Sai Baba
di Alessandro Olivieri Pennesi
(tratto da "La Salette", n. 3, Anno 67, maggio-giugno 2001)
con Appendice di testi a cura dell'Areopago (tpfs*)


Origine

L'organizzazione prende il nome dal suo fondatore: Sathya Sai Baba, nato nel Sud dell'India, a Puttaparthi il 23 novembre del 1926. La sua famiglia era di tradizione induista. Si racconta di Sathya Narayan Raju, questo è il suo nome originale, che nel momento della sua nascita nell'abitazione sono accaduti fatti inspiegabili, come strumenti musicali che suonavano da soli, un serpente cobra che improvvisamente è apparso accanto al fanciullo senza nuocere ad alcuno. All'età di 14 anni Sai proclamò di essere la reincarnazione di Sai Baba del villaggio di Shirdi e da allora ne assunse il nome. Il primo Sai Baba era un uomo venerabile, operatore di prodigi, che aveva posto le fondamenta per una sorta di unione dell'Islam con l'Induismo. Prima della sua morte, avvenuta nel 1918, avrebbe annunciato che sarebbe rinato otto anni più tardi, il secondo Sai Baba nacque esattamente otto anni dopo, pertanto egli si sentì chiamato a proseguire la missione della sua vita precedente! Sathia Sai Baba autoproclamandosi la reincarnazione di Shridi Sai Baba pretendeva il culto: "Adoratemi ogni Giovedì"; affermando "Io sono la Verità… ad un certo momento la Mia Divinità vi sarà rivelata". Sai Baba continua a presentarsi come l'Avatar (manifestazione di Dio) definitiva, invitando in maniera accorata alla conversione a se stesso, all'adorarlo, al pregarlo, all'amarlo.

Struttura

L'Organizzazione comprende più di 30.000 centri sparsi in 137 nazioni (in Italia sono presenti 53 centri) e si esprime attraverso quattro Ali: quella Spirituale, quella Educativa, quella di Servizio e quella Giovanile. L'Ala Spirituale copre gli aspetti devozionali ed etico comportamentali.
L'Ala Educativa copre l'insegnamento dei 5 Valori Umani: Verità, Rettitudine, Pace, Amore, Non-violenza. L'Ala Servizio, coordina un servizio di volontariato ai bisognosi, come elemento altamente realizzante della spiritualità dell'uomo. L'Ala Giovanile, composta da giovani tra i 16 e 30 anni, collabora dinamicamente con le altre tre Ali, svolgendo attività e progetti di varia natura.
In Italia, l'Ala Servizio dell'Organizzazione Sathya Sai, "si propone di risvegliare nell'uomo la consapevolezza che ogni azione intrapresa ispirandosi ai principi fondamentali di: Verità - Rettitudine - Pace - Amore - Non-violenza si concretizza in attività disinteressate e gratuite a favore del prossimo".

Dottrina

Il messaggio dottrinale di Sai Baba è incentrato sulla sua persona, pertanto egli non si pone come un fondatore di una religione ma si definisce come dio stesso, verità assoluta: "Io sono la Verità e vi guido verso la Verità. Io l'Avatar (il Cristo), sono Verità e Amore". Prendiamo in esame tre concetti chiave della dottrina di Sai: Dio, Creazione e Avatar. Innanzitutto non si concepisce un Dio Personale, bensì un principio divino che pervade l'Universo e che si ipostatizza in una divinità triadica: Brahma (Pensiero e Volontà), Vishnu (Sapienza, Legge, Amore), Shiva (Principio Intelligente creatore). La Creazione non è altro che una manifestazione della divinità, pertanto ci collochiamo in un panteismo materialistico tipico della religiosità indiana e orientale in genere. L'Avatar consiste in una sorta di "discesa" della divinità nel cosmo materiale in particolari momenti di crisi spirituale dell'umanità. Sai Baba si autodefinisce quale Avatar piena e definitiva, ultima e completa manifestazione della divinità. La capacità di Sai Baba di rivolgersi a devoti di diverse religioni riflette la tendenza tipicamente indù a raccogliere gli elementi delle altre tradizioni, ma trasformandoli e plasmandoli alla luce della sua dottrina personale. L'emblema di Sai Baba evidenzia bene questo atteggiamento, sono infatti presenti: l'aum degli indù, la ruota del dharma del buddhismo, la fiamma dello zoroastrismo, il magen David dell'ebraismo, la mezzaluna islamica, la croce cristiana, e al centro il lingam (fallo) vishnuita. Sai, facendo continuamente riferimento ad altre fedi - nei suoi templi vengono infatti venerati Cristo accanto a Maometto, Zoroastro e Buddha - ha in qualche modo occidentalizzato il suo messaggio. In Italia tuttavia, i seguaci del santone indiano hanno abbandonato di fatto le tradizioni proprie per abbracciarne con zelo altre: digiuno, vegetarianesimo, pellegrinaggi in India, ecc. Il messaggio del guru è semplice: Sai Baba è il salvatore, l'incarnazione della divinità ed è egli stesso Dio; segui i suoi insegnamenti, abbandonati a lui e sarai felice.

