In questo momento di intensa preoccupazione e preghiera per la pace, vi
proponiamo alcuni stralci degli ultimi messaggi del nostro Papa e Vescovo Giovanni Paolo II per
la giornata mondiale della pace.
Così si esprimeva il cardinale Sodano su Avvenire del 18/03/2003:
"Più che pacifista, il Papa è pacificatore". Possano le sue parole
e le sue preghiere essere ascoltate.
La convinzione, a cui sono giunto ragionando e confrontandomi con la
Rivelazione biblica, è che non si ristabilisce appieno l'ordine infranto, se non
coniugando fra loro giustizia e perdono. I pilastri della vera pace sono la giustizia e quella
particolare forma dell'amore che è il perdono. Ma come parlare, nelle circostanze
attuali, di giustizia e insieme di perdono quali fonti e condizioni della pace? La mia risposta
è che si può e si deve parlarne, nonostante la difficoltà che questo
discorso comporta, anche perché si tende a pensare alla giustizia e al perdono in
termini alternativi. Ma il perdono si oppone al rancore e alla vendetta, non alla giustizia. La
vera pace, in realtà, è "opera della giustizia" (Is 32, 17). Come ha affermato il
Concilio Vaticano II, la pace è "il frutto dell'ordine immesso nella società
umana dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre
più perfetta" (Costituzione pastorale Gaudium et spes, 78). Da oltre quindici secoli,
nella Chiesa cattolica risuona l'insegnamento di Agostino di Ippona, il quale ci ha ricordato
che la pace, a cui mirare con l'apporto di tutti, consiste nella tranquillitas ordinis, nella
tranquillità dell'ordine (cfr De civitate Dei, 19, 13). La vera pace, pertanto, è
frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di
diritti e doveri e sull'equa distribuzione di benefici e oneri. Ma poiché la giustizia
umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi
personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana
le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati. Ciò vale tanto
nelle tensioni che coinvolgono i singoli quanto in quelle di portata più generale ed
anche internazionale. Il perdono non si contrappone in alcun modo alla giustizia, perché
non consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione dell'ordine leso. Il
perdono mira piuttosto a quella pienezza di giustizia che conduce alla tranquillità
dell'ordine, la quale è ben più che una fragile e temporanea cessazione delle
ostilità, ma è risanamento in profondità delle ferite che sanguinano negli
animi. Per un tale risanamento la giustizia e il perdono sono ambedue essenziali.
Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: ecco ciò
che voglio annunciare in questo Messaggio a credenti e non credenti, agli uomini e alle donne
di buona volontà, che hanno a cuore il bene della famiglia umana e il suo futuro.
Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo voglio
ricordare a quanti detengono le sorti delle comunità umane, affinché si lascino
sempre guidare, nelle loro scelte gravi e difficili, dalla luce del vero bene dell'uomo, nella
prospettiva del bene comune.
Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo monito non
mi stancherò di ripetere a quanti, per una ragione o per l'altra, coltivano dentro di
sé odio, desiderio di vendetta, bramosia di distruzione.
(GIOVANNI PAOLO II dal messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace per l'anno 2002)
A voler guardare le cose a fondo, si deve riconoscere che la pace non
è tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace -
giuridiche, politiche ed economiche - sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso
presenti. Esse tuttavia non sono che il frutto della saggezza e dell'esperienza accumulata
lungo la storia mediante innumerevoli gesti di pace, posti da uomini e donne che hanno saputo
sperare senza cedere mai allo scoraggiamento. Gesti di pace nascono dalla vita di persone che
coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace. Sono frutto della mente e del cuore
di "operatori di pace" (Mt 5, 9). Gesti di pace sono possibili quando la gente apprezza
pienamente la dimensione comunitaria della vita, così da percepire il significato e le
conseguenze che certi eventi hanno sulla propria comunità e sul mondo nel suo insieme.
Gesti di pace creano una tradizione e una cultura di pace. La religione possiede un ruolo
vitale nel suscitare gesti di pace e nel consolidare condizioni di pace. Essa può
esercitare questo ruolo tanto più efficacemente, quanto più decisamente si
concentra su ciò che le è proprio: l'apertura a Dio, l'insegnamento di una
fratellanza universale e la promozione di una cultura di solidarietà.
La "Giornata di preghiera per la pace", che ho promosso ad Assisi il 24 gennaio 2002
coinvolgendo i rappresentanti di numerose religioni, aveva proprio questo scopo. Voleva
esprimere il desiderio di educare alla pace attraverso la diffusione di una spiritualità
e di una cultura di pace
E' questo l'augurio che mi sale spontaneo dal profondo del cuore: che nell'animo di tutti
possa sbocciare uno slancio di rinnovata adesione alla nobile missione che l'Enciclica Pacem in
terris proponeva quarant'anni fa a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Tale
compito, che l'Enciclica qualificava come "immenso", era indicato nel "ricomporre i rapporti
della convivenza nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà". Il
Papa precisava poi di riferirsi ai "rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i
cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche;
fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche, da una parte, e,
dall'altra, la comunità mondiale". E concludeva ribadendo che l'impegno di "attuare la
vera pace nell'ordine stabilito da Dio costituiva un ufficio nobilissimo" (Pacem in terris, V).
Accompagno questi auspici con la preghiera a Dio Onnipotente, sorgente di ogni nostro bene.
Egli, che dalle condizioni di oppressione e di conflitto ci chiama alla libertà e alla
cooperazione per il bene di tutti, aiuti le persone in ogni angolo della terra a costruire un
mondo di pace, sempre più saldamente fondato sui quattro pilastri che il beato Giovanni
XXIII ha indicato a tutti nella sua storica Enciclica: verità, giustizia, amore e
libertà.
(GIOVANNI PAOLO II dal messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace per l'anno 2003)