L'eucarestia e il giorno del Signore al cuore della vita cristiana


“Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine”. Comprendere l'eucarestia è comprenderla come il dono pieno e totale di Gesù al Padre (sacrificium) e a noi (communio): un donarsi totale e pieno. Un legame che niente e nessuno potrà mai spezzare, perché Cristo lo realizza.
“3Fate questo in memoria di me”. Con queste parole S.Agostino commenta il senso della memoria eucaristica: “Se vuoi comprendere il corpo di Cristo, ascolta l'apostolo che dice ai fedeli: Voi però siete il corpo di Cristo, le sue membra (1 Cor 12, 27). Se voi, dunque, siete il corpo di Cristo e le sue membra, sulla mensa del Signore viene posto il vostro sacro mistero: il vostro sacro mistero voi ricevete. A ciò che voi siete, voi rispondete “Amen” e, rispondendo, lo sottoscrivete. Odi infatti: “Il corpo di Cristo” e rispondi: “Amen”. Sii veramente corpo di Cristo, perché l'Amen che pronunci sia vero!”

La memoria eucaristica nella nostra vita genera la trasmissione della fede. L'eucaristia è la trasmissione viva della Parola e dell'agire di Cristo. Essa ci permette il permanere in una tradizione che ci fa vivere e che cresce con noi. “Il senso delle Scritture cresce con chi le legge” insegnano i Padri della Chiesa.

Così Cirillo di Gerusalemme scrisse: “Con certezza assoluta partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Poiché sotto le specie del pane ti è dato il corpo e sotto le specie del vino, il sangue; affinché partecipando al corpo e al sangue di Cristo tu divenga un solo corpo e un solo sangue con lui. In tal modo noi diventiamo portatori di Cristo (cristofori), perché nelle nostre membra si diffonde il suo corpo e il suo sangue”.

In questo senso siamo anche chiamati a formare un solo corpo, come S.Paolo scrisse ai Corinzi. E S.Cipriano così commentò: “Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre. L'unità della Chiesa viene dalla stabilità divina. Chi non si tiene in questa unità, non si tiene nella fede del Padre, del Figlio e dello Spirito, non si tiene nella vita e nella salvezza. Questo mistero dell'unità, questo vincolo di pace, inseparabilmente coerente, ha una sua figura nella tunica di nostro Signore Gesù Cristo, la quale non fu divisa né stracciata, ma chi la tirò a sorte, per vedere chi dovesse rivestire Cristo, la ricevette integra e la possiede integra e indivisa. Cristo portava a noi l'unità procedente dall'alto, cioè dal Padre celeste; unità che non poteva essere assolutamente scissa da quelli che la ritenevano e possedevano perché aveva in sé una ferma e inscindibile compattezza. Ora, se qualcuno scinde e divide la Chiesa di Cristo, non può possedere la veste di Cristo”.

Con queste parole di mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare, vogliamo introdurre questo nuovo libro dei canti.
Veramente del grande dono del giorno del Signore e della celebrazione dell'eucaristia vive la fede di ogni cristiano e della trascuratezza di tale dono può morirne.
E' l'eucarestia innanzitutto che dona al marito ed alla moglie di pregare insieme.
E' essa che permette l'annuncio della fede ai piccoli e prolunga nei secoli quella tradizione che è il trasmettere senza interruzione la vita del Signore risorto.
E' essa il pane del cammino, il pane dei poveri del quale si nutrono i giovani e gli adulti per poter annunciare il santo vangelo nei luoghi dove si studia e si lavora e per poter condividere nella giustizia il pane della terra.
E' essa l'ultimo nutrimento dei morenti che si presentano al banchetto del cielo.

E' essa il fondamento dell'amore comune e della fraternità che non si scandalizza più del limite e del peccato, perché non costruisce più sulle capacità psichiche umane e le sue attese, ma sul sangue di Cristo versato su noi peccatori.

E' essa che radica lo scambio della pace e del perdono nel levare le mani al cielo del Padre nostro, nel misurarsi con il suo dono, dopo averlo accolto.
Possa questo nuovo libro dei canti far crescere la nostra fede.
Arricchisca il canto, accompagni il silenzio, sostenga le parole della Santa Liturgia perché “ alla Messa domenica le noi concediamo davvero tutta la nostra anima, come se allora avessimo raggiunto il meglio che in questa vita si può raggiungere” (Paolo VI).


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