Aspetti controversi

Vengono anche attribuiti a Sai Baba presunti atti miracolosi, dalla materializzazione della vibhuti, cenere sacra, alla guarigione di malati, alla produzione di oggetti preziosi ecc. S.Tommaso offre i criteri per identificare un miracolo: 1) è ciò che solo Dio assolutamente può fare 2) è ciò che anche la natura fa, ma non a quel soggetto 3) è ciò che anche la natura può fare a quel soggetto, ma non in quel modo. I fatti attribuiti al santone indiano non sottostanno a questi criteri; inoltre appare contraddittorio, dal punto di vista della fede cristiana, che colui che compie miracoli per conto di Dio, sia poi annunciatore di un messaggio in palese contrasto con la Sua Rivelazione, come ravvisiamo in Sai Baba. 

Pensiero della Chiesa

In relazione alla figura di Sai Baba, purtroppo dobbiamo registrare un fatto doloroso che ci interpella come cristiani: un sacerdote cattolico ha abbandonato la fede cattolica per diventare seguace di questo guru indiano. La Chiesa in questo caso è intervenuta con un provvedimento disciplinare che è un monito per tutti noi a vigilare per non essere fuorviati da dottrine incompatibili con il depositum fidei .Nel 1992 il Cardinale Vicario Generale di Sua Santità Giovanni Paolo II per la Diocesi di Roma, invitò il sacerdote in questione a recedere dalle posizioni dottrinali eretiche e a ritrattare esplicitamente gli errori contenuti nel libro "Un sacerdote incontra Sai Baba". Infatti "una attenta lettura fa rilevare che l'autore ha perso la fede cattolica nella SS.Trinità ed in Cristo unico Salvatore. (…) Che sono affermazioni gravi contro la fede quelle che riconoscono a Sai Baba la sua pretesa di essere una incarnazione divina, l'apologia delle sue opere, miracoli, detti e dottrine" (Card. Camillo Ruini).
"Un concetto proveniente dalla tradizione indù e che è abbastanza presente - in modo esplicito o implicito - nella nuova religiosità, ci può aiutare a mettere meglio a fuoco questo punto importantissimo: si tratta del concetto di avatara. E' un termine sanscrito che significa letteralmente discesa. Si applica alla Divinità e alla sua manifestazione condiscendente nella sfera sensibile. Molti indologi e occultisti lo traducono semplicemente con "incarnazione". Ecco allora che il dogma centrale del cristianesimo si trova ricondotto a una categoria storico-religiosa più ampia. Frequenti sarebbero state le "discese" del Dio Vishnu. L'ultima sua apparizione umana sarebbe stata Krishna. L'evento di Cristo diventa così solo il caso particolare di una categoria più generale . Un caso nuovamente ripetibile, come per esempio si pretende per il guru indiano Sathya Sai Baba" (mons. Giuseppe Casale).

In sintesi

Contrario alla fede:
la Trinità di Dio coincidente con la divinità triadica nell'induismo: Brahma, Vishnu, Shiva

Perchè il credente afferma:
Dio totalmente trascendente e l'unità sostanziale nella Trinità 

Contrario alla fede:
Gesù Cristo è un avatar (discesa della Divinità nella sfera sensibile)

Perchè il credente afferma:
In Gesù Cristo la natura umana è assunta e coesistente con la natura divina nell'unica Persona del Verbo 

Contrario alla fede:
I sacramenti (primo l'Eucarestia) sono ridotti a simboli e acquistano significato se celebrati in nome di Baba

Perchè il credente afferma:
I sacramenti sono segni efficaci della Grazia 

Appendice a cura dell'Areopago

Riteniamo utile (ed anche divertente!) presentare alcuni testuali passaggi su Gesù Cristo, presenti nel sito ufficiale di Sai Baba.
Gesù è presentato come un discepolo dell'India che in realtà, non ha nulla di proprio da proporre. Ma il vertice ci sembra raggiunto quando si arriva ad affermare che Gesù non ha avuto messaggio più importante che preannunciare la futura venuta di Sai Baba stesso!
Da notare anche il fatto che, se numerosi sono i riferimenti al Natale, niente è detto sulla Pasqua. Essa è irrilevante per una comprensione del Cristo secondo la visione di Sai Baba.

