La vita di ognuno di noi richiede il sacrificio di altri, anche degli animali. Questa questione è quella che il veganesimo cerca di nascondere, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 16 /02 /2020 - 23:06 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Educazione ed Ecologia.

Il Centro culturale Gli scritti (16/2/2020)

Il rifiuto della carne da parte dei vegani tende, forse inconsciamente, a minimizzare una realtà con la quale si deve invece fare i conti: la nostra vita richiede il sacrificio di altri, richiede il sacrificio dei genitori, il sacrificio di chi ci vuole bene, richiede il sacrificio di noi stessi, richiede il sacrificio di risorse della natura e degli stessi animali.

Bisogna avere coscienza di questo poiché questo porta a rispettare, a non mangiare mai più del dovuto, a non buttare ciò che si è cucinato, così come a non sprecare le occasioni di studio o di lavoro che ci sono offerte.

Ma questo non può farci dimenticare che non può esserci vita senza sacrificio.

Non si può dimenticare che l’uomo si è evoluto come tale perché ha mangiato la carne, che un bambino ha bisogno di farlo anche oggi e che non si può negargli la carne. Così come un animale per vivere, ad esempio un cane o un gatto, mangerà la carne di altri animali. Perché la vita di un cane o di un gatto vale il sacrificio di altri animali.

Il vegano in qualche modo, forse non consciamente, dimentica questo sacrificio che è la vita stessa.

Perché questo sacrificio abbia senso, la vita dell’uomo deve essere importante. Ha senso un sacrificio, perché c’è chi ne beneficia, c’è chi ne vive. Perché non è un sacrificio sprecato. Se un sacrificio fosse sprecato, non sarebbe nemmeno un sacrificio.

Perché Einstein potesse studiare, una parte del creato del suo tempo è stato sacrificato, Perché Francesco d’Assisi potesse vivere, una porzione del creato del suo tempo si è sacrificato ed egli ha mangiato carne.

Ma se la vita dell’uomo non valesse niente, ecco che non avrebbe senso il sacrificio di qualcosa del creato.

Una delle grandi domande che accompagna l’uomo, oggi smarrito, è se la sua stessa vita meriti il sacrificio di qualcosa.

Certo, c’è il capitalista globalista, oggi presente negli USA, come in Cina, nei paesi arabi come in Africa, in India come in Australia: egli è così egocentrico che non percepisce nemmeno il sacrificio che chiede al creato, tanto ha un ego smisurato.

Ma c’è anche l’uomo spaesato, nihilista e post-moderno, che non sa se la sua vita e quella di suo figlio valgano una coscia di pollo.