LA BIBBIA NELL'ISLAM

Un confronto serrato con l'Islam sul testo biblico, paradossalmente, nonostante quattordici secoli di confronto fra cristianesimo, ebraismo ed Islam, è ancora da iniziare. Così afferma lo specialista R.Tottoli: “Una parte consistente del Corano è dedicato a narrazioni sui personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Se escludiamo qualche allusione alla storia araba preislamica, si può anzi affermare che tutti gli accenni al passato che contiene il Corano siano le storie dei profeti biblici”. Dunque, il Corano rivendica a sé la storia biblica. Quasi tutti i profeti dell'Islam sono già personaggi biblici. Tuttavia, l'Islam non dichiara interesse al testo biblico, non chiede di approfondirne lo studio, se non per intenti di confronto esterno. I personaggi biblici sono per l'Islam, ma la Bibbia non è per l'Islam. La tradizione coranica afferma che il testo biblico è la corruzione della vera rivelazione che i profeti biblici hanno ricevuto da Allah:

“Tra la gente del Libro... ci sono poi alcuni di loro che contorcono il testo del Libro, per farvi credere che quel che dicono, “questo è da Dio”, mentre non è da Dio e così mentiscono contro Dio, coscientemente”, sura III della famiglia di Imràn, 78
 
e ancora

“O gente del Libro! Perché rivestite la verità di veli d'errore e la verità celate, conoscendola?”, sura III, 70
 
e ancora

“Invero coloro che nascondono parte delle Scritture rivelate, lucrandone il prezzo, non divoreranno altro fuoco nei loro ventri, e Dio non parlerà loro il dì della resurrezione, né li purificherà, ma avranno cocente tormento (sura II della Vacca, 174).
 
Non è tematizzato esplicitamente il problema se e quando la Bibbia abbia un eventuale valore per una maggiore comprensione della storia sacra, per la comprensione della retta fede.
E' un tema di dialogo interreligioso ancora da aprire, insomma, quello intorno all'affermazione che i personaggi biblici sono veri, ma la verità di ciò che essi hanno detto e fatto non è conoscibile attraverso i testi biblici. Sembrerebbe che Maometto riceva conoscenza certa della rivelazione divina che lo ha preceduto solo attraverso la rivelazione diretta delle sure coraniche da parte di Dio.

I PROFETI BIBLICI NEL CORANO

I personaggi biblici sono chiamati nel Corano con il nome di “profeti”. Il profeta citato più spesso è Mosè, ma molto spazio è dato anche ad Abramo, a Gesù e a Giuseppe. Questo l'elenco dei “profeti biblici” della cui storia si parla più lungamente nelle sure: Adamo, Noé, Abramo, Lot, Mosè, Davide, Salomone, Gesù. Sono nominati però anche Ismaele, Isacco, Giacobbe, Aronne, Eliseo, Giona, Elia, Giobbe, Zaccaria e Giovanni Battista. A questi nomi gli esegeti musulmani affiancano quelli di Ezechiele, Geremia e Samuele ai quali alluderebbero alcuni versetti. La parte preponderante è perciò costituita dai personaggi dell'Antico Testamento, anche se in parte infinitesimale rispetto all'ampiezza dei testi veterotestamentari ed al numero dei personaggi e delle storie bibliche.
Chiaramente la lettera del testo biblico scompare e l'impostazione è diversa dalla lettura cristiana dell'Antico Testamento, che, pur affermandone un “sensus plenior”, un senso più profondo rivelato in Cristo, ne conserva e ne difende anche il senso letterale.
Si possono suddividere le storie che riguardano i personaggi veterotestamentari in tre gruppi, per sottolineare le problematiche aperte ad un futuro dialogo interreligioso sulla Bibbia. Vi sono innanzitutto racconti coranici che, pur nella non consonanza letterale, conservano più o meno lo stesso tenore del testo biblico (ad esempio Abramo è definito “l'amico di Dio”, nella sura IV, 125, come in “ 2Cr 20, 7, Is 41, 8, Gc 2, 23 ed è il padre di Isacco ed Ismaele). Un secondo gruppo di testi mostra di conoscere chiaramente la storia biblica, ma se ne allontana anche in aspetti molto significativi (così ad esempio il sacrificio di Abramo:

“E gli demmo la lieta notizia di un giovane mite. E quando raggiunse l'età d'andar con suo padre al lavoro, questi gli disse: “Figliuol mio, una visione in sogno mi dice che debbo immolarti al Signore: che cosa credi tu abbia io a fare?”. Rispose: “Padre mio, fa quel che t'è ordinato: tu mi troverai, a Dio piacendo, paziente”. Or quando si furono rassegnati al volere di Dio e Abramo ebbe disteso il figlio con la fronte a terra, allora gli gridammo: “Abramo! Tu hai verificato il tuo sogno: così noi compensiamo i buoni!” E questa fu prova decisiva e chiara. E riscattammo suo figlio con sacrificio grande e lo benedicemmo tra i posteri (Sura 37, 101-108).

