Futuro
da
Quando scopriamo di essere mortali
di Adriano Sofri (commento alla notizia di un uomo che, saputo di avere un
tumore incurabile, alcuni giorni dopo aveva ucciso un tassista)
Diventa
tanto più prezioso, oggi, ogni pensiero, ogni gesto che miri lontano,
che coltivi la vita oltre la nostra vita. La sonda Cassini ha superato gli
anelli e ha raggiunto Saturno, dopo un viaggio di sette anni. E' bello che
si sia progettata pagata e varata un'impresa che aveva bisogno di sette anni
di traversata, di quattro altri anni di raccolta di dati, e poi chi sa. Tempi
che eccedono di gran lunga quelli di un sondaggio di opinione, e anche di
un'elezione presidenziale americana.
Ieri ho visto in televisione una bella faccia di uomo dai capelli e la barba
candidi, un missionario in Amazzonia, anziano come me se non più. Raccontava
della fatica meticolosa di ripiantare sul suolo della foresta devastata una
varietà di arbusti e alberi, e diceva: "La foresta primigenia
non potrà tornare più, e tuttavia fra cinquant'anni vedremo
ricrescere una foresta ricca di una grande varietà biologica..."
Diceva proprio così: "Vedremo".
Né lui né io "vedremo" niente fra cinquant'anni, e
lui lo sapeva quanto me. Quel plurale, vedremo, convoca una solidarietà
che va oltre il futuro personale suo e mio, e riguarda gli altri, i nostri
simili a venire. Le vite vissute e le cose che ci sopravvivano possono renderci
insopportabile il cattivo annuncio del nostro oncologo, del nostro astronomo:
ma, più probabilmente, possono consolarcene, e farci guardare all'improvviso
più lontano, oltre il nostro sipario imminente. Farci traballare dapprima
sulle ginocchia, ma farci poi provare una più forte simpatia. Per le
nostre nipoti, per gli alberi del prossimo secolo, per i bravi tassisti di
tutto il mondo.