Progetto di vita in tempi difficili  

Lettera di Giovan battista Montini ai membri della Presidenza Generale della F.U.C.I.

 


 

Roma, 2 ottobre 1929

Festa degli Angeli Custodi

 

Cari Amici,

prima ancora che ci si riunisca per cominciare il nostro lavoro, vi vengo incontro con alcune proposte d’indole spirituale le quali vorrei insieme accettate e praticate per dare forza, significato e merito maggiori a quanto si viene facendo.

La prima proposta è d’esser lieti e forti.

Quest’anno non si presenta facile: ognuno lo prevede. Le antiche difficoltà, per di più, che rendono dura e fragile la nostra azione non sono quasi per niente diminuite. Il nostro stesso ambiente fucino sembra gradatamente modificarsi per l’afflusso di gente nuova e diversa, e per l’affievolirsi di antichi motivi e forme di entusiasmo.

Di più la posizione dell’Azione Cattolica sembra talora priva di energia e di dignità. L’atteggiamento conciliante poi che ci è dato professare dopo il Concordato, spesso pare frustrato da circostanze a tutti troppo note.

In questa situazione di non brillante apparenza noi dobbiamo invece avere la grandezza e l’indipendenza d’animo di resistere nel nostro lavoro, di renderlo ai nostri stessi occhi nobile e degno d’ogni sacrificio. E per far questo, bisogna che da un lato siamo tranquillamente disposti a soffrire per la giustizia della causa cattolica, dall’altro che scopriamo e professiamo la bellezza morale della nostra posizione, della nostra obbedienza, della nostra unità con gli altri cattolici, della nostra risoluta e generosa volontà di pace e di concordia con tutti i fratelli italiani.

Perciò dovremmo sempre interdirci, anche fra di noi, discorsi pessimisti, che possono debilitare la nostra energia di resistenza o diminuire al nostro sguardo il prestigio di chi ci è superiore, e renderci meno pronti e meno desiderosi nel realizzare e trasfondere dai trattati alle anime, la pace religiosa. Non giova nasconderci per questo la realtà delle cose, ma dobbiamo sapere e praticamente riconoscere che ogni realtà delle cose umane nasconde una presenza divina, che bisogna riconoscere, adorare, promuovere, e di cui non si può non essere sicuri e contenti sempre. Quindi forti e lieti.

Una seconda proposta; quella di accrescere le nostre forze spirituali con un’intesa più intima delle nostre anime nella preghiera. Viviamo insieme, lavoriamo insieme: perché non pregheremmo anche insieme? Perché la nostra confidenza e la nostra amicizia non arriverebbe, con consapevolezza nuova e pratica viva, a questo profondo grado di sincerità?

Perciò vi raccomanderei di non lasciare un solo giorno, nella quotidiana preghiera, di raccomandarvi l’un l’altro al Signore, e tutta la F.U.C.I. a Lui che ce l’ha affidata da custodire e dirigere.

Ed in modo particolare vorrei che alla Messa domenicale noi concedessimo davvero tutta la nostra anima, come se allora avessimo raggiunto il meglio che in questa vita si può raggiungere, in quel momento, pur lontani, facessimo coro in un’orazione comune, e in una cordiale effusione di reciproco perdono, di reciproca stima, di reciproco incoraggiamento, davanti al Signore propiziato così a restare presente e possente in mezzo a noi, cor unum et anima una.

E da ultimo divento ardito ad un’altra fraterna raccomandazione. Noi, che dobbiamo accusarci per primi d’esser causa della imperfezione dell’opera nostra; noi, che crediamo alla misteriosa comunicabilità dei meriti e all’ineffabile potenzialità della penitenza, dovremmo esser generosi di qualche sofferenza, offerta per il comune tesoro spirituale, della F.U.C.I., spontaneamente, segretamente. Perché, per esempio, anche nella nostra condotta pratica non offrire quella regola di austerità e di rinuncia che già la informa, come umile prezzo al riscatto dei nostri compagni, perché non imporci volutamente più premurosa osservanza dei precetti, dell’astinenza cristiana, nel pensiero che essa corrobori a maggior volere e disponga a migliori carismi la nostra e l’altrui volontà?

Vi prego, miei amici, di riflettere su queste righe. Sono scritte con timore di dir cose non abbastanza degne del mio ufficio e del vostro cuore: voi, facendole vostre, le migliorerete, le vivificherete nella sapienza e nella carità.

E poi divulgatele, ai dirigenti delle nostre associazioni, principalmente; affinché facciano essi con i loro soci altrettanto.

Supplite così alla pochezza dell’opera mia, rendete omaggio alla grandezza dell’opera nostra.

Cominciamo dunque così, in nomine Domini.

Aff.mo Assistente G.B. Montini

 


 

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