La
fede non mi stupisce
Non
è stupefacente
Risplendo
talmente nella mia creazione.
Nel
sole e nella luna e nelle stelle.
In
tutte le mie creature...
La
carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo
da guardare una simile desolazione. Per non amare il prossimo bisognerebbe farsi
violenza, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi,
prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Riprendersi. La carità è tutta naturale,
tutta zampillante, tutta semplice, tutta alla buona. E’ il primo movimento del
cuore. E’ il primo movimento che è quello buono. La carità è una madre e una
sorella...
Per
non amare il prossimo, bambina, bisognerebbe tapparsi
gli
occhi e gli orecchi.
A
tante grida di desolazione...
Ma
la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
Me
stesso.
Questo
è stupefacente.
Che
quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano
che
andrà meglio domattina.
Che
vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà
meglio
domattina.
Questo
è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della
nostra grazia.
E
io stesso ne sono stupito.
E
bisogna che la mia grazia sia in effetti di una forza incredibile.
E
che sgorghi da una fonte e come un fiume inesauribile.
Da
quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga.
Perché
le mie tre virtù, dice Dio.
Le
tre virtù mie creature.
Sono
esse stesse come le mie altre creature.
Della
razza degli uomini.
La
Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
La
Speranza è una bambina da nulla.
Che
è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso.
Che
gioca ancora con babbo Gennaio.
Eppure
è questa bambina che traverserà i mondi.
Questa
bambina da nulla.
Lei
sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.
Come
la stella ha guidato i tre re fin dal fondo dell’Oriente.
Verso
la culla di mio figlio.
Così
una fiamma tremante.
Lei
sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una
fiamma bucherà delle tenebre eterne...
La
piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi
e
non si nota neanche...
E
non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione
che
alle due sorelle grandi.
La
prima e l’ultima.
E
non vede quasi quella che è in mezzo.
La
piccola, quella che va ancora a scuola.
E
che cammina.
Persa
nelle gonne delle sue sorelle.
E
crede volentieri che siano le due grandi che tirino la piccola per la mano.
In
mezzo.
Tra
loro due.
Per
farle fare quella strada accidentata della salvezza.
Ciechi
che sono che non vedono invece
Che
è lei nel mezzo che si tira dietro le sue sorelle grandi.
E
che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se
non due donne giù anziane.
Due
donne di una certa età.
Sciupate
dalla vita.
E’
lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché
la Fede non vede che quello che è.
E
lei vede quello che sarà.
La
Carità non ama che quello che è.
E
lei, lei ama quello che sarà.
Dio
ci ha fatto speranza. Ha cominciato. Ha sperato che l’ultimo dei peccatori,
Che
il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza,
Sia
pure poco, poveramente,
Che
se ne sarebbe occupato un po’.
Lui
ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in lui?
Dio
ha posto la sua speranza, la sua povera speranza in ognuno di noi, nel più infimo
dei peccatori. Sarà detto che noi infimi, che noi peccatori, saremo noi che
non porremo la nostra speranza in lui?
Dio
ci ha affidato suo figlio, ahimé, ahimé. Dio ci ha affidato la nostra salvezza,
la cura della nostra salvezza. Ha fatto dipendere da noi e suo Figlio e la nostra
salvezza, e anche la sua speranza stessa; e noi non riporremo la nostra speranza
in lui.
Mistero
dei misteri, che riguarda i misteri stessi,
Egli
ha messo nelle nostre mani, nelle nostre deboli mani,
la
sua speranza eterna,
Nelle
nostre mani passeggere.
Nelle
nostre mani peccatrici.
E
noi, noi peccatori, non metteremo la nostra debole speranza
Nelle
sue mani eterne?
Qual
è questa virtù, questo segreto, che cosa occorre dunque che ci sia di così straordinario,
Nella
penitenza,
perché
questo peccatore,
Perché
uno valga cento, o insomma novantanove,
(Per
contar giusto,)
Perché
questo peccatore valga altrettanto,
Perché
questo peccatore, questo solo peccatore che fa penitenza valga altrettanto,
rallegri, susciti tanta gioia nel cielo quanto novantanove giusti che non hanno
bisogno di penitenza?
E
perché questa pecorella smarrita dia tanta gioia al pastore,
Al
buon pastore,
Che
egli lascia nel deserto, in deserto,
in un luogo abbandonato,
Le
novantanove che non s’erano smarrite?
In
cosa, qual è dunque questo mistero,
In
cosa uno può valere novantanove?
Non
sia tutti figli di Dio. Ugualmente allo stesso modo?
In
cosa, come, perché una pecora vale novantanove pecore.
Bambina,
bambina, lo sai, di che si tratta. E’ giusto questo?
E’
che era perita; e che è stata trovata.
E’
che era morta; e che è rivissuta.
E’
che era morta; e che è risuscitata.
Perché
bisogna prendere tutto alla lettera, bambina,
Letteralmente
come Gesù era morto ed è risorto di tra i morti,
Così
quella pecora era perduta, così quella pecora era morta,
Così
quell’anima era morta e dalla sua propria morte è risorta
di
tra i morti.
Essa
ha fatto tremare il cuore stesso di Dio.
Del
tremore del timore e del tremore della speranza.
Del
tremore stesso della paura.
Del
tremore di un’inquietudine
Mortale.