Estratto da Sathya Sai Baba Speaks - Vol. X - Discorso del 25 DICEMBRE 1978
Gesù era un Karana-janma [1] , un Maestro nato con lo scopo e la missione di ristabilire l'Amore, la carità e la compassione. Egli non aveva alcun attaccamento egoistico, né prestava attenzione alla gioia o al dolore, alla perdita o al guadagno; aveva un cuore sensibile alla sofferenza ed all'angoscia altrui, al richiamo di pace e di fratellanza. Nel Suo paese andò di città in città, per predicare l'insegnamento dell'Amore, e sacrificò la Sua vita per l'elevazione dell'umanità.

Come la maggior parte dei ricercatori, anch'Egli dapprima cercò Dio nel mondo oggettivo della Natura, ma ben presto comprese che il mondo è un'immagine caleidoscopica creata dalla propria immaginazione, e si volse a cercare Dio dentro di Sé.

La Sua permanenza nei monasteri situati sulle montagne Himalayane, nel Kashmir (Nord India) ed in altri centri d'ascetismo e filosofia orientali, gli conferirono una consapevolezza superiore. Infatti, mentre dapprima credeva di essere il "Messaggero di Dio", dopo la Sua esperienza in Oriente, Egli dichiarò di essere "Il Figlio di Dio". Il primo atteggiamento stava ad indicare la dualità, ossia la relazione "Maestro-servo", secondo cui non si può andare di là dei comandi del Maestro, e si devono compiere i doveri prescritti dalle Scritture e dalla religione. Gesù considerava tutto ciò tedioso, poiché capì che si trattava di Pratibimba, di un'immagine, un riflesso, mentre Dio era Bimba il "Vero", il "Reale", l' "Originale".
Pertanto, il Suo legame relazionale con il Divino crebbe e s'approfondì. L' 'IO' non era più in una luce distante o un'entità lontana, ma la Luce stessa divenne parte del 'IO'.

Quando la coscienza di essere il corpo è predominante, si pensa di essere un servitore o un messaggero. Man mano che la consapevolezza del cuore cresce, si sente più affetto ed una maggiore vicinanza, così che il legame padre-figlio prevale e diventa naturale.

Successivamente, quando la consapevolezza del Sé divenne stabile, Gesù poté dichiarare: 'Io ed il Padre Mio siamo Uno'. Questi tre stadi possono anche essere descritti come: 'Io sono nella Luce'; poi 'La Luce è in me'; infine si è consapevoli che 'Io sono la Luce'.
Gesù poté dichiarare che la Sua vita era il Suo messaggio, poiché viveva e praticava quella condotta che Egli stesso consigliava agli altri di seguire.

Ogni uomo deve iniziare il suo pellegrinaggio spirituale, proclamando che è il 'Messaggero di Dio' e condurre la sua vita in conformità a tale stato. Questa fase è detta Dvaita [2] (dualismo). Più tardi, egli progredisce e scopre il Divino dentro di sé e comprende che Dio è il suo prezioso patrimonio, l'eredità che deve esigere ed utilizzare. Questo è lo stadio Vishishta-advaita [3] (monismo qualificato), in cui uno sente di essere il figlio di Dio, della stessa natura del Padre.
Alla fine si fonde nella Coscienza Divina, come la bambola fatta di sale si dissolve nell'oceano; quando ogni dualità è dissipata, egli consegue l'essenza di tutte le discipline religiose e di ogni insegnamento. Quest'ultimo è lo stadio detto Advaita [4] (non-dualismo).

Egli era conosciuto con il nome di Gesù. Il popolo gli attribuì il nome onorifico di Cristo, perché non trovava alcuna traccia di ego nei Suoi pensieri, parole ed azioni; Egli non aveva invidia né odio, era colmo di amore, carità, umiltà e comprensione. Gesù non era tuttavia il Suo nome originale. Egli era chiamato 'Isa' il cui suono, pronunciato al contrario, è Sai. 'Isa' o 'Sai', entrambi significano Ishvara, Dio, l'Eterno Assoluto, il Sat-Cit-Ananda (l'Essere, Consapevolezza, Beatitudine). Nel manoscritto Tibetano del monastero dove Isa trascorse alcuni anni, il Suo nome è scritto 'ISSA', che significa il Signore di tutti gli esseri viventi. Quando Gesù proclamò che Egli era il Messaggero di Dio, intendeva mettere in evidenza che ogni uomo è il Messaggero di Dio e che, come tale, deve parlare, agire e pensare.
Questo è il vero ed autentico Karma Kanda [5] dei Veda, ossia la disciplina spirituale del lavoro, della recitazione del Nome Divino, del servizio altruistico, della meditazione.

