La vita segreta in Arabia Saudita. Intervista al giornalista e scrittore Camille Eid

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 18 /04 /2011 - 14:55 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati:
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo dall’Agenzia di stampa Zenit la traduzione di un’intervista a Camille Eid, apparsa l’11/4/2011. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. 

Il Centro culturale Gli scritti (12/4/2011)

L’Arabia saudita è considerata terra santa per la maggioranza musulmana che vi abita. Di conseguenza, i cristiani e persino i musulmani appartenenti a un'altra corrente islamica vivono con pesanti restrizioni. I cristiani costituiscono solo il 3% circa della popolazione, ma non hanno chiese e non mostrano mai la loro fede in pubblico.

Il professor Camille Eid, giornalista, autore, docente presso l’Università di Milano ed esperto sulle Chiese in Medio Oriente, ha parlato della situazione in Arabia Saudita al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre.

L’Arabia Saudita è retta da una monarchia ereditaria basata sull’Islam wahabita. In che cosa consiste questo ramo dell’Islam?

Eid: Il wahabismo è una dottrina islamica recente. Il suo fondatore è Abd-al Wahhab, che è stato uno studioso religioso dell’Islam hanafita, la più rigida delle dottrine islamiche. Secondo la sua visione, tutte le innovazioni – “bida” è il termine arabo – introdotte nell’Islam devono essere eliminate. Per esempio le visite al cimitero sono considerate bida (innovazione) e quindi sono vietate. Non si può fare nulla che il profeta Maometto e i suoi seguaci non hanno fatto.

Dall’alleanza tra i seguaci di Wahhab e il Principe di Najd, la regione centrale della penisola arabica, è nato l’attuale regno dell’Arabia Saudita, il cui nome proviene da quello della famiglia Saud. L’alleanza tra la dinastia Saud e la setta wahabita è in vigore ancora oggi e i regnanti seguono le rigide dottrine e istruzioni del wahabismo; le leggi dello Stato seguono le rigide indicazioni del wahabismo.

E per quanto riguarda gli sciiti?

Eid: Gli sciiti costituiscono quasi il 10% della popolazione e subiscono notevoli discriminazioni. Sono concentrati soprattutto nella parte orientale del territorio. Esiste poi un’altra setta sciita, gli ismailiti, che occupano la regione a ridosso del confine con lo Yemen. Il regno saudita e i suoi capi aderiscono invece al wahabismo.

Il Corano è la Costituzione dell’Arabia Saudita. Qual è la posizione del Corano, o di questa Costituzione, verso i non musulmani?

Eid: Il Corano distingue tra cristiani ed ebrei, e altri non credenti. I cristiani e gli ebrei sono definiti “popoli del Libro”, o dei libri se si considera il Vangelo e la Torah. Talvolta nel Corano i cristiani sono descritti in modo molto positivo: il monarca e i sacerdoti cristiani pregano. Ma, nel secondo periodo delle rivelazioni del Profeta, i cristiani sono descritti come miscredenti ed è detto che devono pagare la “jizya”, la tassa necessaria per essere protetti in una società islamica.

Emerge quindi una contraddizione interna allo stesso libro. È per questo che abbiamo un Islam moderato e un Islam violento. Quello violento si basa sulla seconda parte delle rivelazioni, avvenute nell’ultimo regno di Maometto. Le attuali società islamiche affermano che è la seconda rivelazione che deve essere seguita e non quella precedente, che invece sarebbe più tollerante.

Il Governo si fonda sui principi della Sharia. Cos’è la Sharia?

Eid: La Sharia è l’insieme tra il Corano, gli hadith - ovvero le dichiarazioni di Maometto - e le altre fonti come l’igma che è il consenso di tutti gli studiosi islamici (ulema). La Sharia, la legge islamica, è tratta da queste fonti.

Tutti i residenti che vivono in Arabia Saudita sono soggetti alla legge della Sharia?

Eid: Tutti i residenti sono soggetti a questa legge e non è possibile obiettare perché sarebbe come obiettare all’Islam. Arrivando all’aeroporto si viene immediatamente informati dell’obbligo della stretta osservanza delle leggi islamiche. Io, come cristiano, per esempio, avevo una Pepsi in mano durante il Ramadan. Ho notato che tutti mi stavano guardando in un certo modo e mi avrebbero potuto picchiare. Non si può mangiare all’esterno o in pubblico durante il digiuno. Si può mangiare solo di nascosto. Quindi bisogna osservare il digiuno anche se non si è musulmani perché questa è la legge.