Dove la tradizione islamica afferma che “il giovane mite” non è Isacco ma Ismaele, ed è quindi quest'ultimo che Dio chiede ad Abramo di sacrificare.
Un terzo gruppo di testi è, invece, assolutamente indipendente dalla storia biblica (ad esempio, dove Abramo viene indicato come colui che ha edificato, insieme ad Ismaele, la Casa Sacra a Dio, cioè la Ka'ba alla Mecca:

“E quando Abramo ed Ismaele ebbero levato le fondamenta della Casa, invocarono: “Accettala da noi, o Signore, tu che tutto ascolti e conosci! O Signore nostro! Fai che noi possiamo darci tutti a Te, e fa della nostra progenie una nazione a Te devota, mostraci i Tuoi santi riti, e volgiti benigno verso di noi, o Tu clemente, che sempre perdoni!” (Sura 2, 127-128).

GESU' NEL CORANO

Anche nelle affermazioni su Gesù troviamo la stessa impostazione relativa alle figure bibliche dette “profetiche” dall'Islam.
La presentazione della sua vita prescinde dai vangeli e dall'intero Nuovo Testamento. Mai è citato un versetto evangelico e l'accenno ali apostoli, mai citati per nome, è sbrigativo, laddove si dice che Gesù chiese degli aiutanti per la sua missione e gli apostoli risposero di credere in lui. Nonostante questo, anche se Gesù è chiaramente solo una creatura nel Corano (“E in verità, presso Dio, Gesù è come Adamo: egli lo creò dalla terra, gli disse: “Sii!” ed egli fu”, sura III, 59 della famiglia di Imràn), pure è chiara l'affermazione della concezione verginale di Maria. Gesù è, da un lato, in nulla diverso dagli altri inviati e profeti che lo precedettero, d'altro lato ha un posto di grande rilievo, come mostra appunto il suo concepimento. L'affermazione che Gesù è inviato a portare l'annuncio di un inviato di nome Ahmad (altro nome per Maometto) mostra chiaramente di conoscere il testo della promessa del Consolatore, dello Spirito Santo, in Giovanni, ma non vi è alcuna argomentazione esplicitata coranica che aiuti a rendersi conto che si sta preferendo al testo evangelico un nuovo testo.
Anche se in altri luoghi il testo coranico è più ambiguo, in un passo rifiuta esplicitamente la realtà della crocifissione di Gesù:

“Per aver detto: “Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù figlio di Maria, Messaggero di Dio”, mentre né lo uccisero né crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui (sura IV, 157 delle donne).

Sembra che il giusto Gesù non possa soffrire, che Dio non possa fargli attraversare la sofferenza della croce e, pertanto, Gesù, come è entrato in terra in una maniera diversa dagli altri, così ne esce differentemente, assunto da Dio, per ritornare alla fine dei tempi. Il Corano neanche qui argomenta su cosa sia allora la croce, semplicemente ne prescinde. Gli studiosi islamici successivi rifletteranno poi su quel “Qualcuno fu reso simile a lui” indicando che sulla croce sarebbe salito o Giuda o Pietro o altri.
La figura di Gesù, insomma, ha un rilievo, ma la Bibbia non è fonte per la conoscenza di lui.

