, che sono
contro la reale psicologia umana, per cui alla fine esploderemo tutti, perché ciò
che ci si sta imponendo di vivere come struttura familiare, come comportamenti, non è
adeguato alla psicologia umana, che è sempre la stessa.
Per ottenere il consenso la coppia deve fare una consulenza. Questo aspetto della legge
è importante. Io mi rendo conto, incontrando le coppie che vengono all'Università
Cattolica per una consulenza etica, per conoscere cioè la posizione della Chiesa su
questa materia, che il grosso problema che devo affrontare non è tanto etico, ma
psicologico. Il problema psicologico delle coppie con situazione di sterilità è
molto forte, mentre oggi quando le coppie si recano ai vari Centri si sentono semplicemente
dire: “Non si preoccupi, il bambino glielo facciamo noi”. Dobbiamo far confrontare
le coppie sui loro problemi, su cosa significa per loro la genitorialità, che cosa
significa essere pressati, magari dalle due nonne mancate che continuano a dire: “Ma
perché non mi fate un nipotino?” Io ho dovuto consolare per un'ora una ragazza che
è venuta disperata perché tutta la famiglia le fa pressione. Ma se si aggiungono
ai problemi fisici anche quelli psicologici, il bambino non arriverà mai! In questo
senso è positiva l'affermazione che bisogna fare una consulenza, bisogna analizzare
tutti i problemi medici, psicologici e anche i problemi bioetici.
Una volta che si accede a queste tecniche, la legge stabilisce che si deve procedere con
gradualità, da quelle meno invasive a quelle che lo sono di più.
Tutela del figlio nato: lo stato giuridico del nato con la fecondazione artificiale è
stato equiparato a quello del nato naturalmente. Sono vietati il disconoscimento di
paternità e l'anonimato della madre. Mentre oggi una donna che partorisce un figlio,
avuto naturalmente, può chiedere in ospedale di non essere nominata, per cui il bambino
risulta figlio di NN e può essere messo in stato di adottabilità, con la
fecondazione artificiale, la donna che ha dato il consenso, che ha richiesto questo figlio, per
cui lo Stato si è attivato utilizzando anche dei soldi che vengono sottratti ad altri
interventi in ambito sanitario, non può dire, al momento della nascita: “Io voglio
l'anonimato”.
Nel caso in cui ci siano accordi tra due donne per ricorrere all' “utero in
affitto”, per la legge, risulta essere la madre la donna che ha partorito. E' vietato il
prestito dell'utero, ma può sempre capitare che alcune persone prendano accordi in
questo senso e poi chiedano alla legge di farli rispettare. La legge dice: nel caso in cui si
sia fatta una fecondazione eterologa o si sia ricorsi all'utero in affitto, vigono gli stessi
principi enunciati prima, per cui è madre colei che ha partorito, è padre colui
che ha dato il consenso.
Terzo punto: la tutela del bambino non ancora nato e quindi del concepito. Si sviluppa in due
parti. Da una parte con il divieto di qualsiasi forma di sperimentazione, della clonazione,
dell'utilizzo dell'embrione per la produzione delle cellule staminali, dell'interspecie, della
produzione di ibridi e di chimere. Una chimera è quello che si ottiene prendendo delle
cellule da embrioni diversi e fondendole insieme. Un ibrido è il risultato di una
fecondazione interspecie (es. una cellula uovo di scimmia fecondata da spermatozoi umani). La
sperimentazione è consentita solo a scopo terapeutico, solo se può essere d'aiuto
per la sopravvivenza o la salute di quello specifico embrione.
L'altro aspetto è la regolamentazione del numero di embrioni prodotti con le tecniche
di fecondazione artificiale. La legge chiede che non si fecondino più di tre uova per
ciclo e che le uova fecondate vengano trasferite tutte in utero. La polemica è sorta
allora sul fatto che trasferire tre embrioni può causare gravidanze plurigemine e
pericolose. Ma è un'ipocrisia: attualmente, infatti, se ne trasferiscono 4 – 5,
poi se si annidano tutti si ricorre all'aborto selettivo. La legge dice invece che al massimo
se ne possono trasferire tre, ma si può trasferire anche solo un embrione. Il problema
della produzione eccessiva di embrioni è dovuto al fatto che in questo modo si aumenta
l'efficacia della tecnica, perché se tu hai più colpi da sparare, ovviamente
aumenti la possibilità di ottenere il risultato. Ma nessuno obbliga a produrre tre
embrioni. Si dice solo che il limite massimo è tre.