I cristiani costituiscono il più grande gruppo non musulmano in Arabia Saudita. Come fanno a vivere la loro fede?

Eid: In segreto. È vietato avere Bibbie, immagini sacre e rosari. Se vengono individuati all’aeroporto sono immediatamente confiscati. Ero all’aeroporto di Jedda un giorno, con una videocassetta. Mi è stato chiesto di vedere la cassetta: il video riguardava Spartaco. D’improvviso ho avuto paura che avrebbero visto l’immagine della crocifissione. Ma l’agente alla fine ha lasciato correre perché era un soldato ad essere crocifisso e non Gesù Cristo... È difficile.

Dicono che i cristiani possono pregare in privato, ma cosa significa in privato? Significa da soli o con la famiglia? Quando due o più persone, o un gruppo di famiglie, pregano insieme, nella riservatezza della loro casa, la polizia religiosa può fare irruzione, intervenire e arrestarli.

Cosa accade ai cristiani che vengono fermati con un rosario in tasca o che indossano una croce?

Eid: Se è in tasca nessuno può vederlo. Se tuttavia si ha indosso una croce, qualunque musulmano – e non solo la polizia – può prenderla e si rischia l’arresto e l’espulsione dal regno. Ti trascinano in prigione e dopo qualche giorno ti danno un visto d’uscita e per te è finita.

Quali altre attività cristiane sono punibili dalla legge?

Eid: Ogni manifestazione pubblica di qualunque fede salvo quella islamica è punibile. Sanno che gli americani, i francesi e gli italiani celebrano la messa dentro le ambasciate, ma poiché l’ambasciata è zona extraterritoriale, essa gode di immunità. La polizia, tuttavia, vigila nei dintorni. Non esistono chiese, sinagoghe o templi nel regno. Ogni manifestazione di fede diversa da quella islamica è vietata.

Chi vigila sull’applicazione della legge?

Eid: Esistono 5.000 agenti di polizia religiosa sparsi tra i 100 distretti, ma qualunque musulmano può denunciare i trasgressori. Io ho trascorso due anni e mezzo a Jedda. Avevo paura persino nel fare gli auguri di Pasqua e Natale al telefono, nel timore che qualcuno potesse ascoltare.

La polizia religiosa controlla tutto, comprese le librerie, perché è vietato vendere biglietti con tematiche non musulmane. Alcuni anni fa, nella scuola americana, una persona con il costume di Babbo Natale è stato quasi arrestato, ma è riuscito a scappare attraverso una finestra. È vietato.

I cristiani vengono perseguitati o discriminati in maniera particolare?

Eid: Non solo i cristiani ma anche tutte le versioni non wahabite dell’Islam come gli sciiti o gli ismailiti. Non tutte le comunità cristiane subiscono restrizioni allo stesso modo. Gli americani, gli italiani, i francesi e i britannici – un po’ tutti gli europei e i cittadini di Paesi sviluppati – subiscono di meno perché si sa che questi Paesi sono potenti e intervengono immediatamente a tutela dei propri cittadini. Quindi prendono di mira maggiormente i cristiani dei Paesi in via di sviluppo come l’Eritrea, l’India e le Filippine. Questi Paesi contano molto sulle rimesse provenienti dai loro cittadini che vivono in Arabia Saudita. Per questo prendono di mira i cristiani di questi Paesi più deboli.

Si dice che le domestiche filippine vengono spesso accusate di trasmettere la fede ai figli delle famiglie benestanti saudite. Sa nulla di questo?

Eid: Il catechismo islamico parla del rischio di comunicazione della fede. La versione saudita afferma: “Quando vai all’estero non devi intrattenere rapporti o amicizie con i tuoi professori perché devi ricordare che sono infedeli”. Questo criterio si applica anche alle donne filippine in Arabia Saudita. Qualunque comunicazione della fede può avvenire solo attraverso la testimonianza e non attraverso le parole.

Solo attraverso testimonianza?

Eid: Sì, solo attraverso l’esempio. Per questo è stato suggerito di sostituire le filippine, o le donne cristiane in generale, con donne egiziane, marocchine o algerine. In questo modo non possono comunicare la fede cristiana ai bambini.

Abbiamo parlato di discriminazioni. Abbiamo parlato di persecuzioni, ma fino a dove può arrivare questa persecuzione?

