La regola del 3-6-9-12 di Serge Tisseron sull’utilizzo degli “schermi”, degli Iphone e delle playstation da parte dei bambini. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 02 /04 /2017 - 22:46 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e media.

Il centro culturale Gli scritti (2/4/2017)

Oggi è essenziale che i bambini sin da molto piccoli siano educati a utilizzare i media, ma anche a farne a meno. Meglio: a scoprire che esistono interazioni e giochi più divertenti e belli dei media.

Serge Tisseron, psichiatra infantile, psicoanalista e direttore della ricerca presso l’Università Paris Ouest-Nanterre propone una formula che ha chiamato “3-6-9-12 Rule”, la regola del 3-6-9-12. Con tale suggerimento intende saggiamente fornire delle indicazioni circa l’età appropriata per l’utilizzo delle diverse tecnologie (la sua proposta è diffusa dall’Associazione Francese per l’Assistenza Ambulatoriale Infantile-AFPA).

Le quattro tappe che Tisseron propone sono:

1) Prima dei 3 anni è bene evitare gli schermi. Infatti, numerosi studi dimostrano che il bambino sotto i tre anni non ha alcun bisogno di essere esposto frequentemente allo schermo. Anzi: è molto più rilassante e costruttivo, per lui, giocare piuttosto che sedersi a guardare la TV.

2) Prima dei 6 anni non è bene usare console di gioco portatili. Infatti, non appena i videogiochi vengono introdotti nella vita del bambino tutta la loro attenzione verrà attratta da essi a scapito di altre attività.

3) Prima dei 9 anni è bene che i bambini non abbiano accesso ad Internet. Quando poi navigano sul web tra i 6 e i 9 anni è bene che lo facciano con l’ausilio di un insegnante o un genitore. Essi spiegheranno via via al bambino di questa fascia di età le tre regole di base per l’utilizzo di Internet.

A/ Tutto ciò che viene pubblicato può divenire di pubblico dominio

B/ Tutto ciò che viene caricato su Internet ci resterà sempre

C/ Non tutto ciò che vi si trova è vero o legittimo. Quindi si devono sempre consultare altre fonti perché non sempre le informazioni pubblicate sul Web sono veritiere.

4) Solo dopo 12 anni sarà bene consentire un accesso libero ad Internet ai ragazzi. Potranno entrare e navigare da soli dopo tale età, ma è bene che il loro uso sia comunque cauto: i genitori dovrebbero accompagnare e definire le regole di utilizzo, orari e utilizzare i mezzi di controllo parentale offerti dal computer stesso o dai fornitori.

La regola del 3-6-9-12 è necessaria, ma non sufficiente. È importante, infatti, controllare il tempo della loro permanenza davanti allo schermo a tutte le età. Se, come genitori, non facciamo il nostro lavoro, qualcun altro farà il suo in senso contrario.

Sarà preziosa anche una formazione che aiuti tale lettura critica di Internet, ad esempio spiegando cosa è la profilazione e mostrandone le conseguenze (cfr. su questo la sezione Educazione e media su questo sito).

Il discorso non cambia. La regola fondamentale che deve essere mantenuta: i genitori hanno la responsabilità primaria per l’istruzione e la formazione dei propri figli sotto tutti gli aspetti. E questa responsabilità è inevitabile.

Per quel che riguarda la fascia 0-3 anni scrive il pedagogista Daniele Novara a commento delle regole proposte da Tisseron: «Prima dei 3 anni un bambino necessita di sviluppare competenze interagendo con l’ambiente attraverso esperienze sensoriali che utilizzino tutti e cinque i sensi. Solo questa interazione esperienziale consente di sviluppare le proprie risorse neuronali. È stato dimostrato che anche solo una televisione accesa nella stessa stanza dove un bambino piccolo sta giocando ne disturba l’attività, impedendo di sviluppare quella capacità di concentrazione attentiva così importante per il suo futuro» (in D. Novara, Guida all’uso della tecnologia da: 0 a 6 anni, articolo pubblicato on-line il 9/2/2016).

Novara ricorda poi che «il touch screen non è una vera esperienza sensoriale: c’è una superficie liscia che attiva stimoli visivi. Molti studi documentano un rapporto diretto tra la durata dell’esposizione agli schermi e le conseguenze sull’attenzione di bambini e ragazzi. Un bambino piccolo che fruisce un’ora di TV al giorno, è a rischio di sviluppare deficit di attenzione due volte superiore a chi non la guarda (A. Oliverio, Nativi digitali. Non lasciamoli soli con i media, Vita e Pensiero, 2/2014)».

Ovviamente per dare queste regole ai bambini e non permettere loro di utilizzare gli “schermi”, che i genitori «curino i propri comportamenti. Non può funzionare il farsi vedere assorbiti dalla televisione, da un computer o da un telefono cellulare, magari talmente distratti da neanche accorgersi dei richiami dei figli. In quell’età i bambini sono molto inclini all’imitazione: se ci vedranno perennemente con in mano il telefonino ne vorranno uno» - scrive ancora Novara.

Ovviamente tutto ciò è ancora più decisivo, ma deve essere modulato con intelligenza, in presenza di fratelli e di fratelli numerosi. Un bambino piccolo accederà agli “schermi” più precocemente rispetto al fratello più grande, ma a maggior ragione il discorso deve essere bene impostato fin dal primogenito, altrimenti le ricadute saranno rovinose a cascata sui fratelli più piccoli.

Per quel che riguarda i bambini dai 3 ai 6 anni Novara fornisce ulteriori importanti considerazioni a commento della proposta 3-6-9-12 di Tisseron: «L’infanzia è il tempo delle regole che non sono imposizioni ma procedure educative per regolare il tempo e lo spazio comune. Mettiamo delle regole chiare, trasparenti, essenziali. È inutile sgridare i nostri figli perché passano le ore davanti ai videogiochi quando siamo noi ad averceli messi. Mettiamo la regola. La comunità scientifico-pedagogica internazionale su questo fronte è compatta: in questa fascia d’età mezz’ora di videoschermi al giorno è più che sufficiente, e l’accesso a internet è vietato. Questa è una fase importante per sviluppare alcune capacità collegate all’immaginazione o alla motricità fine e per implementare le competenze relazionali e sociali».