1/ La questione non è la credibilità, ma piuttosto l’incredibilità 2/ Lasciate che i bambini vengano a me ha valore battesimale 3/ Innanzi al creato 4/ Il riposo biblico settimanale 5/ La bellezza di Leonardo e la bellezza di una turista 6/ I bambini hanno domande grandi anche se hanno genitori atei 7/ Perché una coppia dello stesso sesso non sarebbe adatta ad educare un bambino?

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 16 /07 /2017 - 22:23 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati:
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo sul nostro sito alcuni brevi appunti di redattori de Gli scritti.

Il Centro culturale Gli scritti (16/7/2017)

1/ La questione non è la credibilità, ma piuttosto l’incredibilità (di A.L.)

Cristo non è credibile, è incredibile!!! Dinanzi a lui non si possono che usare i superlativi assoluti. Non c’è niente di più nuovo, di più interessante. O anche: la fede è bellissima, nuovissima, incomparabile, enorme.

2/ Lasciate che i bambini vengano a me ha valore battesimale (di A.L.)

La sensazione che lascia il testo di Mc “Lasciate che i bambini vengano a me” è quella di trovarsi dinanzi ad un testo sacramentale, dinanzi ad un testo battesimale. Gesù “imponeva le mani su di loro”.

Mc 10, 13-16

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

3/ Innanzi al creato (di L.d.Q.)

Basta un istante di silenzio. Tutto parla. Il creato è troppo bello per non essere appunto “creato”. L’azzurro vivo di alcuni fiori, l’azzurro del cielo, i diversi verdi, le nuvole, il silenzio. Eppure quel “creato” nasconde un insidia e da qualche parte la morte attenta a quella bellezza. Questo attentato non è segno del fatto che Dio non sia il creatore, bensì indica che qualcuno, il nemico, è intervenuto a danneggiare l’opera.

Due sentimenti nascono insieme dinanzi al creato: tutto rinvia a Dio, eppure tutto non è come doveva essere. Non ha smesso di rinviare a Dio, eppure qualcosa è accaduto e qualcosa è caduto.

4/ Il riposo biblico settimanale (di A.L.)

L’“invenzione” del sabato e lo spostamento alla domenica in ambito cristiano, a motivo della resurrezione di Gesù “il primo giorno dopo il sabato” hanno generato il riposo settimanale, così tipico dell’occidente.

Ma – e questo è importantissimo – non avrebbe senso un riposo semplicemente come diritto del lavoratore. Non avrebbe senso perché non lo riposerebbe veramente. E, fra l’altro, qualsiasi lavoratore potrebbe rinunciarvi, come avviene oggi, per le richieste di un datore che lo pagasse.

Il riposo settimanale
ha un senso più profondo: esso solo riposa veramente. È una benedizione: nasce dalla consapevolezza che il lavoro è stato compiuto secondo una vocazione donata da Dio
e che Dio è fiero dell’uomo e trova “molto buono” il suo lavoro. Il riposo nasce dalla certezza che Dio opera con la sua provvidenza e che, quindi, l’uomo può vivere sereno. Il riposo ha un significato in sé: è riconoscere l’opera di Dio e benedirla a nostra volta. Anche il bambino che non lavora, vive il giorno settimanale della festa.

Alcuni non credenti intuiscono questo significato di una benedizione quando utilizzano la parola “vocazione” ad indicare un lavoro: la “vocazione” di medico, di insegnante, di politico, ecc. Il termine è segno di una vita che è chiamata – anche se non c’è nessuno che chiami nel loro sguardo – ad un servizio e, dunque, il riposo non è semplicemente un “diritto”, ma è un dono connesso a quella vocazione che è anch’essa un dono. Se c’è una vocazione, c’è anche una benedizione e una gratitudine per chi ha risposto “sì” a quella vocazione.

Ed, in effetti, si “deve” riposare, anche se si potrebbe guadagnare di più non riposando. Il riposo è più importante del lavoro – anche se è ad esso indissolubilmente congiunto – perché dice che l’uomo non è tutto, che l’uomo è aperto a qualcosa che il lavoro non gli potrà dare. Riposare vuol dire credere. Ed è proprio la fede che riposa. Niente riposa come la fede. Per questo la domenica riposa. E rasserena.

Il giorno del riposo ebraico-cristiano dice che la vita e il lavoro sono una vocazione e che lo sono per tutti. E che quindi ha un senso vivere e lavorare: alla vita è “connessa” una benedizione. Chi vive e lavora è benedetto. E perciò può riposare da giusto.

E non ci può essere un’etica della festa se non c’è un’etica del lavoro. Torno a ripeterlo: il genio del cristianesimo è che esso esalta insieme a partire dalla vita di Gesù lavoratore e figlio di Dio sia il lavoro, che non può non essere fatto “a regola d’arte”, sia la festa e il riposo, senza le quali il lavoratore diventa stakanovista e prerde il senso delle cose e con esso perde la vita.

5/ La bellezza di Leonardo e la bellezza di una turista (di G.M.)

Che l’uomo e la donna siano le creature più belle è evidente anche da questo solo fatto. Tutti guardano la Gioconda. Ma se in fila c’è una turista molto bella, gli sguardi passano dalla Gioconda alla turista.

Una donna interessa all’uomo più dell’universo intero e un uomo interessa alla donna più di tutto il cosmo.

6/ I bambini hanno domande grandi anche se hanno genitori atei (di A.L.)

Un bambino vuole essere battezzato e fare la comunione insieme ai suoi compagni di classe. Il parroco chiama i genitori che si dichiarano atei e, alla domanda sulla parrocchia di appartenenza, rispondono: “Noi non siamo parrocchiani di nessuno”. Il bambino ripete dinanzi ai gentori il suo desiderio di ricevere il battesimo. I genitori si rifiutano. Il figlio allora esclama: “Io voglio essere battezzato e fare la comunione con i miei compagni. È un problema mio. Gesù non è anche per me?”.

7/ Perché una coppia dello stesso sesso non sarebbe adatta ad educare un bambino? (di G.M.)

Raccontano di un frate psicologo che afferma con saggezza: «Non ha senso dire che una coppia dello stesso sesso non avrebbe la capacità di educare un figlio quasi che questa incapacità derivasse da mancanze di amore o da turbe piscologiche eventuali. L’educazione ha dei tratti “corporei” e il bambino ha bisogno di una mamma, di un corpo femminile, oltre che di un corpo maschile. Punto. Questo non implica colpa alcuna. L’educazione è qualcosa di corporeo e non solo di psicologico. Semplicemente questo è il problema».