Chesterton: la famiglia sarà un’isola di cultura cristiana in mezzo al diluvio. I secoli bui sono tornati e, come al tempo delle invasioni barbariche, oggi la famiglia sarà chiamata a sostenere la parte che anticamente fu del monastero, di G. K Chesterton

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /03 /2020 - 16:58 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo un brano da G.K. Chesterton, La famiglia, regno della libertà, distribuito dal Centro Missionario Francescano (per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni G.K. Chesterton e Famiglia e affettività.

Il Centro culturale Gli scritti (29/3/2020)

Certi critici ci dicono che desideriamo ritornare ai secoli bui, a proposito dei quali loro per primi sono completamente al buio. Sono al buio non solo riguardo a ciò che la frase dovrebbe significare, ma perfino riguardo a ciò che loro stessi intendono dire con essa. Nella migliore delle ipotesi, è un termine ingiurioso per indicare il Medioevo. Più spesso è un guazzabuglio di tutto e di qualunque cosa che vada dall’Età della Pietra all’epoca vittoriana.

Un uomo parlava l’altro giorno dell’idea medievale che la nostra propria nazione debba essere favorita contro ogni altra nazione; evidentemente ignaro che quando l’Europa era medievale era assai meno nazionale. Qualcun altro parlava del concetto medievale di una moralità diversa per gli uomini e per le donne; mentre la moralità medievale è una delle poche che si applicasse in maniera quasi identica ad entrambi. Se parlano con tanta ignoranza del Medioevo, di cui perfino gli storici stanno cominciando a sapere qualcosa, naturalmente sapranno anche meno dei secoli bui, di cui nessuno sa granché. I secoli bui, in senso proprio, furono quel periodo durante il quale la continuità culturale è quasi annientata tra la caduta di Roma e l’ascesa della società medievale; il tempo delle guerre barbariche e del primo delinearsi del feudalesimo.

Naturalmente questi critici sanno assai poco di questo periodo; ne sanno talmente poco da arrivare a dire che lo rivogliamo. E tuttavia la cosa più strana, tra tutte le strane cose che dicono, è il fatto che c’è della verità in ciò che dicono. In un senso del tutto diverso da quello che intendono loro, c’è veramente un’analogia tra la nostra posizione e quella delle genti dei secoli bui.

Un modo per considerare la cosa è che entrambi siamo di fronte a un possibile trionfo della barbarie. Come ai loro tempi una potenza militare nuova e sproporzionata sorse nelle province, così nel nostro caso una potenza finanziaria nuova e spropositata è sorta nelle colonie. Allora Roma era a volte più debole delle legioni transalpine; adesso l’Europa è a volte più debole delle banche transatlantiche. Le vie di Londra sono alterate, se non distrutte, da tribù che si potrebbe legittimamente chiamare Vandali; e al posto dell’anarchia oltre il Vallo romano abbiamo l’anarchia di Wall Street. Ma anche se potessimo tracciare paralleli così inconsistenti per divertimento, sarebbe davvero profondamente ingiusto nei confronti dell’America, che ha ereditato alcune tradizioni romane più nettamente di noi; per esempio, la tradizione della repubblica.

Un modo assai più veritiero di esporre l’analogia è questo: che qui la storia si sta ripetendo, una volta tanto, in relazione a una certa idea, che si può descrivere al meglio come l’idea del santuario. Nei secoli bui le arti e le scienze si rifugiarono nei santuari. Questo era vero a quel tempo in un senso particolare e tecnico; perché si rifugiarono nei monasteri. Siccome noi lodiamo la sola cosa che salvò tutto dalla rovina, siamo accusati di lodare la rovina. Siamo accusati di desiderare i secoli bui perché lodiamo le poche candele sparse che furono accese per fugare il buio. Siamo accusati di desiderare il diluvio perché siamo riconoscenti all’Arca. Ma la questione immediata qui è storica prima che religiosa; ed è un fatto attestato da ogni storico che tutta la cultura che si potesse trovare in quel barbarico periodo di transizione, si poteva trovare in massima parte nel riparo degli istituti monastici. Possiamo disprezzare o ammirare la forma che quella cultura prese in quel riparo; ma nessuno nega la tempesta da cui essa fu riparata.

