Nostalgia della fiducia

da “Il re, il saggio e il buffone. Il gran torneo delle religioni di Shafique Keshavjee


Il filosofo si rese conto in quel momento di provare nostalgia. Ma di che cosa? Da quando aveva scelto di non credere in Dio, Alain Tannier si era sentito più libero, più adulto e più solo. Non c’era più nessuno che avesse il diritto di immischiarsi nei suoi pensieri, e di decretare, in nome di Dio o della Rivelazione, in quali entità inverificabili doveva credere. Non c’era più nessuno che gli proponesse dei valori etici da mettere in pratica. Ma non c’era neanche qualcuno che desse un senso ai suoi impegni, alle sue scoperte o alle sue crisi. Da solo aveva dovuto accettare i propri limiti e il fatto che la sua vita finisse con lui. Le “spiritualità laiche” proposta da alcuni gli sembravano sciocche e prive di senso come gli incontri sentimentali attraverso il computer. Fare “come se”... Come se l’essere umano fosse sacro, come se nascere, vivere, morire avesse un senso, come se l’odore di un Dio morto potesse ancora essere un profumo... Come sembrava inutile tutto ciò! Eppure... Alain Tannier comprese allora quella nostalgia che, come un buco nero, assorbiva le sue forze e le sue risorse. Era la nostalgia della fiducia, di quella fiducia che, senza ingenuità religiosa, continua a esistere, sempre e comunque.


 

TORNA ALL'INDICE