GESU' NEGLI HADITH

Nella letteratura islamica uno spazio particolare è dato ai detti attribuiti al profeta Maometto, chiamati “hadith”. Le parole a lui attribuite appaiono inferiori al solo Corano e talvolta hanno quasi lo stesso valore. Esse sono state trasmesse, secondo la concezione islamica ortodossa, da catene di garanti che dapprima le udirono direttamente da Maometto e poi le trasmisero oralmente e infine per iscritto. Ne è testimonianza la più illustre raccolta canonica di questi hadith che è il Sahih di al-Buhari, composto nel IX secolo d.C. Al-Buhari, di origine iranica, nato intorno all'810 d.C., peregrinò 16 anni per raccogliere in ogni parte del mondo islamico di allora questi detti attribuiti al Profeta. Le tradizioni più interessanti conservatici dagli Hadith e non dal Corano sono quelle che si riferiscono al ritorno di Gesù come Messia (al-masih) alla fine dei tempi. Se già il Corano parla del ritorno di Gesù al momento del giudizio (“Ed egli non è che un presagio dell'Ora”, Sura 43, 61) gli hadith precisano ulteriormente:

“Giuro su Dio che Gesù discenderà dal cielo e sarà giudice equo, distruggerà la croce, ucciderà i maiali, toglierà la tassa ai non musulmani, lascerà andare le cammelle più giovani ma nessuno se ne interesserà; spariranno invece l'odio, la gelosia e l'invidia e quando egli chiamerà la gente a prendere ricchezze, nessuno lo farà”.

Gli hadith ci tramandano ulteriori affermazioni relative ad esso:

“Sarà in quel momento che Dio manderà il messia Gesù, che discenderà dal cielo presso il minareto bianco nella parte orientale di Damasco, tra due vesti tinte di color zafferano e con le mani appoggiate sulle ali di due angeli. Quando abbasserà la testa, cadranno gocce di sudore dalla sua testa e quando la solleverà si spargeranno invece gocce come perle. Tutti gli infedeli che annuseranno l'odore del suo respiro moriranno e il suo respiro giungerà fin dove è in grado di vedere. Si metterà allora a cercare l'Anticristo finché lo raggiungerà presso la porta di Lod e lo ucciderà. Solo un popolo che Dio ha protetto da lui verrà da Gesù figlio di Maria ed egli ripulirà i loro volti e racconterà loro del loro rango in paradiso. Sarà allora che Dio rivelerà a Gesù: “Io ho preso tra i miei servi un popolo che nessuno sarà in grado di combattere; porta in salvo questi miei servi al monte”… Gesù e i suoi compagni supplicheranno Dio che manderà contro di loro degli insetti che si attaccheranno al collo. Alla mattina seguente moriranno insieme, come una persona sola. Poi il profeta di Dio Gesù ed i suoi compagni scenderanno sulla terra, ma non troveranno sulla terra neppure lo spazio di una spanna che sia privo della loro putrefazione e del loro fetore… Sarà allora che Dio manderà un vento piacevole che soffierà persino sotto le loro ascelle e prenderà la vita di ogni musulmano; solo i malvagi resteranno e si salteranno addosso come asini, e poi verrà l'ora del Giudizio”.

LETTURE FONDAMENTALISTE DELLA SCRITTURA

"La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev'essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un'interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all'utilizzazione del metodo storico-critico per l'interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico… Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell'umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l'ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca… Il fondamentalismo insiste anche in modo indebito sull'inerranza dei dettagli nei testi biblici, specialmente in materia di fatti storici o di pretese verità scientifiche. Spesso storicizza ciò che non aveva alcuna pretesa di storicità, poiché considera come storico tutto ciò che è riferito o raccontato con verbi al passato, senza la necessaria attenzione alla possibilità di un significato simbolico o figurativo. Il fondamentalismo porta inoltre a una grande ristrettezza di vedute: ritiene infatti come conforme alla realtà, perché la si trova espressa nella Bibbia, una cosmologia antica superata, il che impedisce il dialogo con una concezione più aperta dei rapporti tra cultura e fede. Si basa su una lettura non critica di alcuni testi della Bibbia per confermare idee politiche e atteggiamenti sociali segnati da pregiudizi, per esempio razzisti, del tutto contrari al vangelo cristiano. Infine, nel suo attaccamento al principio del “sola Scrittura”, il fondamentalismo separa l'interpretazione della Bibbia dalla Tradizione guidata dallo Spirito... Gli manca la consapevolezza che il Nuovo Testamento si è formato all'interno della Chiesa cristiana e che è Sacra Scrittura di questa Chiesa, la cui esistenza ha preceduto la composizione dei suoi testi. Per questa ragione, il fondamentalismo è spesso antiecclesiale, ritenendo come trascurabili i credo, i dogmi e le pratiche liturgiche che sono diventate parte della tradizione ecclesiastica, così come la funzione di insegnamento della Chiesa stessa. Si presenta come una forma di interpretazione privata, la quale non riconosce che la Chiesa è fondata sulla Bibbia e attinge la sua vita e la sua ispirazione nelle Scritture. L'approccio fondamentalista è pericoloso, perché attira le persone che cercano risposte bibliche ai loro problemi di vita. Tale approccio può includerle offrendo interpretazioni pie ma illusorie, invece di dire loro che la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata a ciascuno di questi problemi. Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio".

