In un'epoca che apertamente dichiara la crisi della paternità, della presenza educativa maschile, la Chiesa canonizza padre Pio. A nessuno verrebbe in mente di chiamarlo San Pio, tanto è forte il collegamento del suo nome con quello di i.padrele.
"Parlare al cuore"
Padre Pio è, innanzitutto, il santo che, nel nome di Dio, ha avuto una parola personale da dire ad ognuno. In
una cultura in cui il marito non parla in segreto con la moglie, il padre non sta a tu per tu con il figlio, in cui
l'amico gioca con l'amico, ma non gli parla al cuore, padre Pio è un segno dei tempi, donato da Dio, della
nostalgia che l'uomo ha di Dio, che "parlerà al tuo cuore"(Os 2, 16-19), del desiderio di imparare lo stile di
Dio, parlando anche noi all'altro, "da cuore a cuore" Le persone che lo hanno conosciuto ci dicono sempre la memoria
del suo dono di profezia, quello di saper leggere i cuori nel nome di Dio, di saper discernere il bene e il male, i
problemi veri e quelli fittizi, nella vita delle persone. La sua parola, a volte dura, scortese, andava sempre
diritta al nocciolo, mettendo a nudo la vita. Come dice la Scrittura: "La Parola di Dio è viva, efficace e
più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'animo e dello
spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v™è creatura
che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere
conto"(lettera agli Ebrei 4,12-13).
Quella profezia cristiana che non è come quella dei maghi, perché non consiste tanto nel sapere cosa
accadrà domani, nell'avere come una sfera di cristallo per leggere il futuro, ma che è piuttosto quella
di indicarti cosa Dio ti chiede oggi per la tua conversione e salvezza e darti la speranza della grazia con cui Dio
ti accompagnerà. Ecco anche perché la profezia cristiana - e quella di padre Pio in particolare -
è profondamente ecclesiale. Non ti fa scivolare in rivoli secondari e solitari, ma ti innesta con vigore nella
Chiesa cattolica, nella forza dei suoi sacramenti, nella bellezza della sua proposta morale. E'nota, fra le tante, la
storia della conversione dell'attore Carlo Campanini, convertito al cristianesimo da padre Pio: "Ero un attore comico
e giravo il mondo a fare il buffone. Una vita difficile. Viaggiavo tutto l™anno come uno zingaro. Ero sposato,
avevo tre figli. Mia moglie lavorava con me e dovevamo lasciare i figli a una cognata... Mi fece promettere di
cambiare vita. Poi mi diede l'assoluzione. Non ebbi il coraggio di chiedergli niente, ma dentro di me continuavo a
ripetere: "Padre, fatemi trovare un lavoro vicino a casa, anche quello di magazziniere, purchè possa vivere
accanto ai miei figli". E' l'esigenza dell'amore cristiano che padre Pio richiamava, trattando con severità
chi non viveva la pratica dei sacramenti, chi era accondiscendente nel tradimento familiare.
Il sacramento del perdono
Ma questa forza, questo coraggio evangelico facevano anche di Padre Pio il confessore, l'uomo del perdono di Dio.
Egli è anche colui che ha confessato, colui che ha creduto al perdono di Dio e, per questo, lo ha donato. La
sua vita è stata, innanzitutto, un servizio nell'ascoltare il peccato degli uomini e nel perdonarlo, nel nome
del Signore e della Chiesa. La sua vita, la sua santità, aiutavano i cuori ad aprirsi e a dire il peso che
gravava sulla vita per abbandonarlo, convertirsi ed essere accolti ancora nella misericordia di Dio.
La lotta contro il male
Tante sono le testimonianze della sua lotta contro il male,
contro il diavolo. Il perdono sacramentale nasce proprio dalla consapevolezza della serietà della lotta che
ogni uomo affronta ogni giorno per vincere con il Signore Gesù la presenza del peccato di origine e del
peccato personale. Il perdono sacramentale non è segno di bigottismo o di scrupoli, che, invece,
intralcerebbero il cammino, ma certezza della realtà della morte di Cristo per noi che ci salva nella
serietà del nostro male. Un ragazzo con disagio mentale mi diceva in questi giorni un™espressione
bellissima: ieChiunque crede che Gesù è morto per noi, è salvoln. Questo esprime in una parola
tutta la nostra fede!
