Ripresentiamo on-line sul nostro sito una breve scheda di
mons.Ravasi, già disponibile nel web all’indirizzo http://www.sanpaolo.org/bibbia/archivio/bibbia68.pdf
Mons.Ravasi, oltre a mostrare le “Marie” neotestamentarie che concorrono a
formare la figura così cara alla tradizione cristiana della Maddalena – lettura
unitaria che grande significato ha avuto per una lettura nello Spirito Santo della
testimonianza di Maria di Magdala – accenna ai passi dell’apocrifo Vangelo di
Filippo che, mal compresi, hanno dato origine alla leggenda dell’innamorata di
Gesù.
Per una corretta impostazione del problema è utile sottolineare, per i profani
dell’argomento, che il Vangelo di Filippo – testo successivo di almeno 200 anni ai
vangeli canonici, rinvenuto a Nag Hammadi nel 1945, ma già noto in alcuni suoi frammenti
fin dall’antichità – è, come altri vangeli gnostici di area
siro-egiziana, un vangelo che deprezza, a differenza della tradizione della Chiesa cattolica,
la corporeità e, conseguentemente, il matrimonio. Proprio il modo nel quale viene
riletta la figura della Maddalena ne è convincente esemplificazione.
Maria di Magdala è citata due volte nei brevi detti che compongono il vangelo di
Filippo. Una prima volta per affermare che Maria la madre di Gesù, Maria la sorella di
lei (sic!) e Maria di Magdala sono solo manifestazioni apparenti dell’unica Maria
spirituale. Così dice, infatti, il versetto 32: “Tre donne camminavano sempre con
il Signore: Maria sua madre, Maria la sorella di lei e la Maddalena, la quale è detta
sua compagna. Maria, in realtà, è sorella, madre e coniuge di lui”.
Nella seconda ricorrenza nel vangelo apocrifo di Filippo – il versetto 55, citato
anche da mons.Ravasi nell’articolo che segue – si dice estesamente: “La Sofia
detta sterile è la madre degli angeli (N.d.R. cioè dei pianeti e delle
costellazioni); la compagna di Cristo è la Maddalena. Il Signore amava Maria più
di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne, vedendo il
suo amore per Maria, gli dissero: Perché ami lei più di noi tutte? Il Salvatore
rispose loro: Come mai io non amo voi come lei?”
Due entità femminili sono paragonate in questo versetto: da un lato la Sofia
demiurgica, cioè la sapienza decaduta che è detta sterile in quanto creatrice del
mondo materiale, che è una specie di aborto, e, dall’altro, la Sofia celeste, la
sapienza eterna che è all’origine del mondo spirituale ed è la sposa
dell’anima del Cristo. La corporeità del Cristo e della Maddalena è pura
apparenza dalla quale è necessario liberarsi, per attingere i puri principi, secondo la
lettura gnostica presentata dall’intero vangelo. E’ paradossale come, per una
incomprensione del carattere gnostico del vangelo di Filippo, avverso alla materia ed alla
femminilità, proprio questi versetti saranno, invece, all’origine del formarsi
della leggenda del legame carnale del Cristo e della Maddalena.
Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione di questo testo se la sua messa a
disposizione sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
L’Areopago
È una storia strana quella di Maria, la discepola di Gesù
originaria di Magdala, un villaggio di pescatori sul lago di Tiberiade, centro commerciale
ittico denominato in greco Tarichea, cioè “pesce salato”.
La sua figura fu, infatti, sottoposta a una serie di equivoci. Noi vorremmo partire proprio da
quell’alba primaverile evocata da un brano del Vangelo di Giovanni che la liturgia di
Pasqua ci propone, sia pure parzialmente (20,1-18). Maria è davanti al sepolcro ove
poche ore prima era stato deposto il corpo esanime di Gesù. Paradossale è
l’equivoco in cui cade la donna che scambia quel Gesù, ritornato a nuova vita e
presente davanti a lei, col custode dell’area cimiteriale.
Come è potuto accadere questo inganno? La risposta è nella natura stessa
dell’evento pasquale che incide nella storia, ma è al tempo stesso un atto
soprannaturale, misterioso, trascendente.
Per “riconoscere” il Risorto non bastano gli occhi del volto e neppure aver
camminato con lui e ascoltato i suoi discorsi sulle piazze palestinesi o cenato con lui.
È necessario uno sguardo profondo, un canale di conoscenza superiore. Infatti Maria
“riconosce” Gesù quando la chiama per nome e gli occhi della sua anima si
aprono ed esclama: «in ebraico Rabbuni, che significa: Maestro!» (20,16) e,
così, riceve la missione di essere testimone della risurrezione: «Va’ dai
miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.
Maria di Magdala, allora, andò subito ad annunziare ai discepoli: Ho visto il Signore!,
e anche ciò che le aveva detto» (20,17-18).
Maria di Magdala era entrata in scena nei Vangeli per la prima volta come una delle donne che
assistevano Gesù e i suoi discepoli coi loro beni. In quell’occasione si era
aggiunta una precisazione piuttosto forte: «da lei erano usciti sette demoni» (Luca
8,1-3).
Proprio su quest’ultima notizia si è consumato un altro equivoco.
Di per sé, l’espressione poteva indicare un gravissimo (il sette è il
numero della pienezza) male fisico o morale che aveva colpito la donna e da cui Gesù
l’aveva liberata. Ma la tradizione, ripetuta mille volte nella storia dell’arte e
perdurante fino ai nostri giorni, ha fatto di Maria una prostituta e questo solo perché
nella pagina evangelica precedente — il capitolo 7,36-50 di Luca — si narra la
storia della conversione di un’anonima «peccatrice nota in quella (innominata)
città», colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite
in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi
suoi capelli.
Ora, questo stesso gesto verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un’altra
Maria, la sorella di Marta e Lazzaro (Giovanni 12,1-8). E, così, si consumerà un
ulteriore equivoco per Maria di Magdala, confusa da alcune tradizioni popolari con Maria di
Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea.
Ma non era ancora finita la deformazione del volto di questa donna.
Alcuni testi apocrifi cristiani composti in Egitto attorno al III secolo identificano Maria di
Magdala persino con Maria, la madre di Gesù! E lentamente la sua trasformazione è
tale che essa diventa un simbolo, ossia un’immagine della sapienza divina che esce dalla
bocca di Cristo.
È per questo — e non per maliziose allusioni a cui saremmo tentati di credere a
una lettura superficiale — che il Vangelo apocrifo di Filippo dice che Gesù
«amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava sulla bocca».
Nella Bibbia, infatti, si dice che «la Sapienza esce dalla bocca
dell’Altissimo» (Siracide 24,3).
Strano destino quello di Maria di Magdala, abbassata a prostituta ed elevata a Sapienza
divina! Per fortuna l’unico che la chiamò per nome e la riconobbe fu proprio
Gesù, il suo Maestro, il Rabbunì, in quel mattino di Pasqua.
Per altri articoli e studi di S.E.mons.Gianfranco Ravasi o sulla Bibbia presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici