La solidarietà può diventare un business. Il mondo della cooperazione va nettamente rivisto (da Giulio Albanese)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /12 /2017 - 23:03 pm | Permalink | Homepage
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da padre Giulio Albanese, dalla conferenza da lui tenuta il 24.11.2000 presso la parrocchia di Santa Melania con il titolo Un’occhiata al sud del mondo

La solidarietà può diventare un business. Adesso spero di non scandalizzarvi con questo esempio: voi date 100 lire alla Croce Rossa, ma quante di queste 100 lire vanno a finire ai bambini che muoiono di fame? 99 lire servono per pagare la struttura e 1 lira serve per pagare il progetto. Non dico bugie; andate a chiederlo a Ginevra. Loro vi dicono: “Noi destiniamo ai progetti 11 miliardi e 400 milioni. Quegli 11 miliardi e 400 milioni sono l'1% del loro budget complessivo. Il peggiore di tutti questi enti è l'UNESCO. Gli americani hanno deciso di non finanziarli più perché l'UNESCO, se ha a disposizione cento lire, ne spende centodieci. Sono sempre in passivo. Il migliore è l'UNICEF: voi gli date cento lire e loro ne spendono 75 per gli stipendi e 25 per i progetti. Non parliamo dell'ACNUR, l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, perché altrimenti vi faccio star male. Allora ecco quello che fanno queste organizzazioni, ma loro questo non ve lo diranno mai, perché, se ve lo dicono, voi non darete più una lira. Ho chiesto a dei giornalisti perché non scrivevano queste cose. Mi hanno risposto che loro ogni anno fanno la campagna per l'UNICEF, per i bambini che muoiono di fame. Li avete mai visti gli articoli sui giornali? Voi sapete che il 10% di quello che viene raccolto va al giornale? Lo sapevate? No! È logico quindi che non parlino male dell'UNICEF. Il problema è che la solidarietà oggi è diventata un business. Non potete immaginare che business è il Kosovo che sta qua vicino. E abbiamo le ONG che sono diventati degli sciacalli. Sarebbero le Organizzazioni Non Governative che dovrebbero essere nate per la solidarietà internazionale, per la cooperazione allo sviluppo. Che cosa fanno? Mandano i “cooperanti”. Sapete chi sono i cooperanti? Un tempo si chiamavano volontari: andavano sul luogo, due mesi, sei mesi. Adesso si chiamano cooperanti, hanno lo stipendio. Sapete quanto guadagnano i cooperanti, che sarebbero i nuovi volontari? Almeno 5.000 euro al mese (10 milioni di lire).Queste cose non si leggono sui giornali. Se volete vi faccio il nome delle ONG ma non le voglio screditare. Allora perché dico queste cose? Le dico perché qui c'è qualcosa che non funziona.
Ci sono moltissimi disoccupati in Italia che hanno trovato così un'occupazione. Facevo il padre spirituale dei cooperanti a Nairobi, venivano per tre mesi, sei mesi, facevano un'esperienza di solidarietà internazionale, realizzavano il progetto finanziato dall'Unione Europea
. Il progetto che rimaneva una cattedrale nel deserto. Perché poi che continuità c’è? Che coinvolgimento c'è da parte della comunità locale?
Non me la prendo solo con le ONG, perché non crediate che poi tante volte i missionari non facciano anche loro lo stesso. C'è davvero da mettersi in discussione. La verità è che la solidarietà sta diventando un business e io questo lo dico con molta schiettezza e su questo dobbiamo essere molto vigilanti. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, sono il primo a dirlo, ma dobbiamo anche usare dei principi e dei criteri su come destiniamo i soldi. Se dobbiamo fare delle offerte, facciamo delle offerte intelligenti. Conosci un missionario che lavora nello Zambia? Una struttura ospedaliera? Non dare i soldi così tanto per darli, non darli genericamente, affidali sempre per un progetto mirato e cerca di accompagnarlo. Non so se riesco a spiegarmi. Io sono il primo a dire: “Aiutiamo anche le ONG”. Ci sono delle ONG in Italia che hanno fatto la scelta di andare contro tendenza: invece di farsi dare i soldi solo dal Ministero degli Affari Esteri, gli ex-volontari, quelli che un tempo erano stati in missione, se ne vanno in giro durante le feste, a Natale, a Pasqua nelle parrocchie, nelle comunità, fanno le raccolte di fondi, sensibilizzano le comunità cristiane. Le ONG non devono ricevere aiuti e sostentamenti soltanto dallo Stato, dall'Unione Europea, perché altrimenti che organizzazioni non governative sono? Vi rendete conto di che cosa sono le Organizzazioni Non Governative? Avete capito che cosa sono? Le ONG sono organizzazioni che aiutano i paesi del terzo mondo, a fare corsi, a fare le scuole. Chi dà i soldi alle Organizzazioni non governative? I Governi. Ma allora che Organizzazioni Non Governative sono? Con i soldi che gli arrivano dall'Unione Europea, con i soldi che gli arrivano dal Ministero degli Esteri, che Organizzazioni Non Governative sono? Anche perché, poi, devono fare i rendiconti e a chi li devono presentare? Al Ministero degli Affari Esteri, non alla comunità cristiana o comunque ad un ente indipendente. E che Non Governativi sono? Piuttosto facciamo sì che queste strutture abbiano il sostegno anche dallo Stato, dai Governi, perché una partecipazione è certo utile. Il fatto che i nostri governi stanzino dei soldi per la cooperazione è positivo, ma le ONG devono trovare anche altre forme di sussistenza. Per esempio c'è lo SVI di Brescia, che è stata una delle prime ONG in Italia. Gli ex-volontari di questa ONG, dato che non possono più tornare in missione perché hanno famiglia - sono sposati - alla domenica, a Pasqua, a Natale, vanno in giro per le parrocchie, nelle comunità, le animano. Il 40% dei loro progetti viene finanziato attraverso queste attività, queste iniziative di animazione. Io lo trovo molto positivo, perché coinvolge la comunità. Il ragazzo che parte non è un impiegato; la solidarietà non la possiamo ridurre a questo.
Io credo nella cooperazione, però il mondo della cooperazione va nettamente rivisto perché così com'è non va avanti.