Vita eterna


di R. Voillaume
(da “Lettres aux fraternités”, volume 3, pp. 229 – 233)


Ecco la gioia di Pasqua.

La gioia di Dio ci è data nel Cristo, ma noi possiamo, per il momento, goderne solo in modo imperfetto e a sprazzi.
Questa gioia ci attende, attende l’umanità intera. Noi siamo tutti in cammino verso questa gioia, spesso come dei ciechi.
Credendo in Cristo noi crediamo alla gioia, abbracciando il Cristo Crocifisso noi abbracciamo la gioia senza saperlo, e la Croce aumenta in noi la capacità della felicità che verrà.
Come ci fa bene, nel grigiore delle nostre vite e in mezzo ai dolori, pensare con forza alle dimensioni che la nostra felicità raggiungerà.
La nostra felicità sarà non conoscere più la noia, perché tutto sarà nuovo in ogni istante, come nuova sarà la nostra facoltà di ammirare, perché questa ammirazione sarà sempre come quella di un bambino meravigliato dalla scoperta.
La nostra felicità sarà non invecchiare.
La nostra felicità sarà essere traboccanti di una vita senza fatica, senza malattia, nella gioia di essere quello che siamo; e la carne e i sensi non saranno più un peso né una causa di doppiezza, ma una parola articolata di lode. Noi saremo come Gesù.
La nostra felicità sarà moltiplicata da quella dei nostri fratelli. La moltitudine non sarà più un mostro anonimo che schiaccia, ma una fraternità di amici.
La nostra felicità sarà fatta dall’apertura totale del nostro cuore agli altri e dalla totale limpidezza dei nostri sguardi. Noi avremo la gioia immensa di essere perfettamente conosciuti, perché non avremo più nulla da nascondere, e questa totale trasparenza abolirà ogni egoismo, ogni rigidità, ogni gelosia, ogni sofferenza di essere dimenticati o incompresi.
Ognuno sarà il centro dell’ammirazione, della lode e della tenerezza fraterna di questa immensa moltitudine di cuori e di spiriti trasfigurati dalla partecipazioni alla Risurrezione gloriosa di Gesù.


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