Nessuno nega che san Dunstan fosse più colto di un pirata danese o che ci sia più arte negli archi gotici che nelle scorrerie dei Goti. Ed è in questo senso, di scienza e arte che cercano riparo nel santuario, che mi sembra esistere una vera analogia tra l’anarchia barbarica e il progresso di cui godiamo oggi. Alcuni, perfino nel mio stesso ambiente morale e religioso, mi hanno chiesto come mai do tanta importanza alla Proprietà, che se è un desiderio umano può anche facilmente essere una bramosia umana. Ammetto che il mio principale impulso non è tanto di impedire che essa sia denunciata per motivi ideali quanto di prevenire che sia difesa per motivi di cinismo. Posso ascoltare pazientemente per ore un comunista che continua a ripetere che la Proprietà non è necessaria perché gli uomini devono sottomettere gli interessi egoistici agli ideali sociali. Comincio a spaccare la mobilia [ad andare in collera] solo quando qualcuno comincia a dimostrare che la Proprietà è necessaria perché gli uomini sono tutti egoisti e ognuno deve pensare a se stesso.

La ragione che giustifica la Proprietà non è che un uomo deve pensare a se stesso; ma, al contrario, che un uomo normale deve pensare ad altre persone, fossero anche solo una moglie e una famiglia. È che questa unità dovrebbe avere una base economica per la sua indipendenza sociale. Se pensasse solo a se stesso, potrebbe essere più indipendente da vagabondo; potrebbe essere più sicuro da servo. Ma il punto che m’interessa ora è che io apprezzo la Proprietà perché è una cosa nobile.

Posso rispettare il rivoluzionario che la detesta perché è una cosa ignobile. Ma mi rifiuto di avere a che fare con il cinico che la apprezza perché è una cosa ignobile. Credo però che in questa crisi storica essa sia diventata una cosa non solo giusta ma, in un senso speciale, sacra. La vera proprietà sarà tanto più sacra in quanto sarà piuttosto rara. Sarà un’isola di cultura cristiana in mari di deriva insensata e di mutevoli umori sociali.  In breve, credo che siamo giunti al tempo in cui la famiglia sarà chiamata a sostenere la parte che anticamente fu del monastero. Vale a dire, si ritireranno in essa non soltanto le virtù caratteristiche che sono sue proprie, ma i mestieri e le pratiche creative che un tempo appartennero a ogni sorta di altre persone.

Negli antichi secoli bui, era impossibile convincere i capi feudali che aveva più valore coltivare erbe medicinali in un piccolo giardino che devastare una provincia dell’impero; che era meglio decorare l’angolo di un manoscritto con foglia d’oro piuttosto che accumulare tesori e indossare corone d’oro. Quelli erano uomini d’azione; erano energici; erano pieni di forza e vigore, di esuberanza ed energia. In altre parole, erano sordi e ciechi e in parte folli, e piuttosto simili a milionari americani. E siccome erano uomini d’azione, e uomini del tempo, tutto ciò che fecero è svanito dalla terra come vapore; e nulla rimane di tutto quel periodo se non le piccole immagini e i piccoli giardini fatti dai piccoli monaci. Come niente avrebbe convinto uno degli antichi barbari che un erbario o un messale potesse essere più importante di un trionfo e di uno strascico di schiavi, così niente potrebbe convincere uno dei nuovi barbari che un gioco di nascondino possa essere più educativo di un torneo di tennis a Wimbledon o che una tradizione locale raccontata da una vecchia balia possa essere più storica di un discorso imperiale a Wembley. Il vero carattere nazionale dovrà rimanere per un po’ di tempo un carattere domestico.

Come la religione anticamente andò come in ritirata [nei monasteri], così il patriottismo deve ritirarsi nella vita privata. Questo non significa che sarà meno potente; alla fine può essere più potente, proprio come i monasteri divennero enormemente potenti. Ma è ritirandoci in questi fortilizi che possiamo restare in vita e fiaccare l’invasione; è accampandoci su queste isole che possiamo attendere l’abbassarsi della marea. Proprio come nei secoli bui il mondo di fuori fu abbandonato alla vanagloria della pura e semplice rivalità e violenza, così in quest’epoca passeggera il mondo sarà abbandonato alla volgarità e a mode gregarie e a ogni sorta di frivolezza.

È come il Diluvio; e non solo perché è instabile come l’acqua. Noè aveva una casa galleggiante che sembra aver contenuto molte altre cose oltre ai comuni animali domestici. E molti uccelli selvatici dal piumaggio esotico e molte bestie selvatiche di una fantasia quasi da favola, molte arti considerate pagane e scienze considerate razionaliste possono venire in tempi così tempestosi ad appollaiarsi o a fare la tana al riparo del convento o del focolare.