Il sacerdozio e l'eucarestia
La paternità di padre Pio si esprimeva poi nel
presiedere l'eucarestia. I testimoni ci parlano di messe durate anche tre ore, nelle quali nessuno si lamentava
dell'eccessiva durata, perché si era al cospetto dell'immenso mistero dell'eucarestia, della realtà di
Cristo Signore, che nella realtà e non nelle emozioni, prende carne nel pane eucaristico e dona alla Chiesa di
essere il suo "corpo". E' l'eterna tradizione della Chiesa, sempre trasmessa e annunciata, giunta a padre Pio, anche
tramite la testimonianza francescana. S.Francesco diceva ai suoi: "Se anche ti appare l'arcangelo Michele a parlare
con te e, dall'altro capo della città, un prete peccatore, donnaiolo e ladro sta iniziando l'eucarestia, tu va
prima a celebrare la messa e a ricevere da lui l'eucarestia e poi torna a parlare con il santo angelo di Dio" E', a
Greccio, il voler accompagnare la nascita del primo "presepe", con l'Eucarestia - così ci raccontano i
biografi francescani - per poter vedere il simbolo del bambino Gesù in un piccolo neonato, ma volerlo poi
ricevere, non più nel simbolo, ma realmente, nella santa eucarestia.
La Chiesa
Questa certezza della comunione con Cristo ha fatto di padre Pio un testimone del senso ecclesiale, del senso della
Chiesa cattolica. E'troppo conosciuta la sua obbedienza alla Chiesa e al papa, anche nei periodi più difficili
in cui veniva calunniato,per parlarne ancora. Vorrei sottolineare, invece, la sua appartenenza e la sua obbedienza
alla vita comune che ogni frate cappuccino e francescano vive con i suoi confratelli. E™ la condivisione di
vita con quella che è la tua Chiesa locale, con i fratelli che non ti sei scelto, ma che la Provvidenza ha
scelto per te. E' la scuola dell'amore cristiano che ogni fedele vive, rinunciando al proprio egocentrismo,
accogliendo chi vive al suo fianco, obbedendo ai diretti superiori, come segno dell'obbedienza data a Dio stesso.
La sua famiglia
Come non ricordare la sua famiglia? Il padre, analfabeta, emigrò come tanti dei nostri antenati, per ben due
volte, in America, perché il figlio potesse cominciare a studiare. La madre, alla notizia che il figlio
sarebbe partito per il convento a 50 Km da Pietrelcina disse: "Figlio mio, me sento squarcià ‚u core",
ma accettò con serenità e pace la sua decisione. E' il maturare di quell'amore che non lega a
sé, che è disposto a lasciar partire. Spesso vediamo contrabbandare per amore uno stile che
emotivamente sembra fondere le persone, ma, non promuovendole nella loro crescita, dopo momenti di entusiasmo si
rovesciapoi in rancore e distacco. E', invece, l'amore cristiano che è insieme legameprofondo e profondamente
libero e liberante. Anche qui intravediamo la paternitàche spezza, nel nome del Signore, i cordoni ombelicali,
per un amore più grande e più maturo. E diviene, nella storia di padre Pio, l'essere di tutti, l'essere
celibe per appartenere al Signore Gesù ed in libertà a tutti gli uomini.
L'immedesimazione con Cristo
Infine le stimmate, uno dei segni dell™essere una sola cosa con Cristo. In un mondo che continua ad affidarsi
ad "energie", "positività", "entità", "mediazioni angeliche", padre Pio annunzia che Cristo è
l'unica via di salvezza data agli uomini. E'Gesù il Salvatore e solo il fatto che il Figlio di Dio assuma su
di sé la carne dell'uomo e prenda sul suo corpo le sofferenze umane, permette di dare ad esse un senso.
L'espressione "offrire le proprie sofferenze al Signore" trova il suo senso proprio nell'offrire "l'intera vita al
Signore" con le sue gioie ed i suoi dolori. Non è una accentuazione masochistica, come taluni vorrebbero
intendere a dispregio della Chiesa, ma è la chiara coscienza che non è, di per sé, né la
salute, né la malattia ad avvicinare a Dio, né la gioia, né la sofferenza a renderci più
cari a Lui. E' piuttosto tutta "la prova della nostra vita" -come la chiama la Scrittura- tutto l'itinerario di essa
che si illumina dell'Incarnazione, della vita, del crescere, del gioire, del soffrire, del morire e del risorgere del
Signore Gesù. E' l'esistenza nella sua unità ed unicità che, incomprensibile e senza chiave di
lettura possibile di per sé, trova luce nel Cristo che con il Padre è il Creatore di essa ed il
Salvatore, viene illuminato dal Cristo che ne è l'origine e il fine.
La Chiesa dei santi
"Ai retti, ai santi si addice la lode", ci insegna la Scrittura. Domenica la Chiesa sarà ancora in festa
perché un suo figlio, il frate cappuccino padre Pio, sarà riconosciuto iisantoli. E™ la
santità, a cui siamo chiamati, che si realizza, è la certezza della beatitudine eterna, della
verità della promessa di Dio. E' la parola più impegnativa di Gesù Cristo per l'uomo: "Beati
voi, se... beati voi, quando..." La Chiesa riconoscerà ancora che, nella storia di padre Pio, si è
compiuta la promessa di bene del vangelo, il lieto annunzio. Chi segue il suo Signore riceve in dono il Paradiso, e,
dal Paradiso, dall'esser con Cristo, irradia ancor più grazia e carità sugli uomini.
d.Andrea Lonardo