Mi racconta un prete cattolico iraqeno… Jihad, ISIS, cristiani, Saddam Hussein, gli USA… (di A.L.)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 06 /08 /2015 - 20:07 pm | Permalink | Homepage
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Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione La libertà religiosa e le persecuzioni delle minoranze, nella sezione Carità, giustizia e annunzio. Per approfondimenti sull'Islam plurale e la sua crisi, cfr. la sotto-sezione Islam nella sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni.

Il Centro culturale Gli scritti (6/8/2015)

N.B. de Gli scritti. Ci permettiamo di presentare questi brevi appunti di un dialogo avuto da Gli scritti con un giovane prete iraqeno, anche se la brevità del dialogo lascia intuire che molti approfondimenti sarebbero necessari. Li mettiamo a disposizione lo stesso, perché forniscono notizie che non è facile reperire abitualmente sui media e possono stimolare discussioni, approfondimenti ed un desiderio fattivo di aiutare popolazioni in gravi difficoltà di cui i potenti sembrano disinteressarsi .

Vive a 15 km dal confine con l’ISIS. Tutti sono pronti a scappare, al minimo accenno di un attacco.

Gli uomini dell’ISIS sono veramente crudeli – afferma. Si vede proprio che è Satana all’opera – prosegue -  sono forti perché sono pronti a farsi uccidere pur di uccidere.

Molti sunniti sono con loro. Ma si sta aprendo una breccia. Infatti, quando giungono in un luogo - così è avvenuto appena hanno preso Mosul – pretendono che tutti i maschi combattano con loro. Pretendono che anche i bambini siano pronti a combattere, ad uccidere e a farsi uccidere.

In più hanno chiesto per la fine del Ramadan che ogni famiglia dia una figlia per la jihad, cioè come prostituta per accompagnare i soldati al fronte. Per questo motivo alcune famiglie hanno cominciato ad opporsi e sono nati dei gruppi che, di nascosto, si stanno preparando a difendersi contro l’ISIS che li disonora.

Il fronte è tenuto dai curdi, ma sono male equipaggiati e nessuno li aiuta.

In particolare è incomprensibile – afferma – l’atteggiamento di Obama e degli americani. Se volessero, potrebbero porre fine alla guerra in una settimana. Infatti, se vogliono eliminare qualcuno che ha dato loro fastidio – prosegue -, lo fanno in un giorno con i droni. Invece, abitualmente stanno a guardare e non si capisce perché .

L’ambiguità degli USA - per usare un eufemismo - è evidente dinanzi alla Siria. Gli americani dicono di combattere l’ISIS in Siria, ma combattono al contempo il presidente Assad. Dicono che è un criminale, mentre è solamente uno dei tanti despoti del Medio Oriente ed anzi migliore di tanti. Non ha mai fatto guerra contro nessuno, non ha mai commesso atrocità. Invece ne diffondono un’immagine pessima e combattono così l’unico che cerca di opporsi realmente all’ISIS.

L’indebolimento di Assad promosso da Obama e la sua eventuale scomparsa conducono solo ad un incremento del caos e della violenza dell'ISIS che ha come unico vero oppositore n Siria solo Assad.

I cristiani irakeni non solo non hanno perso la fede, ma anzi è cresciuta in loro. Nonostante la paura, tutti si recano a messa: la domenica le chiese sono gremite. C’è un grande amore per il papa ed il suo inviato è stato accolto con grande affetto, come un segno di vicinanza. Sembra che nessuno si occupi di loro, se non il papa.

I curdi sono sunniti – spiega – e i loro capi hanno il problema che diversi di loro sarebbero favorevoli ad aprire le porte all’ISIS. Allora hanno deciso di agire come faceva Saddam Hussein. L’esperienza dice loro che quelli che determinano le cose sono i capi religiosi, gli imam. Il popolo di per sé è buono, come dappertutto. Ma se gli imam li istigano allora diventano violenti. Saddam Hussein controllava gli imam. Se qualche imam non seguiva le sue direttive, Saddam lo faceva sparire. Ogni parola detta in moschea era controllata.

Così fanno i curdi. Cercano di controllare gli imam. Se qualche imam parla a favore dell’ISIS viene destituito immediatamente. Ma la situazione è ancora molto in bilico.

Per questo tutti sono pronti a scappare di nuovo con le poche cose rimaste. Anche se quasi tutti i beni sono perduti, tutti hanno preferito tornare dove è la loro casa, anche se vicinissimo al fronte. Tanto non c’è, al momento, un posto sicuro. Stare nelle proprie case anche se quasi vuote, vicino alle proprie chiese: questa è la decisione di chi non emigra. Molti sono i profughi e bisogna anche occuparsi di chi invece non ha più la casa perché è in una zona occupata dall’ISIS.

Si continua a parlare di un intervento per liberare Mosul, ma per ora nessuno si muove. Certo è che agli sciiti è stato dato dagli americani un margine di azione che prima non avevano: ora è accettato da parte americana un aiuto militare più concreto dell’Iran sciita. Forse è da loro che ci si deve aspettare un intervento, ma niente è chiaro.