E
in seguito, e così, e anche
Di
ciò che è legato al timore, alla paura, all’inquietudine
Con
un legame che non si può slegare, con un legame che non
si
può sfare,
Temporale,
eterno, con un vincolo che non si può sfare
Ha
fatto tremare il cuore di Dio
Del
tremore stesso della speranza
Ha
introdotto nel cuore stesso di Dio la teologale
Speranza.
Perché
tutti gli altri Dio li ama in amore.
Ma
quella pecora Gesù l’ha amata anche in speranza.
Bisogna
prendere tutto alla lettera, bambina. Dio ha sperato,
Dio
ha atteso da Lui.
Dio,
che è tutto, ha avuto qualcosa da sperare, da lui, da quel
peccatore.
Da quel nulla. Da noi. E’ stato messo, a questo
punto,
si è messo a questo punto, in questa condizione da
aver
da sperare, da attendere da quel miserabile peccatore.
Tale
è la forza di vita della speranza, bambina,
La
forza di vita, la promessa, la vita, la forza di vita e di promessa
che
sgorga nel cuore della speranza...
Singolare
virtù della speranza, singolare mistero, questa non è
una
virtù come le altre, è una virtù contro le altre.
Prende
in contropiede tutte le altre. S’addossa per così dire
alle
altre, a tutte le altre.
E
tien loro testa. A tutte le virtù. A tutti i misteri.
Le
supera per così dire, va contro corrente.
Risale
la corrente delle altre.
Non
è una schiava, questa bambina è irriducibile.
Lei
replica per così dire alle sue sorelle; a tutte le virtù, a tutti
i
misteri.
Quando
loro scendono lei sale, (è molto ben fatto,)
Quando
tutto scende solo lei risale e così le doppia, le decuplica,
le
allarga all’infinito.
Spaventosa
libertà dell’uomo.
Noi
possiamo far fallire tutto.
Noi
possiamo essere assenti.
Non
esser lì il giorno che veniamo chiamati.
Possiamo
non rispondere alla chiamata
(Eccetto
che nella vallata del Giudizio)
Spaventoso
favore.
Possiamo
mancare a Dio.
Ecco
il caso in cui s’è messo,
Il
brutto caso.
S’è
messo nel caso di aver bisogno di noi.
Che
imprudenza. Che fiducia.
Ben
posta, mal posta, questo dipende da noi.
Che
speranza, che testardaggine, che partito preso, che forza
incurabile
di speranza.
In
noi.
Che
spoliazione, di sé, del suo potere.
Che
imprudenza.
Che
mancanza di previsione, di previdenza,
Di
provvidenza
di
Dio.
Noi
possiamo far difetto.
Noi
possiamo venir meno.
Noi
possiamo non esserci.
Spaventoso
favore, spaventosa grazia.
Colui
che fa tutto si rivolge a colui che non può far nulla.
Colui
che fa tutto ha bisogno di colui che non fa nulla.
E
come noi suoniamo a distesa la nostra Pasqua,
A
gran distesa,
Nelle
nostre povere, nelle nostre trionfanti chiese,
Nel
sole e il bel tempo del giorno di Pasqua,
Così
Dio per ogni anima che si salva
Suona
a gran distesa una Pasqua eterna.
E
dice: Ah, non m’ero sbagliato.
Avevo
ragione d’aver fiducia in quel ragazzo.
Era
una buona natura. Era di buona razza.
Figlio
di una buona madre. Era un francese.
Ho
avuto ragione di dargli fiducia.
Ugualmente
i bambini. Quando andate a fare una spesa con
i
vostri bambini
Una
commissione
O
quando andate alla messa o ai vespri con i vostri bambini
O
alla benedizione
O
tra la messa e i vespri quando andate a passeggio con i
vostri
bambini
Loro
vi trottano davanti come cagnolini. Vanno avanti, tornano
indietro.
Vanno, vengono. Si divertono. Saltano.
Fanno
venti volte il tragitto.
E’
perché in effetti non vanno da nessuna parte.
A
loro non interessa andare da qualche parte.
Non
vanno da nessuna parte.
Sono
le persone grandi che vanno da qualche parte
Le
persone grandi, la Fede, la Carità.
Sono
i genitori che vanno da qualche parte.
Alla
messa, ai vespri, alla benedizione.
Al
fiume, nella foresta.
Ai
campi, nel bosco, al lavoro.
Che
si sforzano, che si agitano per andare da qualche parte
O
anche che vanno a passeggio da qualche parte.
Ma
i bambini quello che li interessa è solo fare la strada.
Andare
e venire e saltare. Consumare la strada con le loro
gambe.
Non
averne mai abbastanza. E sentir crescere le loro gambe.
Loro
bevono la via. Hanno sete della via. Non ne hanno
mai
abbastanza.
Sono
più forti della via. Sono più forti della fatica.
Non
ne hanno mai abbastanza (Così è la speranza). Corrono
più
in fretta della via.
Loro
non vanno non corrono per arrivare. Loro arrivano per
correre.
Arrivano per andare. Così è la speranza. Non
risparmiano
i passi. Non ne verrebbe loro neanche l’idea.
Di
risparmiare alcunché.
Sono
le persone grandi che risparmiano.
Ahimé
sono ben obbligate. Ma la bambina Speranza
Non
risparmia mai nulla.