Questo è sulla stessa lunghezza d'onda della legge tedesca, che è del 1990 e
dice che si possono fecondare al massimo tre oociti e devono essere tutti trasferiti nell'utero
della donna. Questo per evitare gli embrioni in sovrannumero. E' brutto dire di esseri umani
che sono in sovrannumero, che sono superflui, ma è così che vengono indicati. Gli
embrioni di troppo attualmente vengono congelati ed eventualmente usati per la sperimentazione.
Il problema è cosa fare poi degli embrioni congelati, perché ad un certo punto si
rovinano. La nuova legge vieta il congelamento, a meno che, per problemi di salute della donna,
gli embrioni non possono essere trasferiti appena ottenuti. E' chiaro che il problema del
congelamento degli embrioni è strettamente legato alla fecondazione artificiale. Nel
momento in cui si porta fuori dal corpo della donna la fecondazione, i problemi sono a
cascata.
Altra cosa vietata da questa legge è la diagnosi pre-impianto, o meglio, è
vietato il suo uso a scopo eugenetico. Questo vuol dire che se la diagnosi pre-impianto viene
effettuata a soli fini di selezione non serve. Nel tentativo di tutelare l'embrione si vieta
ogni forma di discriminazione e quindi si vieta la diagnosi pre-impianto. E' vietato anche
l'aborto selettivo, cioè sopprimere in utero gli embrioni di troppo, perché
è un'altra forma di discriminazione. L'aborto selettivo avviene introducendo nelle
camere gestazionali una soluzione salina e, con un catetere direttamente nel cuoricino, si
arresta l'attività cardiaca. Quindi in questo caso, dopo aver cercato strenuamente e in
mezzo a difficoltà di avere un figlio, poi lo si elimina.
Nel panorama europeo questa legge, per quanto riguarda la tutela dei diritti dell'embrione e
la tutela del principio famiglia, è quella che si posiziona meglio. E' una legge che
garantisce anche la donna perché le consente di avere tutte quelle informazioni che
prima non le venivano date.
Quali sono i rischi? Noi abbiamo seguito il caso di una signora che era stata stimolata per
ottenere l'ovulazione senza essere studiata a sufficienza. La stimolazione ovarica le aveva
causato un'alterazione della coagulazione. Aveva perciò avuto prima un addome acuto e
poi un'occlusione della succlavia. E' andato in necrosi un braccio e ha dovuto subire
l'amputazione. Questa donna perfettamente sana, per avere un figlio si è ritrovata senza
figlio e con un braccio in meno. Quindi le donne devono sapere a quali rischi si espongono.
Le percentuali di successo della fecondazione in vitro arrivano al 17-20%, quelle della ICSI
[2] , una forma di micromanipolazione dei gameti
per cui si introduce lo spermatozoo direttamente nel nucleo della cellula uovo, arriva al
39-40%. Questo significa che tanta gente torna a casa a mani vuote e con il portafoglio vuoto.
La quantità di denaro sborsato in tutto questo iter è notevole e la gente
è talmente abituata a pagare che, quando concludo le mie consulenze e dico: “Beh,
allora fatemi sapere”, mi sento spesso dire: “Quanto le devo?” Sono stupiti
quando dico che non mi devono nulla. Sono stati allenati come burattini a pagare ogni cosa.
Un ultimo aspetto è quello della prevenzione. La legge dice all'art. 2: “Il
Ministro della Salute, sentito il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca, promuove ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei
fenomeni della sterilità e dell'infertilità e può favorire gli interventi
necessari per rimuovere queste cause, nonché per ridurne l'incidenza”.
Questo vuol dire che c'è un impegno anche nella prevenzione della sterilità,
perché se oggi la sterilità sta aumentando tanto delle ragioni ci saranno, e sono
ragioni legate ai comportamenti, individuali e collettivi. Il problema non è solo
l'accesso ritardato al matrimonio. Sicuramente per una donna andare a cercare il primo figlio a
32-33 anni comporta confrontarsi con un potenziale di fertilità ridotto rispetto ad una
donna di 23-24 anni. Ma non è solo questo, oggi la sterilità è soprattutto
maschile. Qualche anno fa 5-6 casi su 10 delle coppie che si rivolgevano a noi erano dovuti a
sterilità femminile. Oggi, 9 volte su 10, la causa è maschile. La carica
spermatica maschile che prima era in media di 20.000.000 di spermatozoi per ml di liquido
seminale, oggi è intorno ad 1.000.000 ed è sempre più frequente trovare
uomini con 800.000 – 900.000 spermatozoi.
