Dubbio e certezza della fede

da Grammatica dell’assenso
del card. John Henry Newman


Chi ricerca non ha ancora trovato: è ancora in preda al dubbio, desidera trovare conferma o smentita alla sua professione attuale. Sarebbe assurdo che uno di noi si definisse nel contempo credente e ricercatore. Di qui deriva che alcuni parlino d’una dura situazione in cui si trova il cattolico, a cui non è lecito ricercare la verità del suo credo. Certo non lo può, o non è più un credente. Non può essere nel contempo dentro e fuori del corpo della Chiesa. Avvisarlo che se sta cercando è segno che non ha trovato è parlare in base al più piano buon senso. Posto che ricercare vuol dire dubitare e dubitare non si accorda col credere, il cattolico che si accinge ad una ricerca sulla sua fede dichiara implicitamente di non averla. L’ha già perduta. Qui del resto risiede la sua più chiara giustificazione: egli non è più cattolico, ma aspira a diventarlo. Chi gli volesse vietare la ricerca gli chiuderebbe la porta della stalla dopo che i buoi sono fuggiti. Se costui è in dubbio, che cosa può fare di meglio che ricercare? In quale altro modo potrebbe ridiventare cattolico? Nel suo caso, la rinuncia all’inchiesta sarebbe segno che egli si appaga della sua incredulità. Ma così parlando io tratto l’argomento in astratto, senza tener conto delle contraddizioni a cui sono soggetti gli uomini. Gli uomini spesso si sforzano di tenere uniti in sé elementi incompatibili. Non dubitano ma si comportano proprio come se dubitassero. Credono, ma la loro fede è debole, e prestando orecchio senza necessità alle altrui obiezioni si espongono a perderla. E ci sono spiriti per i quali ragionare d’una verità è tutt’uno col contestarla; indagine vuol dire porre sotto processo. D’altra parte vi sono credenze così preziose e delicate che, se la metafora mi è lecita, non possono essere lavate senza restringersi e senza perdere colore. Di tutto ciò tengo conto; ma qui sto ragionando di principi generali e non di casi individuali. I principi sono questi: la ricerca implica il dubbio mentre l’indagine non lo implica; chi assente ad una dottrina o ad un fatto ne può indagare la credibilità senza contraddirsi, ma a rigore non ne può mettere in dubbio la verità (Grammatica dell’Assenso, 116).


 

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