Matrimonio e ordine, il vero post cresima, di Andrea Casavecchia

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 15 /02 /2016 - 10:00 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito http://www.vinonuovo.it/ un articolo scritto da Andrea Casavecchia pubblicato il 9/2/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Adolescenti e giovani nella sezione Catechesi, famiglia e scuola.

Il Centro culturale Gli scritti (15/2/2016)

N.B. de Gli scritti Ci viene da aggiungere che oltre all’ordine e al matrimonio, proprio perché il problema non è il “dopo”, ma la proposta, una riflessione sulla scuola, la cultura, il servizio, ecc. ecc. si rende necessaria. Una catechesi disincarnata - che non tocchi ad esempio il tema della scuola e della capacità che ha la fede di illuminare la vita scolastica – non è in grado di divenire una proposta. L’articolo di Andrea Casavecchia invita, comunque, a guardare nella direzione giusta.

Matrimonio e ordine, il vero post cresima, di Andrea Casavecchia

Dopo un consiglio pastorale parrocchiale intenso, terminato all'una di notte, giungo a una conclusione.

La questione pastorale oggi non è tanto l'iniziazione cristiana, quanto la formazione ai sacramenti dell'ordine e del matrimonio.

Abbiamo bisogno di raccontare e rendere visibile quanto è bello essere cristiani adulti... non tanto conservare in un generico "dopo" (comunione, cresima...) bambini, ragazzi e giovani.

Anche perché, poi, loro se ne accorgono.

Sono ormai due decenni, mi faccio vecchio, che sento parlare della cresima come sacramento del saluto, del "ciao a tutti me ne vado, ho da far cose più serie". C'è la difficoltà di proporre "qualcosa" ai ragazzi per tenerli aggrappati alla comunità parrocchiale, per non "perderli".

C'è una grande attenzione, giusta eh, verso l'iniziazione cristiana, tanto che si arriva pure a porsi il problema della pastorale familiare, perché "si è rotto qualcosa", perché "ormai tra le generazioni non c'è trasmissione della fede". Insomma, ci interessiamo della famiglia, all'interno della parrocchia, più che altro perché non assolve un compito educativo alla fede.

In questi due decenni ho visto gruppi di giovani farsi e disfarsi, perché a un certo punto, i gruppi non bastano, non sono sufficienti. Serve di più, serve vedere una prospettiva. E le prospettive, mi spiace molto, sono molto deboli. Forse anche perché ci occupiamo poco della fede adulta. Ci occupiamo con fatica di due questioni: la crisi del clero e la fragilità degli sposi.

Rispettivamente: sacramento dell'ordine e sacramento del matrimonio.

Premetto: non sono un teologo, esprimo un'opinione a partire dalla mia esperienza.

Conosco e ho conosciuto tanti preti, e molti veramente ottimi, belle persone. Per parafrasare il Papa si potrebbero classificare in due gruppi: quelli che puzzano di pecora e quelli che fanno la segretaria parrocchiale, anche se in parrocchia a volte non ci sono mai stati. I secondi a dir la verità si dimenticano facilmente. I primi, che danno l'anima in quel che fanno, devono affrontare una questione: che differenza c'è tra il sacerdozio ordinario, che vive ogni cristiano nel suo battesimo, e il sacramento dell'ordine? Da cui ne derivano altre due: che significa essere pastori e avere al fianco credenti adulti, che vivono nel mondo? E come si condividono i compiti e le responsabilità in una comunità di credenti?

Sul matrimonio, invece, sento di tante crisi e sperimento le difficoltà, e la bellezza, di vivere insieme a un'altra persona. Mi chiedo però se a volte riusciamo a chiarire la differenza tra il sacramento del matrimonio, di cui gli sposi sono ministri, e il matrimonio civile, di cui i coniugi sono contraenti.

Spesso vedo che affrontiamo il matrimonio come fosse uno dei sacramenti di iniziazione cristiana. Questi sono basilari e introducono a una vita di grazia una persona. Quello è una vocazione specifica che si vive in comunione con un'altra persona. I primi servono a maturare la fede, il secondo a esprimere una fede matura, feconda (e non parlo di figli). A volte noi non sappiamo a "che cosa serva un matrimonio". Per questo penso dovremmo affrontare una questione: cosa significa vivere la fede in due, fare di due cammini uno? Da cui deriva: gli sposi come possono essere fecondi nella Chiesa, quale ruolo hanno?

Argomento da esplicitare anche durante la preparazione al matrimonio: perché il matrimonio (sacramento) non è un fatto privato tra due piccioncini.