Questo deve essere legato a qualcosa. Inoltre, sposarsi tardi non vuol dire che negli anni
precedenti non si siano avuti rapporti sessuali. Più aumenta il periodo di
attività sessuale prima della ricerca di una gravidanza, più le persone si
espongono. Magari ci sono stati altri partners precedentemente e quindi aumenta la
possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmesse, aumenta la possibilità
di effetti collaterali di contraccettivi e di prodotti ad azione abortiva. Sono alcuni tra i
possibili motivi, certo non gli unici. Uno non ha fumato e ha il tumore ai polmoni, hanno
fumato gli altri accanto a lui. Sicuramente non tutta la sterilità dipende da
comportamenti individuali, ma se la sterilità sta aumentando qualche fattore ci deve
essere, che siano comportamenti individuali o collettivi: l'inquinamento delle acque, del cibo,
dell'aria e così via. Per cui, che la legge si sia interessata anche di fare prevenzione
della sterilità è importante, perché non se ne fa per niente. Ai ragazzi
bisognerebbe far capire che comportarsi in un certo modo, piuttosto che in un altro, non
è solo un problema di morale, ma anche un problema di salvaguardia della loro
salute.
Ho cercato di sintetizzare al massimo la questione e di far comprendere che una legge non
può garantire tutto quello che, dal punto di vista etico, il soggetto può
esigere. La legge si fa sempre in una situazione di pluralismo etico. Sicuramente allora non
soddisfa tutti i principi dell'etica cattolica, ma sicuramente ha cercato di ridurre una
situazione che era veramente disastrosa. Avrete sicuramente sentito utilizzare l'espressione
Far West nella procreazione, è un'espressione che a me non piace perché ormai la
usano tutti, ma la realtà è che la situazione era veramente disordinata. Il
problema ora è: “Sarà ora una situazione ordinata?” Chi andrà
a controllare cosa faranno nei laboratori? Perché il problema è che la legge va
bene, ma se non formiamo le coscienze, nei laboratori si continuerà a fare qualunque
cosa.
[Nota 1] (Nota dell'Areopago) abbiamo
trascritto da Internet parte dell'articolo sulla tesi del prof. Vescovi: "Mi irrito spesso per
il modo in cui vengono date le notizie relative alle cellule staminali". Secondo Vescovi dire
che solo le cellule staminali embrionali offrono reali prospettive per la ricerca medica
è errato sul piano scientifico. Oggi, dice Vescovi, almeno per alcuni tessuti, le
staminali adulte sono quelle più promettenti. L'esempio è quello delle malattie
neurodegenerative (come il morbo di Alzheimer o il morbo di Parkinson): malattie che vengono
sempre citate - perché ci terrorizzano di più - per convincerci a sostenere la
ricerca sulle staminali embrionali che potrebbero aiutarci a curarle. "Ma questo è
falso: oggi le prospettive più concrete di cura derivano dalle staminali provenienti dai
tessuti cerebrali. Nessuno invece sa ancora come trasformare le cellule staminali embrionali in
cellule del cervello".
In effetti le cose sono un po' complicate: le cellule staminali embrionali hanno l'enorme
vantaggio di essere "pluripotenti": sono cellule jolly che si sanno trasformare, a seconda
degli impulsi che ricevono, in tutti gli oltre duecento tipi di cellule che costituiscono il
nostro organismo. In più hanno una grande facilità di crescita, utilissima per i
ricercatori che le coltivano. Le cellule staminali adulte servono invece agli organi per
sopravvivere alla quotidiana usura che li logora. Sanno quindi produrre un numero limitato di
tipi cellulari (si dicono infatti "multipotenti") e molto più lentamente. Ma questo
è anche un vantaggio perché se riusciamo a trovarle (e per molti organi non si
riesce a farlo) possiamo costringerle più facilmente a costruire il tipo di cellule che
ci servono senza il rischio di trovarsi con cellule spurie... "Non voglio escludere questo ramo
di ricerca e se non vi fossero alternative terapeutiche non sarei contrario ad utilizzare le
staminali embrionali. Anche se non dimentichiamo che tecnicamente sono assai più
difficili da studiare. Io contesto solo l'immagine che siano l'unica alternativa: le staminali
embrionali sono sostenute dagli interessi economici di chi ha brevetti su queste tecniche.
Comunque, io stesso ho dei dubbi, ho il sospetto che anche se di poche cellule, quello sia un
individuo".
[Nota 2] Intracytoplasmic Sperm Injection.