Eid: Fino alla morte. Abbiamo il caso del martirio di una ragazza saudita che si è convertita al Cristianesimo. Suo fratello l’aveva scoperta. E poiché aveva scritto una poesia a Cristo le è stata tagliata la lingua. È scomparsa ed è stata poi ritrovata morta. Il suo nome era Fatima Al-Mutairi e tutto ciò è avvenuto nell’agosto del 2008.

Nel 2008 vi sono stati due casi di arresti, da parte della polizia religiosa, di uomini, donne e bambini di età inferiore a 3 anni. Abbiamo molte notizie di torture. Prima di essere rispediti nei loro Paesi, questi filippini, indiani ed eritrei vengono torturati dalla polizia nelle prigioni.

Lei ha citato il caso di Fatima che si è convertita al Cristianesimo. Quanti sono i musulmani che si convertono? Ha qualche dato o è impossibile saperlo?

Eid: È impossibile. La società saudita è difficile da penetrare perché il regime controlla ogni attività. Talvolta lo si vede dalla prospettiva delle donne. Quando queste donne saudite vanno all’estero, appena entrano nell’aereo si tolgono l’hijab. In Libano e in altri Paesi bevono alcol. Quando però tornano nel loro Paese sanno che devono vivere secondo le regole.

E i convertiti?

Eid: I convertiti al Cristianesimo esistono. Io seguo le notizie arabe che vengono trasmesse in Arabia Saudita e nell’intero mondo arabo. Durante la trasmissione molte telefonate provengono dall’Arabia Saudita. I convertiti che viaggiano in Marocco e in Egitto parlano della loro esperienza ma non rivelano i loro nomi e chiedono solo che la comunità cristiana preghi per loro perché possano vedere il giorno in cui sarà possibile entrare in una chiesa, leggere il Vangelo e condividere la loro nuova fede con la propria famiglia.

Se un convertito informa il proprio fratello della sua nuova fede, rischia di essere accusato di tradimento da parte della stessa famiglia; un tradimento non solo della famiglia ma della nazione e della società in generale. L’apostasia è una questione d’onore ed è per questo considerata un tradimento.

Padre Samir Khalil Samir, un islamologo egiziano, ha affermato che nel Corano non esiste l’obbligo di uccidere un apostata. Da dove proviene dunque questa forma di violenza?

Eid: Infatti. Nella 14° sura del Corano si parla di apostasia, ma non vi è alcun cenno sulla pena da comminare in questa vita, quanto piuttosto su quella prevista nell’aldilà. Questi cambiamenti provengono dagli hadith di Maometto in cui si afferma che chiunque cambia religione deve essere ucciso. Ma su queste affermazioni sorge un problema, perché essendoci migliaia di hadith, non vi è alcuna prova che Maometto abbia effettivamente detto questo. Molti Paesi islamici, come il Pakistan e l’Afghanistan sotto i talebani, l’Iran, lo Yemen e altri, applicano la pena di morte sulla base di un hadith di cui non c’è prova che appartenga a Maometto.

Ci può dire qualcosa di più sui cattolici laici che vivono in Arabia Saudita?

Eid: È difficile essere laico cattolico in Arabia Saudita perché si deve avere una fede personale molto ben radicata. Non si possono avere copie del Vangelo in casa. Non si può avere un rosario. Non si possono avere contatti con amici cristiani come comunità. Si possono avere amici cristiani, si possono frequentare le comunità straniere, ma è vietato parlare di fede. Quindi l’unica possibilità è quella di avere una grande consapevolezza e conoscenza della propria fede su cui basarsi in questo contesto.

In altri Paesi islamici il venerdì è festa, quindi è consentito andare a Messa come comunità, ma non la domenica perché la domenica è giorno lavorativo. Ma anche questo non è permesso in Arabia Saudita. In un certo senso si fa comunità da soli. Solitamente non si ha neanche la propria famiglia, perché in Arabia Saudita vi sono restrizioni sul ricongiungimento familiare. Se si ha una figlia che ha più di 18 anni, questa non può stare in Arabia Saudita se non è sposata. Per questo la maggior parte ha la propria famiglia in un altro posto.

Quindi si è da soli e senza contatti con altri cattolici, il che è molto difficile e si deve avere la forza della propria fede nel cuore. Pregare senza i libri di preghiera; pregare solo le preghiere imparate a memoria da bambini.

---------
Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per "Where God Weeps", un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l'organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.