Così si esprime il documento "L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa" motivando il suo rifiuto delle letture fondamentaliste delle Sacre Scritture.

I 144.000 NEI TESTIMONI DI GEOVA

Il primo e l'ultimo libro della Bibbia, la Genesi e l'Apocalisse, sono i libri più frequentemente oggetto di letture fondamentaliste. In gruppi minoritari e sette che si ispirano alla Bibbia, al di fuori della grande tradizione ecclesiale, è possibile incontrare non infrequentemente posizioni che difendono alla lettera la cosmologia di Gen 1, dichiarando che il mondo è stato effettivamente creato in sette giorni e che lo sviluppo dell'opera creativa di Dio ha seguito esattamente il corso descritto dal racconto biblico. Tali letture ignorano completamente le moderne ricerche che affermano essere Gen 1 un racconto di fonte sacerdotale (o fonte P, da "Priestercodex"), teso non a descrivere scientificamente l'origine delle singole realtà che esistono, ma a dare una lettura unitaria dell'opera di Dio, esaltando il significato del settimo giorno, come fine dell'universo, come giorno in cui, nel riposo e nella preghiera, salirà a Dio la lode per la sua creazione.
Analogo errore di prospettiva nelle frequenti letture dell'Apocalisse che trascurano il significato simbolico delle sue espressioni. Possiamo prendere ad esempio le letture del capitolo settimo dell'Apocalisse nell'interpretazione dei Testimoni di Geova. La Tradizione cristiana, confermata dagli studi scientifici recenti, vede nei "144.000" salvati il numero che simbolizza la Chiesa (è, infatti, il numero risultante dal numero delle tribù di Israele, moltiplicato per il numero degli apostoli, moltiplicato per 1000, cioè ampliato all'infinito, 12x12x1000) e nella "grande folla" che appare subito dopo la schiera dei martiri (sono "coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione", Ap 7, 14). La lettura dei Testimoni di Geova vede invece qui annunziati due tipi di resurrezione. Nella loro interpretazione i 144.000 sono ritenuti più perfetti della "grande folla" (se letto letteralmente, il numero appare più piccolo della "grande folla" e, quindi, più elettivo) e ad essi soli è riservato il cielo. Invece la "grande folla" abiterà la "terra paradisiaca" dove però la "luce di Dio" sarà preclusa. Da un testo profondamente unitario si arriva così, invece, ad una lettura che afferma due classi differenti di salvati, con condizioni radicalmente diverse di eternità.
Paradossalmente, proprio in questo contesto di letture letteraliste, in altri brani il testo biblico è tradotto abbandonando i vocaboli originari, per ragioni ideologiche. Questa la traduzione dell'istituzione dell'eucarestia nella "Traduzione del nuovo mondo" dei Testimoni di Geova dove volutamente è inserito il verbo "significa" non presente nel testo greco:

“E, preso un pane, rese grazie, lo spezzò, e lo diede loro, dicendo: “Questo significa il mio corpo che dev'essere dato in vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me. E il calice nella stessa maniera, dopo che ebbero preso il pasto serale, dicendo: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che dev'essere versato in vostro favore” (Lc 22,19-20).

Un secondo, tra i molteplici esempi possibili, è la traduzione dell'inno cristologico della lettera ai Colossesi, dove è inserita per ben 4 volte l'espressione "altre", per deviare il testo a significare che Cristo è "cosa" come le "altre cose":

"Egli ci ha liberato dall'autorità delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, mediante il quale abbiamo la nostra liberazione per riscatto, il perdono dei nostri peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; perché per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano essi troni o signorie o governi o autorità. Tutte le [altre] cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere, ed egli è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché divenga colui che è primo in tutte le cose; poiché [Dio] ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza, e per mezzo di lui riconciliare di nuovo con sé tutte le [altre] cose facendo la pace mediante il sangue [che egli sparse] sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli" (Col 1, 13-20).


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