Gesù asserì che quando si progredisce nell'evoluzione, bisogna vedere tutti come 'Figli di Dio', come propri fratelli e sorelle, degni di venerazione. Per questa fase, l'Upasana Kanda, la costante preghiera ed adorazione, è la Scrittura del Sanatana Dharma (Eterna Legge Universale di retta condotta).
Alla fine, quando la conoscenza matura e si trasforma in Saggezza, viene raggiunto il traguardo di Jñana Kanda, lo stadio della Saggezza Suprema, quando l'individuo comprende ed afferma ''Io ed il Padre mio siamo Uno".
Il Natale Appartiene a Tutti La nascita di Gesù deve essere celebrata da tutta l'umanità, perché tali 'Karana-Janma' (Maestri nati con una missione ben precisa) appartengono all'intera razza umana, e non devono essere confinati ad un solo paese o ad una sola comunità.

Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 1972
La storia narra che c'era una stella nel cielo e che essa cadde con una gran luce; ciò condusse alcuni Tibetani ed altri al luogo dove era nato il Salvatore. Questa storia viene letta e presa seriamente da molti, sebbene le stelle non cadano né scendano così velocemente. Questa storia significa, invece, che c'era un grande splendore ad illuminare il cielo sopra il villaggio quando nacque il Cristo. Ciò stava ad indicare che Colui che avrebbe vinto l'oscurità del male e dell'ignoranza era nato, che Egli avrebbe diffuso la Luce dell'Amore nei cuori degli uomini e delle comunità umane.

La Luce ed altri segni che compaiono per salutare l'inizio di nuova era, sono naturali quando Incarnazioni Divine appaiono sulla Terra. Gesù avrebbe vinto l'oscurità che aveva avviluppato il mondo, e l'aura di luce era un segno che ne annunciava l'evento. I Maestri arrivano in risposta alle preghiere degli uomini: "Thamaso ma jyothir gamaya" (Conducimi dall'oscurità alla Luce!)...

Oggi, giorno di Natale, mentre celebrate la nascita di Cristo, siate determinati a condurre una vita fatta di amorevole servizio ai deboli, agli indifesi, agli sventurati, ai disperati.

Coltivate tolleranza e pazienza, carità e magnanimità. Mantenete fede agli ideali che Gesù espose, e metteteli in pratica nelle vostre vite quotidiane.

C'è un punto sul quale oggi non posso fare a meno di attirare la vostra attenzione. Nel momento in cui Gesù era sul punto di fondersi nel Supremo Principio della Divinità, comunicò qualcosa ai suoi seguaci, che fu interpretato in modi diversi dai commentatori e da coloro che amano accumulare innumerevoli scritti e significati, finché poi tutto finisce nella totale confusione.

La Sua affermazione venne manipolata ed ingarbugliata fino a diventare un enigma. L'affermazione di Cristo è semplice: "Chi mi ha mandato tra voi, ritornerà!" - e puntò il dito verso un agnello.
L'agnello è solamente un simbolo, un segno. Esso vuole indicare il verso dell'animale, Ba-Ba. Quello era l'annuncio dell'Avvento di Baba. "Il suo nome sarà Verità" - dichiarò il Cristo. Sathya significa Verità. "Porterà una veste rossa, color del sangue." (qui Baba indica la veste che indossa!). Sarà piccolo, con una corona (di capelli). L'agnello è il segno ed il simbolo dell'Amore.

Cristo non dichiarò che sarebbe ritornato; Egli disse: "Colui che mi ha mandato, ritornerà." Quel Ba-ba è questo Baba; Sai, il piccolo Baba, con la Sua corona di capelli ricci e con la veste rossa, è venuto. Egli non esiste solo in questa Forma, ma è anche in ognuno di voi, e risiede nel vostro cuore. Eccolo, piccolo, con una veste come il colore del sangue che scorre in Lui.


Note

[Nota 1] Anima Realizzata o Personalità Divina che assume nascita umana per adempiere una missione, o attuare un proposito.

[Nota 2] Dvaita - Filosofia Indù del dualismo, della Dualità esistente fra il Creatore e la Creazione. Essa asserisce che il Signore Supremo e l'individuo sono differenti l'uno dall'altro e che i "due" esisteranno sempre.

[Nota 3] Vishishta-advaita - Filosofia del Monismo particolare, o non-dualità; essa asserisce che il "secondo" (la Creazione) è una parte integrale dell'Uno (l'Assoluto).

[Nota 4] Advaita - Filosofia della non-dualità, dell'unicità della Creazione con il Creatore. La dottrina monistica dell'Unità del Creato afferma che energia, materia, tempo, spazio, universo, ecc. sono il Brahman (l'Assoluto) visto attraverso il velo di Maya (Illusione), poiché solo l'UNO esiste senza il "secondo".

[Nota 5] Karma Kanda - La parte dei Veda relativa alle azioni rituali ed ai riti propiziatori. È in relazione allo stadio finale della vita attiva dell'uomo, che precede quella completamente spirituale (Bhramakanda).


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