Viaggio di formazione missionaria in Perù: agosto 2003

di Flavia Silli

Flavia Silli ha intervistato il nostro parroco, d.Andrea, sul recente viaggio della parrocchia di S.Melania, in Perù, dell'agosto 2003. E' da due anni che il gruppo missionario della nostra parrocchia ha proposto di alternare ai pellegrinaggi biblici viaggi di formazione missionaria nelle missioni che hanno da anni uno stabile rapporto con la nostra parrocchia. D.Andrea, con quattro giovani-adulti, è stato ospite delle tre comunità peruviane delle suore pastorelle e della famiglia Bencetti, missionari romani.


“E' davvero un'esperienza incredibile quella di veder sorgere, dal male del mondo e dall'odio anti-cristiano, i germi di bene e la fecondità delle vocazioni”: questa la sintesi della visita in una missione del Perù, dove le tracce di antiche civiltà si mescolano alla secolare presenza evangelizzatrice della Chiesa. A raccontarla don Andrea Lonardo, parroco romano di S.Melania Juniore, impegnato a svolgere la sua attività pastorale in un quartiere residenziale che appare decisamente in contrasto con la sovrappopolata baraccopoli della periferia di Lima. Ed è proprio in questo contesto di miseria che 240.000 poveri possono cogliere il volto cristiano della carità nella quotidiana e disponibile presenza missionaria della famiglia Bencetti.
La storia vocazionale del diacono Luigi e della moglie Isabella, provenienti da una parrocchia della diocesi di Roma, è segnata dalla loro partecipazione al cammino neocatecumenale e dalla loro precedente appartenenza al movimento dell'équipe Notredame. “Eppure” - racconta don Andrea - “quando ho chiesto se fosse a nome di questi gruppi che stavano lì a Lima, la loro risposta è stata immediata: no, noi siamo a nome della Chiesa di Roma, e siamo al servizio di qualsiasi realtà esista sul territorio”.
E'una vocazione, la loro, che nasce da una storia determinata ma che sa testimoniare la “cattolicità” della missione evangelica.
“Ho avuto modo di toccare con mano”, spiega don Andrea, “Il mistero del bene che nasce dal male, come sempre accade nella storia del martirio cristiano”. E' chiaro il riferimento a padre Sandro Dordi, missionario originario di Bergamo e parroco di Santa, piccolo villaggio a nord del Perù, ucciso dai terroristi di Sendero Luminoso.
La sua colpa? Aver seminato pace laddove si incitava il popolo alla lotta armata e aver perseverato responsabilmente nell'obiettivo di far crescere il livello umano, cristiano e organizzativo della popolazione, anche dopo che gli era stato intimato di andarsene.
Oggi la parrocchia di Santa, che sorge in mezzo a case sprovviste di pavimenti, e con i muri di argilla cotta al sole, può contare su due nuove vocazioni: due giovani suore Pastorelle della famiglia paolina, disponibili a servire Dio e il prossimo in una situazione di miseria e di rischio.
La Chiesa, presente in questi luoghi desolati, soprattutto attraverso l'azione operosa di congregazioni e ordini religiosi, non esaurisce la sua storia di evangelizzazione del Perù nell'atroce capitolo dei conquistadores .
Che questo tema del rapporto tra cristianesimo e culture preesistenti sia estremamente problematico è lo stesso don Andrea a suggerirlo: “Se da un lato non vanno dimenticati i gravi errori, non tanto dei missionari, quanto dei conquistadores , dall'altro è importante conoscere e riconoscere alcuni aspetti terribili delle culture precolombiane.”
Emblematica, in tal senso, è la visita alla Piramide della Luna, situata a nord del Perù, vicino a Trujillo, dedicata al Dio sgozzatore, che tiene in mano i capelli delle teste di vittime umane a lui sacrificate per onorarlo. E'evidente la svolta impressa dal Cristianesimo, non soltanto nella prospettiva religiosa, ma anche nel processo di “purificazione” – per usare l'espressione di don Andrea – “di una cultura fortemente pagana, poco consapevole della dignità della vita umana”.
L'incontro-scontro con la cultura europea ha dato vita ad una nuova civiltà in cui l'integrazione tra spagnoli e indios si legge sul volto della gente. E' una storia ben diversa da quella del nord America dove non si è mai prospettata una “mescolanza” tra i Pellerossa e i colonizzatori bianchi.
Ma come leggere costruttivamente la dialettica di questa storia della Chiesa in Perù, contraddistinta da gravi peccati ed esemplari testimonianze di carità? Don Andrea risponde: “Come sempre, la storia della Chiesa non è utopica: vive e accetta la fatica. E' consapevole che il suo cammino passa anche attraverso alcuni errori: proprio per questo l'utopia non sarà mai una realtà cristiana. Sono profondamente convinto di questo: c'è un profondo realismo del cristianesimo che entra nella storia, l'accoglie e la vive”.


[Carita']