Se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra, la faccia dell’uomo l’ha sollevata, ordinò che vedesse il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento (Ovidio), di Alessandro D’Avenia

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 06 /01 /2017 - 16:01 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dalla pagina FB di Alessandro D’avenia un suo post pubblicato il 6/1/2017. I neretti sono nostri ed hanno l’unica finalità di facilitare la lettura on-line. Per altri testi dello stesso autore, vai al tag alessandro_d_avenia. vedi anche la sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni, in particolare la sotto-sezione L'uomo è "capace" di Dio

Il Centro culturale Gli scritti (6/1/2017)

Può uno scultore scolpire le stelle?
No. Sarebbe Dio stesso.

Ma quello che uno sculture può fare è scolpire la nostra relazione con le stelle, come ha provato a fare Arturo Martini (potete vedere qualcosa al Museo del ‘900 di Milano). Lo sguardo rivolto verso l’alto sino a farsi venire il torcicollo. L’attesa che qualcosa accada, che un senso piova su di noi da quella luce che appartiene al passato, tanto è lontana. La speranza che tutta quella gratuita bellezza di galassie sia segno indelebile di una promessa.

Forse per questo il Dio della Genesi per firmare la sua promessa ad Abramo «lo condusse fuori e gli disse: guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» (Gen 15,5)

Il Dio della Genesi firma la sua promessa con un cielo stellato. Conduce il povero pastore errante fuori dal suo ristretto giro di cose e gli dice: guarda. Questo sono io. Guarda. Però esci fuori dal tuo ristretto giro di cose. Guarda.

Siamo ciò che guardiamo. E chi guarda le stelle sente l’eco di una promessa.

In questa giornata in cui – che ci crediate o no – i Re Magi raggiungono un bambino per essersi fidati delle stelle, vorrei anche io uscire fuori dal mio ristretto giro di cose, da ciò che mi ostino a guardare: le mie sicurezze, le mie paure, i miei fallimenti, le mie illusioni.

Oggi è il giorno che porta via le feste. O forse, è il giorno che porta la festa dentro i giorni ordinari che cominciano: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Dice Dante che chiude ogni cantica del suo poema con la parola 'stelle'.

Per questo siamo fatti, per una vita bella, alta, che non rinuncia a mettersi in viaggio, liberi dai nostri schemi e schermi, esteriori e interiori. Ma dobbiamo imparare a guardare in alto, cioè in profondità.

Perché come dice il poeta:

…se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra, /
la faccia dell’uomo l’ha sollevata, ordinò che vedesse /
il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento…
(Ovidio, Metamorfosi, I)

Buona Epifania a tutti.